LE PENSIONI DEGLI EX DIPENDENTI PUBBLICI
Dai dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni dei dipendenti pubblici emerge che al primo gennaio 2022 sono vigenti poco meno di 3,1 milioni di pensioni della Gestione dipendenti pubblici, per un importo complessivo annuo di 72.903 milioni di euro, in crescita del 3,2% rispetto al 2021, anno in cui le pensioni liquidate ai dipendenti pubblici sono state 172.228 con un importo medio di 2.016 euro e un importo complessivo di 4.515 milioni.
Come riporta l’Ansa, “il 59,5% del totale dei trattamenti pensionistici è erogato a donne, contro il 40,5% erogato a uomini. In tutte le categorie di pensione, eccetto la categoria delle pensioni di inabilità, si rileva una maggior presenza di pensionate sui pensionati, con differenziazione massima nelle pensioni ai superstiti in cui le donne incidono per 17,1 punti sul 20,5% delle pensioni ai superstiti e gli uomini per 3,4 punti. Il maggior numero delle prestazioni è concentrato nelle regioni settentrionali con il 40,8% del totale nazionale, seguito dal 36,5% delle prestazioni erogate al Sud, isole comprese. Al Centro si registra il 22,4% delle pensioni”.
QUOTA “ELASTICA” PER LE PENSIONI 2022-2023?
Se da un lato il Governo non ha finora avanzato alcuna proposta di riforma pensioni per il 2022-2023, una possibile ipotesi – tra le tante ancora sul tavolo delle “future” trattative con i sindacati – resta la sperimentazione di una “quota elastica”.
La proposta è stata lanciata dalla Fondazione dei Consulenti del Lavoro, con l’obiettivo di creare flessibilità in uscita dal mercato del lavoro: nel documento “Alla ricerca della vera flessibilità: una nuova quota per una revisione organica del sistema pensionistico italiano”, si prova a costruire un’ipotesi di riforma pensionistica sostenibile per l’INPS ma accettabile anche per i lavoratori. «Una nuova Quota realmente accessibile – sostiene la Fondazione su “La Repubblica” – dovrebbe essere attivabile non solo ad età più avanzate, dice il dossier, perché concentrarsi fra 61 e 62 anni consente di rivolgersi a quasi la metà dei lavoratori ultrasessantenni»; non solo, l’intento è rendere flessibili i due parametri di età anagrafica e contributiva per intercettare la fascia dei più “giovani” interessati all’uscita dal lavoro. Una Quota 100 flessibile dunque potrebbe «raddoppiare quasi la platea dei potenziali beneficiari (+81% dei lavoratori interessati). Raccoglierebbe soprattutto 65-66enni con un’anzianità contributiva superiore ai 35 anni (ma inferiore ai 38 attualmente richiesti) e aiuterebbe i lavoratori più vicini alla pensione di vecchiaia ad anticipare l’ingresso favorendo il ricambio generazionale in azienda». Con una Quota 102 flessibile invece la platea di incrementa di quasi il 90% rispetto alla formula “rigida” odierna: diversa sarebbe la platea di chi usufruirebbe della riforma, circa il 63% per la Quota 100 “elastica” e il 30% per la Quota 102 “elastica”. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI BARBAGALLO
Come riporta l’Ansa, intervenendo al congresso della Uil Pensionati della Puglia, Carmelo Barbagallo ha detto che “Draghi finalmente ha fatto una cosa giusta, parziale ma giusta, di dare i 200 euro anche ai pensionati, cosa che non aveva fatto neanche Renzi che aveva negato gli 80 euro ai pensionati”.
Il Segretario generale della Uil, ed ex leader della Uil, ha aggiunto di sperare “che tutto ciò che è provvisorio nel nostro Paese diventi stabile, che i 200 euro diventino strutturali e non episodici, perché una pensione di 2 milioni di lire era una signora pensione, una pensione di meno di mille euro è una pensione che per chi ha un mutuo, un affitto, per chi fa da ammortizzatore sociale per la famiglia, non basta”. Ricordiamo che in questo senso la piattaforma unitaria sindacale sulla riforma delle pensioni chiede un’adeguata rivalutazione degli assegni e l’aumento della platea e dell’importo di chi percepisce la quattordicesima.
LA RICHIESTA DI BOMBARDIERI
Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale della Uil, come riporta Italpress ha evidenziato che “l’inflazione ha mangiato già una buona parte dei salari e delle pensioni dei lavoratori di questo Paese, quindi la prima scelta che è stata fatta del bonus probabilmente non basterà.
Noi continuiamo a chiedere che ci sia un intervento da parte dell’Europa con un nuovo programma Sure che è servito durante la pandemia e probabilmente dovrà essere riutilizzato anche perché c’è una legge di macroeconomia che spiega che se i consumi calano, è lì che arriva la recessione. Quindi bisogna sostenere i consumi, bisogna sostenere le famiglie, i lavoratori e i pensionati di questo Paese”. Intanto Matteo Renzi, via Twitter, replica al post scritto da Giuseppe Conte su Facebook: “Conte mi attacca sul #redditodicittadinanza e dice che sono Robin Hood al contrario. Vedendo ciò che ha combinato su mascherine, superbonus e reddito forse io non sono Robin ma Conte è sicuramente lo Sceriffo di Nottingham”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MOLINARI
Rispetto alle raccomandazioni della Commissione europea all’Italia, Riccardo Molinari evidenzia “che chiedono sempre le stesse cose” e “quindi bene ha fatto Salvini a tenere il punto su tasse e pensioni”. Intervistato dal Giornale, il capogruppo della Lega alla Camera spiega che “su alcuni punti le richieste sono anche condivisibili. Come quelle sulla riforma della giustizia”, “mentre su altri temi raccomandati dall’Europa, come le pensioni, la Lega è assolutamente contraria al ritorno della Fornero. Su questo ci eravamo già scontrati nel 2018 con Bruxelles e torneremo a scontrarci. Idem sul catasto, abbiamo lottato per evitare che i valori degli estimi catastali siano legati ai valori di mercato. L’obiettivo dell’Europa è quello di spostare le tasse sugli immobili”.
IL FRONTE RIAPERTO DALLA LEGA
Restando in casa del Carroccio, Il Sole 24 Ore sottolinea che il partito guidato da Salvini ha di fatto riaperto la scorsa settimana il fronte della previdenza che è piuttosto critico per gli equilibri della maggioranza. Il riferimento del quotidiano di Confindustria è all’incontro che c’è stato tra esponenti sindacali e della Lega nel quale si è parlato soprattutto di riforma delle pensioni ed è stata trovata condivisione su Quota 41, “un’opzione che non ha mai convinto il Governo”. Resta ora da capire se il Carroccio si unirà al pressing di Cgil, Cisl e Uil per arrivare al più presto a un intervento che definisca cosa accadrà l’anno prossimo alla scadenza di Quota 102 e con quale intensità, vista appunta la contrarietà dell’esecutivo a Quota 41.
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