RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI PENNISI

In un articolo pubblicato su formiche.net, Giuseppe Pennisi spiega “è prioritario riorientare le politiche pubbliche (e la spesa pubblica) in favore delle giovani generazioni. Tale riorientamento non si potrà fare senza mettere mano ad un sistema previdenziale oggi troppo mirato alle generazioni che stanno per andare a riposo”.



Questo, in tema di riforma delle pensioni, significa che “è essenziale che se e quando si aprirà il ‘tavolo’ sulla previdenza non ci si focalizzi sulla transizione immediata da Quota 100 ma si abbia quella che gli anglosassoni chiamano the long view, ossia si guardi al medio e lungo periodo per iniziare da ora ad allestire una riforma graduale e progressiva che affronti i problemi di coloro che andranno in pensione tra vent’anni”.



RIFORMA PENSIONI, LO SPUNTO OFFERTO DA UNA VECCHIA PROPOSTA DI LEGGE

L’economista ricorda che “la transizione, infatti, non può che essere graduale in quanto comporterà inevitabilmente un riassetto della spesa sociale, decurtando od eliminando poste meno prioritarie (ad esempio, il così detto ‘reddito di cittadinanza’). Sulla base delle esperienze di Paesi che hanno risolto i loro problemi previdenziali, si può prendere l’avvio da una proposta di riforma pensioni presentata nella quattordicesima legislatura: un sistema come uno sgabello a tre gambe, di cui due obbligatorie ed una volontaria, articolato su una gamba finanziata dalla fiscalità generale, una contributiva (agganciata alle retribuzioni) e una complementare (per chi può e vuole)”. Pennisi non nasconde che si tratta di una “strada lunga ed impervia ma più tardi la si imbocca, più difficile diventa”.



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