LA PETIZIONE PER L’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
Come riporta labparlamento.it, “da più parti si torna a chiedere il riconoscimento dei contributi previdenziali per tutti i ragazzi impegnati nelle attività di alternanza scuola-lavoro, in modo che gli studenti possano trarre vantaggio da questa esperienza in futuro anche sotto il punto di vista pensionistico.Ultima, in ordine di tempo, una petizione parlamentare a firma di un’energica settantenne romana, Giuseppina Gatto”, una pensionata del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
La sua proposta è quella “di istituire un apposito fondo pensionistico per tutti quei giovanissimi impegnati nei progetti di alternanza scuola-lavoro che, al pari di tutti i lavoratori, offrono i propri sforzi alla produzione industriale”. Si tratterebbe “di semplici contribuzioni figurative, insomma, ma dal forte potere evocativo, ovvero quello di riuscire ad elevare il livello sociale e culturale di un’intera nazione, una scommessa sui giovani e per i giovani impegnati nella realizzazione dei loro sogni e del loro domani. Un futuro quantomai, purtroppo, imprevedibile”.
LA RIFORMA PENSIONI E LE RENDITE VARIABILI
Mentre milioni di italiani attendono novità importanti e imminenti sul futuro della riforma pensioni 2022-2023, non pochi sono quelli che provano a capire quali opzioni alternative possano esserci per affacciarsi al mondo della previdenza uscendo dal decenni di lavoro.
Sul “Sole 24 ore” si tratta ancora una volta il tema approfondito dei fondi pensioni e delle rendite variabili integrative: in particolare, è la “Rita” che attrae interessi in diversi futuri pensionati. La Rendita integrativa temporanea anticipata continua ad essere una strada molto battuta in Italia: «Si potrebbe riflettere su un sistema dove i fondi pensione, attraverso la Rita, si “specializzino” anche nell’erogare prestazioni per consentire il pensionamento anticipato, lasciando all’Inps la copertura delle pensioni di vecchiaia e di anzianità. Avremmo un sistema più chiaro, con ruoli stabiliti, finalmente integrato. Avremmo anche meno pressione sui conti pubblici», si legge nel focus del “Sole”, in attesa di capire se altri strumenti di rendite “parallele” alle pensioni possano trovare spazio nei prossimi mesi. «Le prestazioni anticipate sarebbero infatti garantite dalla componente privata. E forse si risolverebbero anche molte delle criticità connesse all’erogazione delle rendite», conclude Claudio Pinna sul “Sole” rivendicando la possibilità di insistere anche a livello centrale Inps su opzioni in “stile” Rita. (agg. di Niccolò Magnani)
L’INTERROGAZIONE DI PACIFICO E CAUSIN
Come riporta prpchannel.com, i Senatori Marinella Pacifico e Andrea Causin (Coraggio Italia, Gruppo Misto) hanno presentato un’interrogazione parlamentare alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese relativa agli arretrati della pensione che, la recente circolare Inps, non prevede “per le forze di polizia ad ordinamento militare creando, a tutti gli effetti, una disparità di trattamento”, nonostante “in legge di bilancio 2022 era stato equiparato il trattamento pensionistico del personale delle Forze di Polizia e Penitenziaria, prevedendo anche uno stanziamento a copertura degli oneri”.
Pacifico e Causin evidenziano che “con la circolare Inps si attua una nuova ed inaccettabile differenziazione tra il trattamento pensionistico dei militari e quello dei civili, nonostante siano tutti inquadrati sotto lo stesso comparto di sicurezza e difesa. La circolare di fatto discrimina una parte molto significativa di coloro che si mettono a servizio dello Stato, talvolta a sacrificio della propria incolumità per garantire la sicurezza degli italiani”.
IL RUOLO DEI PENSIONATI DA TUTELARE
Massimo D’Angelillo, economista della società Genesis, evidenzia, come riporta corriereromagna.it, che “le pensioni sono state il vero baluardo contro l’emergenza economica del 2020, non a caso sono l’unica voce con segno positivo in tutte le realtà romagnole. I nonni hanno contribuito non poco alla tenuta del sistema”. Ma oggi l’inflazione erode anche il loro potere d’acquisto.
Anche per questo Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil e Cupla del Veneto, come riporta italiannetwork.it, hanno scritto all’assessora Manuela Lanzarin per sollecitare la convocazione della Consulta regionale per l’invecchiamento attivo che non viene convocata da oltre un anno. “Siamo ben consapevoli di rappresentare, insieme, un quarto della popolazione del Veneto, le cui priorità sono davanti agli occhi di tutti, a partire da una sanità territoriale efficiente e una gestione più organica della non autosufficienza, alla tenuta del potere d’acquisto delle pensioni. E abbiamo ben chiara la prospettiva degli anziani di oggi e di domani”, evidenziano le organizzazioni che rappresentano i pensionati.
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI MARINO
Mauro Marino, in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, torna sulla sua proposta di riforma delle pensioni basata su una flessibilità a partire dai 62 con una penalizzazione dell’1,5% per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 anni, che diventerebbe la nuova soglia per l’accesso alla pensione di vecchiaia.
L’esperto previdenziale ritiene che oltre a una penalizzazione per chi va in pensione prima occorrerebbe introdurre anche un “bonus” sempre pari all’1,5% per ogni anno in cui si decide di continuare a lavorare dopo i 66 anni. “Questo discorso della permanenza facoltativa oltre il limite ordinario di pensionamento, anche se all’apparenza può sembrare una provocazione parlando di flessibilità in uscita, in realtà si dimostra un’argomentazione molto valida perché metterebbe l’Esecutivo con le spalle al muro”, scrive Marino.
OPZIONE DONNA RESA STRUTTURALE
La spiegazione di questo suo convincimento viene fornita subito dopo: se si concede la possibilità di anticipare il pensionamento, si dovrà pagare per più anni un assegno pensionistico, mentre al contrario posticipare il pensionamento comporta un’erogazione di durata inferiore. “Un’ultima considerazione sempre contenuta nella proposta è quella di godere di un bonus di nove mesi per ogni figlio con un massimo di due. Con i dati spaventosi del 2021 sulla natalità in Italia scesa a meno di 400.000 nati, dato più basso da 150 anni, è il minimo, oltre a rendere definitiva Opzione Donna che un Paese civile e moderno possa fare per le donne che, di fatto, svolgono da sempre il lavoro in ufficio, il lavoro a casa e il lavoro di cura”, aggiunge poi l’esperto previdenziale.
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