LE PAROLE DI CIPOLLETTA
In un’intervista a formiche.net, l’economista Innocenzo Cipolletta spiega che “flat tax e pensioni non sono oggi la priorità. Tanto per cominciare sul fronte delle pensioni, serve una flessibilità ma senza incidere sui conti pubblici, l’Italia spende già troppo in questo senso. Se qualcuno decide di andare in pensione in anticipo, prenderà un po’ meno, come in tutti i Paesi del mondo”. L’Usb pensionati Toscana si prepara intanto al congresso regionale e nel documento preparatorio si legge che “la condizione dei pensionati è in progressivo peggioramento. Gli assegni sono sempre più miseri sia per la mancata rivalutazione sia per il sistema di calcolo contributivo; la tendenza, per il sistema previdenziale, come per altri settori, è quella di privilegiare il privato ricorrendo ai fondi integrativi e questo certo non migliora la nostra condizione attuale e futura. La pandemia ha ulteriormente peggiorato la situazione , mettendo in evidenza l’inefficienza del sistema sanitario”.
RIFORMA PENSIONI DOPO IL 2022: UN PROBLEMA DI SPESA
Si fa sempre più plausibile l’impossibilità di creare una riforma pensioni strutturale entro la fine del 2022: in questo focus abbiamo spiegato il motivo di tale situazione,Legge Fornero. Ma il problema è anche di tipo economico, come spiega il dossier presentato da SkyTG24 stamane: come scritto nella Nadef, nel 2022 per gli assegni pensionistici si spenderanno 297,4 miliardi di euro, ovvero il 15,7% del Pil.
Dal prossimo anno, nel 2023, «costeranno 320,8 miliardi di euro, destinati a salire a 338,2 miliardi nel 2024 e 349,8 miliardi nel 2025»: con le risorse che andranno centellinate per le ben note emergenze incombenti su inflazione energia, è difficile pensare che una nuova riforma pensioni come Quota 41 o altre possano essere fin da subito lanciate con la Manovra di Bilancio. Al di là della proroga di Ape Social e Opzione Donna ormai quasi certe, la discussione sulla nuova riforma “anti-Fornero” potrà cominciare solo con il prossimo anno, salvo colpi di scena in extremis pronti con il Governo di Centrodestra.
BOMBARDIERI REPLICA A BONOMI
Pierpaolo Bombardieri, in un’intervista a fanpage.it, replica a Carlo Bonomi, ricordando che “i prepensionamenti sono uno strumento utilizzato spessissimo per affrontare le crisi aziendali. Perciò Bonomi queste cose dovrebbe dirle alle aziende. Il tema della previdenza e del welfare va affrontato più in generale. Sulle pensioni presenteremo al nuovo governo la richiesta di flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età, che tenga conto dei lavori usuranti e dei tantissimi incidenti mortali sul lavoro. Perché va ribadito che non tutti i lavori sono uguali”. Rispetto a Quota 41, la proposta di riforma delle pensioni su cui punta la Lega, il Segretario generale della Uil evidenzia che “tra le nostre proposte c’era anche la richiesta di far andare in pensione chi aveva 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, nei documenti unitari firmati da Cgil, Cisl e Uil e consegnati a partiti e governi”. “Ora aspettiamo un confronto con il nuovo governo, con il presidente incaricato. Ricordo infatti che Draghi ci chiamò prima di formare il governo”, aggiunge infine Bombardieri.
LE PAROLE DI LANDINI E SBARRA
Intervistato da Repubblica, Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil, spiega che “sulle pensioni diciamo che Quota 41 risolve solo uno dei problemi. Poi ci sono i giovani e le donne da tutelare. E una flessibilità in uscita da garantire: non si può uscire a 70 anni, non tutti i lavori sono uguali”. A Tgcom 24, Luigi Sbarra, Segretario generale della Cisl, evidenzia invece la necessità di “costruire un’intesa con il nuovo governo entro dicembre, perché sappiamo che scade quota 102 e dal primo gennaio del prossimo anno si presenta uno scalone di 5 anni che porta l’eta di vecchiaia a 67 anni”. Dal suo punto di vista, come riporta Ansa, occorre “costruire una pensione contributiva di garanzia per giovani e donne, incentivare l’adesione alla previdenza complementare, rendere strutturale allargare l’Ape sociale e poi determinare misure di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, che significa 62 anni e 41 anni a prescindere dall’eta’, ecco perché pensiamo che questa debba essere una delle priorità da affrontare con il nuovo Governo”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI SULLA SPESA PREVIDENZIALE
In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene ricordato che “nel 2012 l’Italia che aveva appena introdotto la riforma Fornero per dare un segnale deciso di risanamento ai mercati all’attacco del nostro debito pubblico dedicò alle pensioni 249,5 miliardi di euro, il 15,9% del Pil. In base alla Nadef approvata la scorsa settimana dal Governo, quest’anno la spesa sarà di 297,4 miliardi, il 15,7% del Pil. E alla fine del prossimo triennio arriverà a 349,8 miliardi, 100,3 miliardi in più di dieci anni fa. Il peso della previdenza arriverà al 17,6% del Pil, ammesso che guerra e crisi energetica non travolgano la (leggera) crescita prevista dall’ultimo documento ufficiale di finanza pubblica. Numeri che remano contro qualunque misura di riforma delle pensioni onerosa.
LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE
La Corte Costituzionale, intanto, si è pronunciata sul divieto di cumulo previsto per Quota 100. “La preclusione assoluta di svolgere lavoro subordinato, che la disciplina del pensionamento anticipato ‘Quota 100’ impone, si giustifica perché la richiesta agevolata di uscire anticipatamente dal lavoro entrerebbe in netta contraddizione con la prosecuzione di una prestazione di lavoro”, si legge in un comunicato della Consulta. La questione di legittimità era stata posta dal Giudice del lavoro di Trento evidenziando che il divieto non sussiste per redditi da lavoro occasionale fino a 5.000 euro lordi l’anno. Questo diverso trattamento, secondo la Corte Costituzionale, è giustificato dal fatto che “il lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro lordi annui non dà luogo, infatti, a obbligo contributivo”.
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