GLI EFFETTI DEL TAGLIO DEL MONTANTE CONTRIBUTIVO

Come ricorda Daniele Cirioli in un articolo su Italia Oggi, chi andrà in pensione nel 2023 pagherà una sorta di “‘tassa’ del Pil sulle pensioni”, ovvero “un taglio della rivalutazione del c.d. ‘montante contributivo’ su cui si calcola la pensione. Poca cosa, ma il balzello c’è: 2 euro, per esempio, per il lavoratore che andrà in pensione nel 2023 a 67 anni, avendo messo da parte 250mila euro di contributi al 31 dicembre 2021. Infatti, avrà diritto a una pensione di 14.448 euro annui, anziché 14.450 euro. La ‘tassa’ deriva dal taglio dell’indice Istat di rivalutazione dei montanti contributivi, fornito dal ministero del lavoro per il 2022, che, pari allo 1,009973% in misura piena, sarà applicato in misura di 1,009758 al fine di recuperare il tasso negativo dell’anno scorso (- 0,000215)”. Intanto, come riporta cronachedi.it, Giuseppe Conte ha evidenziato che “il centrodestra in campagna elettorale ha promesso pensioni a 1000 euro, ma nel giro di 1 mese ha già tradito quella promessa”, mentre M5s aveva proposto di “detassare subito le pensioni fino a 1000 euro e renderle più pesanti”.



LA RIFORMA DELLE PENSIONI MINIME, LE NOVITÀ IN MANOVRA

Dopo le richieste e gli emendamenti presentati da Forza Italia, il Governo Meloni potrebbe inserire una nuova “variante” sul pacchetto di riforma pensioni inserito nella Manovra di Bilancio 2023 in discussione in questi giorni in Parlamento. L’annuncio viene fatto da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati, parlando con “Agorà” su Rai3 stamane a riguardi della possibilità di innalzare le pensioni minime verso i 1000 euro.



«Il problema è già stato evidenziato. Ci vuole una copertura pari a un miliardo di euro. Si sta valutando di far decorrere questa misura da una certa età, cioè 75 anni», spiega Foti. La situazione attuale prevede – come spiega Pensioni Oggi – che le minime salgano da 525 a poco più di 570 euro dal primo gennaio 2023: in primo luogo, l’operazione avviene tramite il calcolo della rivalutazione ordinaria del 7,3% che porta il trattamento minimo Inps (provvisorio) dal 1° gennaio 2023 a 563,73 euro. In secondo luogo, «il calcolo della maggiorazione temporanea in misura pari all’1,5% che porterà in dote un ulteriore aumento di 7,88 euro». La situazione però può modificarsi in Manovra qualora passasse l’emendamento di Forza Italia di portare a 590 euro l0aumento per giungere ai 600 euro entro l’anno prossimo. (Agg di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI CALDERONE

Intervenendo all’assemblea di Confesercenti, Marina Calderone, come riporta Ansa, ha spiegato che a gennaio partiranno i tavoli con le parti sociali. Uno sulla sicurezza sul lavoro “su cui dobbiamo tanto impegnarci perché diventi un investimento di tutti puntando sulla prevenzione” e l’altro sulla “riforma delle pensioni”. La ministra del Lavoro ha anche evidenziato che nella Legge di bilancio “abbiamo fatto interventi per il 2023, per mettere in sicurezza dallo scalone Fornero”, ma c’è “l’impegno di tutti per disegnare il percorso di riforma, rendendo sostenibile la pensione di tutti”. Ospite della trasmissione Agorà, in onda su Rai Tre, Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha invece detto che si sta valutando di innalzare le pensioni minime per gli over 75. “Il problema è già stato evidenziato. Ci vuole una copertura pari a un miliardo di euro”, ha aggiunto. Si tratta di una cifra non indifferente.

LA NOVITÀ DELL’INPS

Come riporta Ansa, l’Inps mette a disposizione “per i pensionati che hanno prestazioni collegate al reddito e devono presentare quindi la Dichiarazione RED”, una “video-guida personalizzata” per aiutarli “ad adempiere a questo obbligo”. Tale video-guida sarà “a disposizione dei pensionati fino al 28 febbraio 2023, termine ultimo per l’invio della Dichiarazione Reddituale”. Intanto, come riporta riveratime.news, ci sono notizie positive per i lavoratori frontalieri che operavano in Francia e nel Principato di Monaco, in quanto, un apposito emendamento alla Legge di bilancio, che sarà sottoposto all’esame della commissione Bilancio della Camera, mira a equiparare l’imposizione fiscale sulle pensioni di questi ex lavoratori con quelli di quanti operavano in Svizzera. “La differenza è notevole, infatti l’imposizione fiscale sulle pensioni dei frontalieri che lavoravano in Francia e a Monaco è del 23%, a fronte del 5% dei lavoratori che operavano in Svizzera”, sottolinea l’assessore ligure Marco Scajola.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MAZZAFERRO

In un articolo pubblicato su lavoce.info, Carlo Mazzaferro evidenzia che per una riforma che affronti “in maniera strutturale i temi aperti nel cantiere delle pensioni, c’è ancora tempo. Del resto, a ormai più di 25 anni dall’approvazione della riforma contributiva del 1995, molti sono i governi che anche in passato si sono occupati di agire al margine della nuova normativa. L’obiettivo, spesso, è stato quello di individuare situazioni particolari, eccezioni giustificate dalla congiuntura, per le quali i principi del 1995 non venivano considerati corretti e per rinviare a una data futura la transizione definitiva al sistema contributivo. Per aggredire la spesa e il suo corpaccione sempre crescente, poi, le modifiche all’indicizzazione sono state un veicolo efficace e poco trasparente”.

IL FUTURO DELLE QUOTE

L’economista spiega anche che con il passare del tempo “le quote retributive nelle prestazioni dei neo-pensionati si esauriscono”. Dunque, tra non molto “la questione della flessibilità in uscita smetterà di creare preoccupazioni al bilancio pubblico. A quel punto, le quote non serviranno più per regolamentare le uscite. L’età di pensionamento sarà indicizzata alle dinamiche dell’aspettativa di vita e la grande parte dei lavoratori potrà accedere al pensionamento in una forchetta, ragionevolmente, compresa tra i 65 e i 70 o più anni. Sarà un sistema pensionistico nel quale l’adeguatezza delle prestazioni per i futuri pensionati risulterà fortemente dipendente dalla presenza di carriere contributive lunghe e continue e da età di uscita dal mercato del lavoro molto superiori a quelle attuali”.

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