LE PAROLE DI PROIETTI
Secondo Domenico Proietti, per quel che riguarda la riforma delle pensioni “il nuovo Parlamento e il nuovo Governo devono affrontare i temi previdenziali introducendo una flessibilità di accesso alla pensione a 62 anni utilizzando le categorie dei lavori gravosi e usuranti. Inoltre, lo ribadiamo, 41 anni di contributi bastano per andare in pensione a prescindere dall’età”. Secondo il Segretario confederale della Uil, intervistato da pensionipertutti.it, inoltre, “bisogna prevedere da subito una pensione di garanzia per i giovani fortemente penalizzati dalla precarietà di questi anni. Occorre prevedere per le donne un anno di anticipo pensionistico per ogni figlio e valorizzare il lavoro di cura ai fini previdenziali”. Infine, per Proietti “è necessario riaccendere i riflettori sulla previdenza complementare. Mentre per le pensioni in essere bisogna continuare la rivalutazione attraverso anche il recupero di una parte del montante perso in questi anni e rafforzare ed estendere la quattordicesima per le pensioni fino a 1500 euro”.
I DATI DELL’INPS IN SICILIA
Oggi è stato presentato il bilancio sociale dell’Inps Sicilia relativo al 2021 e, come riporta Ansa, emerge che “sebbene nell’anno 2020 gli effetti del nuovo canale di uscita dal mondo lavorativo siano stati significativi, facendo registrare un aumento delle pensioni siciliane pari a 39.663 unità, questo è stato comunque inferiore a quanto ci si aspettasse – a seguito dell’entrata in vigore di Quota 100, Ape sociale o Opzione Donna – e ciò è stato in parte motivato dalla contestuale e numericamente significativa eliminazione di molte prestazioni a lunga decorrenza. Quest’asserto è confermato per l’anno in esame, contraddistinto da un decremento delle pensioni vigenti, pari a 6.307 trattamenti”. Dunque i nuovi ingressi in quiescenza sono stati controbilanciati da una diminuzione che viene definita “significativa” delle pensioni in essere. C’è da supporre che si tratti degli effetti di decessi incrementati anche dalla pandemia.
LE PAROLE DI PATUANELLI
Stefano Patuanelli, come riporta Italpress, spiega che l’operato del nuovo Governo “si valuterà sui fatti”. In questo senso il ministro delle Politiche agricole uscente spiega di essere “molto curioso di vedere come attueranno le promesse elettorali, come la flat tax, le pensioni a 1.000 euro e molte altre”. In effetti il nodo della riforma delle pensioni sembra essere piuttosto complicato da sciogliere per il centrodestra, almeno se si tiene conto di tutte le promesse elettorali. Come noto, infatti, la Lega spinge per Quota 41, mentre Forza Italia per aumentare l’importo delle minime. Fratelli d’Italia è forse il partito della coalizione che ha presentato proposte meno impegnative sul fronte delle coperture, individuando anzi un intervento sulle pensioni più elevate che potrebbe anche fornire delle risorse. Tuttavia, mettere insieme le diverse proposte non sarà assolutamente facile.
LE PAROLE DI SCIARRONE ALIBRANDI
In un’intervista pubblicata su portalecce.it, Antonella Sciarrone Alibrandi, direttrice dell’Osservatorio sul debito privato e prorettrice dell’Università Cattolica evidenzia che “si parla spesso della necessità di fare educazione finanziaria ma questa non dovrebbe essere limitata alla conoscenza del significato di alcuni termini economico-finanziari ma allargata alla consapevolezza della propria condizione economico-finanziaria presente e prospettica. La cronaca degli ultimi giorni riporta già dei numeri impressionanti: si contano oltre 200mila pensioni pignorate. Il dato è molto significativo perché il pignoramento della pensione è l’esito dell’inadempimento di debiti assunti in precedenza. Data questa situazione e per fronteggiare la crescita del costo della vita, siamo stati fra i sostenitori di una modifica normativa che ha innalzato la quota di pensione non pignorabile. La misura è stata da poco introdotta grazie a un emendamento al decreto aiuti bis che alza da 700 a mille euro la soglia sotto la quale non si può pignorare la pensione”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI PENNISI
In un articolo pubblicato su formiche.net, Giuseppe Pennisi spiega che sarebbe importante impostare una riforma delle pensioni “a lungo termine” che preveda anche “una netta separazione contabile tra previdenza ed assistenza” e in questo senso propone di far sì che le baby pensioni “vengano classificate come supporto al reddito piuttosto che come previdenza. Ciò renderebbe i confronti internazionali sulla spesa pensionistica quanto meno più omogenei”. Inoltre, per l’economista, “l’Inps dovrebbe rendere noti i dati finanziari sui contributi versati senza dare luogo a prestazioni, da milioni di lavoratori, noti come ‘contributori silenti’”. Questo perché “è possibile che le somme siano tali da permettere di finanziare uno ‘zoccolo duro’ per i giovani ed un bonus per le lavoratrici madri.
LA PROPOSTA CAZZOLA-TREU DEL 2009
Secondo Pennisi, dato che “c’è un forte rischio di un gran guazzabuglio”, sarebbe anche opportuno “adottare la proposta di legge presentata, nel lontano dicembre 2009, alla Camera da Cazzola ed altri ed al Senato da Treu ed altri: una base semplice, chiara e pulita per un sistema simile a uno sgabello a tre gambe: i) una finanziata dalla fiscalità generale ed eguale per tutti come pensione di vecchiaia (da riscuotere non prima dei 67 anni o di altra età determinata da criteri connessi all’aspettativa di vita); ii) una rigorosamente contributiva e ‘flessibile’ (prima si va in pensione più piccolo è l’assegno); iii) una interamente privata (con l’impegno di non cambiare ogni due-tre anni l’imposizione tributaria)”.
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