LE PAROLE DI PACIFICO
Secondo Marcello Pacifico, tra i temi di riforma pensioni cui i partiti, in vista della campagna elettorale dovrebbero guardare, c’è quello di rendere gratuito il riscatto della laurea. “Certo, il costo sarebbe di 4 miliardi e a carico dello Stato, ma si tratterebbe di una spesa davvero intelligente.
Perché oggi la richiesta di riscatto la pagano i lavoratori: da 25 mila ai 50 mila ciascuno, a seconda se la richiesta avviene con il sistema agevolato o intero. Chi aderisce viene messo di fronte ad un brutto bivio: rimanere in servizio fino alle soglie dei 70 anni oppure ‘bruciare’ quasi del tutto la liquidazione per ottenere quello che dovrebbe essere un diritto del lavoratore, visto che la laurea è stata a suo tempo dal dipendente oltre che conquistata negli atenei a suon di esami”, spiega il Presidente nazionale dell’Anief secondo quanto riportato da orizzontescuola.it. Per questo, dal suo punto di vista, “sarebbe opportuno che questo argomento diventi oggetto del programma elettorale dei partiti”.
TAVOLO DRAGHI-SINDACATI: COSA SUCCEDE PER LE PENSIONI
«Confermo la volontà del governo di non abbandonare i lavoratori, i pensionati, le imprese»: questo ha detto oggi a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio Mario Draghi incontrando i segretari di Cgil, Cisl e Uil per il tavolo sul prossimo Decreto Aiuti. Illustrate le linee guida del provvedimento che dovrebbe costare sui 14,3 miliardi di euro, una sorta di mini manovra: non ci sarà ovviamente una riforma pensioni (quella spetterà al nuovo Governo in vista di fine 2022), ma comunque interventi importanti sul fronte previdenziale.
Il segretario Cisl Luigi Sbarra all’uscita da Palazzo Chigi ha spiegato come il Governo Draghi intenda porre un anticipo dell’indicizzazione per la rivalutazione delle pensioni: prevista inizialmente per il gennaio 2023, l’esecutivo potrebbe appunto anticiparla al secondo semestre del 2022. Questa insieme alla decontribuzione per i lavoratori dipendenti sarebbero le due proposte-chiave del Decreto Aiuti che arriverà settimana prossima in Consiglio dei Ministri.
QUANTO COSTA LA PROPOSTA DI BERLUSCONI
Le parole di Silvio Berlusconi sull’innalzamento delle pensioni a 1.000 euro al mese come parte fondamentale del programma elettorale di Forza Italia continua a far discutere. Massimo Taddei, in un articolo su lavoce.info, evidenzia che un intervento di questo tipo potrebbe costare anche 33 miliardi di euro.
“È evidente che la proposta di Silvio Berlusconi, come spesso avviene con molte promesse politiche una volta che si va eventualmente a governare, non prenderà mai forma nella misura in cui è stata descritta, anche se il Centrodestra dovesse stravincere le elezioni. È importante però ricordare che misure di questo tipo, oltre a rappresentare un peso molto elevato per le casse della previdenza sociale, comporterebbero anche un trattamento ingiusto nei confronti di quei lavoratori che dopo aver versato un ammontare consistente di contributi, si troverebbero ad avere diritto a una prestazione pensionistica pari o di poco superiore al minimo garantito”, spiega il responsabile del desk editoriale de lavoce.info.
LA TREGUA PREVIDENZIALE
Come spiega Italia Oggi, dopo la tregua fiscale dal 25 luglio è arrivata anche quella previdenziale. “Fino al 31 agosto 2022 compreso, saranno sospese infatti le notifiche, emesse dall’ Inps, di note di rettifica e le diffide di adempimento.
Non solo. Sempre nello stesso periodo, saranno interrotte anche le elaborazioni delle richieste verso il sistema DurcOnLine per la verifica della regolarità contributiva ai fini della fruizione dei benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale tramite il sistema di dichiarazione preventiva di agevolazione (dpa). E ancora nello stesso periodo, inoltre, sarà interrotta la trasmissione dei crediti all’ Agente della riscossione”, si legge sul quotidiano economico che riassume i contenuti della nota diffusa dal Consiglio nazionale dell’ ordine dei consulenti del lavoro (Cno), in cui si esprime anche una certa soddisfazione: “Anche l’Inps ha, quindi, accolto la richiesta del Cno di concedere una tregua, per il periodo estivo, delle notifiche e delle diffide in materia previdenziale emesse dall’Istituto”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI DELLA RGS
Nell’aggiornamento 2022 del rapporto sulle tendenze di medio e lungo periodo dei pianeti previdenza e sanità, la Ragioneria Generale dello Stato, come riporta Il Sole 24 Ore, evidenzia come nel 2023 la spesa pensionistica su Pil passerà al 16,2% dal 15,7% del 2022. Colpa principalmente dell’innalzamento dell’inflazione, che porterà a una maggiore indicizzazione degli assegni a partire dal prossimo 1° gennaio. Una rivalutazione che Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale della Uil, vorrebbe fosse anticipata. La richiesta verrà messa sul piatto nell’incontro tra Governo e sindacati, che non affronterà però il tema complessivo della riforma delle pensioni. Secondo la Rgs, il picco della spesa pensionistica si avrà con il 16,8% del Pil nel 2044.
IL RAPPORTO ANNUALE DELL’ANIA
Il quotidiano di Confindustria, in un altro articolo, riporta i contenuti del Rapporto annuale dell’Ania, secondo cui “solo un lavoratore su tre ha una copertura previdenziale integrativa in Italia. E solo il 6% del finanziamento complessivo delle pensioni nel nostro Paese è costituito da quelle ‘di scorta’, contro il 50% nel Regno Unito e il 52% nei Paesi Bassi, solo per fare un paio di esempi”. “Complessivamente, alla fine del 2021, il numero delle posizioni in essere, ossia i rapporti di partecipazione complessivamente aperti presso le forme pensionistiche, era pari a 9,7 milioni, in aumento del 4,2% anno su anno. Depurando il numero delle posizioni dalle adesioni plurime, si ottiene il numero di iscritti: 8,8 milioni di persone, in aumento del 3,9% rispetto al numero di iscritti dell’anno precedente e pari al 34,7% della forza lavoro”.
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