IL 40% DEI PENSIONATI CON MENO DI 1.000 EURO AL MESE
Come riporta Adnkronos, dal Rapporto annuale dell’Inps emerge che “nel 2021, se si considerano solo gli importi delle prestazioni al lordo dell’imposta personale sul reddito il 40% dei pensionati ha percepito un assegno pensionistico lordo inferiore ai 12.000 euro annui, meno di 1.000 euro al mese.
Una platea che però scende al 32% se si considerano gli importi maggiorati dalle integrazioni al minimo associate alle prestazioni, compresa l’indennità di accompagnamento e la quattordicesima mensilità”. Secondo l’Inps, alla fine dello scorso anno “i pensionati ammontano a circa 16 milioni, di cui 7,7 milioni maschi e 8,3 milioni femmine. Anche in questo casa si fa sentire il gender gap: nonostante le femmine rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52%), le donne percepiscono il 44% dei redditi pensionistici, ovvero 137 miliardi di euro contro i 175 miliardi dei maschi. L’importo medio mensile dei redditi percepiti dagli uomini è superiore a quello delle donne del 37%”.
4 OPZIONI PER LA FLESSIBILITÀ
Nel XXI rapporto annuale dell’Inps, presentato alla Camera dal presidente dell’Istituto Pasquale Tridico, si ricorda anche che a fine anno si esaurirà Quota 102, che da inizio anno ha preso il posto di Quota 100. Senza una riforma delle pensioni entro la fine di dicembre per individuare nuove misure, da gennaio si tornerà alla legge Fornero in versione integrale. Gli esperti dell’Inps, in attesa di sviluppi dal confronto tra governo e sindacati, hanno stimato l’impatto sui conti pubblici delle tre ipotesi sul tavolo: opzione con il ricalcolo contributivo dell’assegno; uscita anticipata con penalizzazione; anticipo della sola quota contributiva dell’assegno (“proposta Tridico”). L’ipotesi preferita dal governo è la prima, che consentirebbe l’uscita ai lavoratori ancora in parte “retributivi” con 64 anni di età e almeno 35 di anzianità contributiva, a condizione di aver maturato un importo del trattamento pari ad almeno 2,2 volte l’assegno sociale. Si tratta di una proposta che prevede il calcolo dell’intera pensione secondo il metodo contributivo. Per chi appartiene al sistema contributivo puro invece si prevede la riduzione della soglia da 2,8 a 2,2 volte l’assegno sociale, secondo quanto riportato dal Sole 24 ore. Dunque, il costo di partenza sarebbe di quasi 900 milioni per quanto riguarda il primo anno, 2 miliardi nel 2024 e oltre 3,7 miliardi nel 2029.
La seconda possibilità è quella che prevede la penalizzazione del 3% per ogni anni di anticipo rispetto alla soglia di “vecchiaia” (67 anni) della quota retributiva della pensione per le uscite con 64 anni e non meno di 35 anni di versamenti, a patto di aver maturato un assegno pensionistico pari ad almeno 2,2 volte l’assegno sociale. La spesa in questo caso è di quasi un miliardo per il 2023, 2,3 miliardi nel 2024 e 5 miliardi nel 2029. La “proposta Tridico” è quella meno costosa. Prevede l’anticipo della sola quota contributiva del trattamento (superiore a 1,2 volte l’assegno sociale) al raggiungimento di 63 anni d’età e 20 anni di contribuzione. Quando il lavoratore raggiunge i requisiti di vecchiaia viene riconosciuta anche la fetta retributiva della pensione. In questo caso la spesa sarebbe di 499 milioni il primo anno, 1,5 miliardi quello successivo e a 2,5 miliardi nel 2029. Ma l’Inps indica anche una strada alternativa nel rapporto: potenziamento dell’Ape sociale (reddito ponte al requisito di vecchiaia) e/o migliorare altri strumenti pensionistici già esistenti (lavoratori usuranti e lavoratori precoci). (agg. di Silvana Palazzo)
LE PAROLE DI ORLANDO
Intervenendo alla presentazione del Rapporto annuale dell’Inps, Andrea Orlando ha detto che “sulle pensioni è partita una fase di confronto con le parti sociali.
A fine anno, con la scadenza di misure come ‘Opzione donna’ e l”Ape sociale’, si renderà necessario procedere al loro rinnovo perché hanno ottenuto buoni risultati”. Ma “dovremo anche ampliare e dare criteri di strutturalità alla platea dei lavori gravosi, per l’accesso a meccanismi di anticipo rispetto all’attuale quadro normativo”. Il ministro del Lavoro, come riporta Askanews, ha aggiunto che rimane aperto “il cantiere per il superamento delle misure temporanee di flessibilità in uscita (le varie quote 100, 102, ecc.) e per la definizione di una misura generalizzata e strutturale di flessibilità ‘a regime’”. “Quest’ultimo fronte interseca anche il tema della riduzione dell’orario di lavoro e della possibilità di un accompagnamento all’uscita dal mercato del lavoro che, senza anticipare l’età della quiescenza, possa operare invece sul versante della diminuzione delle ore come strumento di flessibilità e anche di ricambio generazionale”.
LA PROTESTA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
Come riporta abruzzolive.it, a Teramo Rifondazione Comunista è scesa in piazza e il Segretario provinciale Mirko De Bernardis ha spiegato così le ragioni della mobilitazione:
“Mentre i guerrafondai di centro-sinistra e centro-destra spendono le nostre risorse pubbliche per armi e guerre, noi chiediamo invece di destinare tutti questi soldi alla sanità pubblica, alla scuola, alla ricerca e per sostenere lavoratrici e lavoratori precari, pensionati e giovani disoccupati. Di fronte al governo Draghi che parla di pace, ma di fatto sostiene la guerra, aumenta le spese militari e non fa nulla per il carovita noi chiediamo invece di fermare subito il conflitto e il riarmo, bloccare gli aumenti delle bollette, introdurre prezzi calmierati sui generi alimentari di prima necessità, tagliare tutte le accise sui carburanti, aumentare salari e pensioni, tra i più bassi in Europa e fermi da trent’anni. Siamo contro la guerra, senza se e senza ma, per questo vorremmo un’Italia neutrale. Perciò non ci arruoliamo e non mettiamo l’elmetto della NATO in testa, come fa il PD”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LANDINI
Domani è in programma un incontro tra Governo e sindacati e Maurizio Landini, come riporta collettiva.it, intervistato da Sky Tg24 ha detto che “l’Italia ha bisogno di una riforma fiscale vera, e anche una riforma delle pensioni. Noi vogliamo una pensione di garanzia che riconosca anche i tempi di mancato lavoro, di formazione, così come le differenze tra i lavori e il lavoro di cura”. Secondo il Segretario generale della Cgil, vanno poi affrontati altri temi importanti. La cosa importante da tenere presente, ha aggiunto, è che i” pensionati, i lavoratori e i giovani che noi rappresentiamo, hanno però il diritto di essere ascoltati, a partire da oggi, non a ottobre quando verrà scritta la finanziaria”. Dunque, bisogna entrare nel vivo del confronto non troppo in là nel tempo.
LE RICHIESTE DELLA CISL
Il Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, nelle conclusioni del Comitato esecutivo del sindacato svoltosi a Roma nei giorni scorsi, ha evidenziato che “servono misure immediate di sostegno al reddito per le famiglie in difficoltà e per aumentare salari e pensioni. Occorre rilanciare gli investimenti pubblici e privati, governare la transizione digitale, ecologica, industriale e riforme strutturali da declinare in un grande accordo che punti alla coesione sociale, alla difesa dell’occupazione, alla ripartenza di consumi, della domanda aggregata, della produttività, all’innalzamento delle competenze e l’accelerazione degli interventi legati al Pnrr, specialmente nel Mezzogiorno. Va poi immediatamente fatto partire il tavolo politico per negoziare nei prossimi mesi la riforma del sistema previdenziale e la riduzione delle tassazione fiscale sui redditi dei lavoratori e pensionati”.
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