LE PAROLE DI SESENA (CGIL)

Il Segretario generale della Cgil di Reggio Emilia, Cristian Sesena, ha evidenziato che gli effetti della crisi dovuta alla pandemia e i riverberi della guerra in Ucraina stanno determinando “una tempesta perfetta il cui prezzo rischia di scaricarsi su lavoratori e pensionati”.

Come riporta reggiosera.it, secondo il sindacalista “l’introduzione di un salario minimo non è un tabù se lo si fa coincidere con una legge sulla rappresentanza che stronchi il fenomeno dilagante dei contratti pirata”, mentre per quanto riguarda le pensioni, “devono essere rivalutate in attesa di traguardare una riforma di sistema più equa in grado di superare le storture della legge Fornero”. Su questi temi la Cgil è pronta al confronto: “Stiamo organizzando assemblee sul territorio e in città con chi rappresenta la società civile e amministra il territorio, per aumentare il livello di partecipazione e consapevolezza dei cittadini. Per fare rete e fare sentire la voce di chi non rinuncia ad essere protagonista di un cambiamento sociale profondo”, ha aggiunto Sesena.



LA RIFORMA PENSIONI SUI 64 ANNI CHE RESTA IN PIEDI (PER ORA)

Le emergenze nazionali e internazionali continuano a gravare sul Governo eppure nelle prossime settimane occorrerà fissare alcune riforme considerate essenziali non solo perché “richieste” dal PNRR: in particolare, la riforma pensioni per l’anno 2022-2023 resta dirimente nel dibattito politico e sindacale.



In attesa di novità in vista della prossima Manovra di Bilancio, il “Corriere della Sera” sottolinea come la proposta nata qualche settimana fa – e non bocciata dall’esecutivo – sarebbe ancora in piedi: con la fine della Quota 102 dal 1 gennaio 2023 e per evitare il ritorno della Legge Fornero, si pensa ad un pensionamento anticipato a 64 anni di età, con almeno 20 anni di contributi, e con una penalizzazione sull’assegno pensionistico del 3% per ogni anticipato. Si va dunque ad un massimo di 10% di taglio, che cresce fino al 18% per i pensionati col sistema misto (contributivo-retributivo): va poi ricordato come già oggi i lavoratori con versamenti solo contributivi (ovvero attivi lavorativamente dal 1996) possono uscire dal mondo del lavoro a 64 anni, a condizione di aver maturato una pensione di almeno 1.311 euro. (agg. di Niccolò Magnani



LE PAROLE DI PATUELLI

Dal Festival dell’economia di Trento, Antonio Patuelli, come riporta il sito del Sole 24 Ore, ha parlato anche del potere d’acquisto dei pensionati eroso dall’inflazione, la quale “è la più ingiusta delle tasse sugli onesti, quelli che le pagano già le tasse”.

Il Presidente dell’Abi ha spiegato che “per salariati, stipendiati e pensionati nell’esperienza ci sono varie formule di aggiornamento. La parola giusta è aggiornamento, non aumento”, in quanto “aumento significa aumentare, aggiornare significa invece non perdere il potere d’acquisto e, quindi, io penso che, correttamente, bisogna trovare dei meccanismi di aggiornamento che siano più equi delle una tantum”. Secondo Patuelli, questa operazione va fatta “nella consapevolezza di non ripetere gli errori degli anni Settanta e degli anni Ottanta, quando i meccanismi, che erano stati adottati, producevano non solo un aggiornamento di stipendi e pensioni, ma anche un’alimentazione ulteriore della spirale inflattiva, questo è il pericolo che deve essere sventato”.

LE RICHIESTE DI LANDINI

Ospite della trasmissione Mezz’ora in più, in onda su RaiTre, Maurizio Landini ha ricordato, come riporta collettiva.it, che con lo sciopero generale di dicembre, proclamato insieme alla Uil, la Cgil “abbiamo detto chiaramente che c’era e c’è una emergenza sociale e democratica che va affrontata con l’aumento di salari e pensioni, e una lotta alla precarietà nel lavoro e nella vita. Ora che tutti riconoscono il problema è tempo di agire”.

Stando a quanto riporta Askanews, il Segretario generale della Cgil ha aggiunto: “Non è che si può dire di sì all’Ue solo quando si deve riformare l’articolo 18 o effettuare uno taglio delle pensioni o della spesa sociale i dati Ue ci dicono che c’è un problema di precarietà e di bassi salari. È il momento di ascoltarla”. Sempre ieri, come riporta fanpage, Matteo Salvini ha invece criticato il Reddito di cittadinanza, evidenziando che ha dimostrato di non essere un “incentivo a trovare un nuovo lavoro ma a stare a casa e a lavorare in nero e quindi va cambiato e magari una parte di quei soldi va data a chi ha una pensione minima”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SIDDI

Il Presidente di Confindustria Radio Televisioni, Franco Siddi, già presidente e segretario generale della Fnsi, oltre ad essere stato Consigliere di amministrazione della Rai, intervistato da giornalistitalia.it spiega che “è di tutta evidenza che, nell’epoca moderna che viviamo, nessuna categoria da sola è in grado, con la sola contribuzione diretta dei propri iscritti, di assicurare pensioni future di garanzia.

Nel tempo in cui molte categorie tradizionali scompaiono e altre nascono, interi gruppi professionali e sociali con questa soluzione non avrebbero mai una pensione definita”. E ricorda, quale esempio, “che se i poligrafici non avessero avuto la base della previdenza obbligatoria pubblica”, oggi “non avrebbero diritto ad altro che alla misera pensione sociale, indipendentemente dall’ammontare dei significativi contributi versati negli anni della grande occupazione”.

RIFORMA PENSIONI, IL PASSAGGIO DELL’INPGI 1 ALL’INPS

Secondo Siddi, “i sistemi pubblici devono garantire le certezze essenziali di reddito differito (nelle pensioni) in un’equa visione delle aspettative e delle garanzie sociali assicurate durante l’attività lavorativa. Il sistema, in parte misto (pubblico-privato), scelto dallo Stato negli anni Novanta per alcuni settori, e particolarmente per il giornalismo, pone lo Stato al centro di questo sistema di garanzie e di responsabilità. La chiarezza sulle regole del sistema sociale è fondamentale non solo per i lavoratori, ma anche per chi promuove e organizza il lavoro, come le imprese pubbliche, private o sociali che siano”. Va ricordato che tra le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio vi è anche il passaggio dell’Inpgi 1 all’Inps.

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