RIFORMA PENSIONI. Quello che nessuno quindici giorni fa poteva minimamente immaginare è accaduto. Quando ormai tutti i politici pensavano alla pausa estiva, temevano un autunno caldo sui temi del lavoro e delle pensioni, con la paura della risalita dei contagi da Covid e con la speranza, mai sopita, di vedere finalmente la fine del conflitto russo/ucraino, siamo piombati in una crisi di governo che i più non hanno capito innestata dal M5S e poi concretizzata da Lega e Forza Italia che, visti i sondaggi favorevoli al centrodestra, hanno deciso di staccare la spina e sfiduciare Draghi. Ci sono state poi le solite, stucchevoli, accuse reciproche tra M5S, Pd, Lega, Forza Italia, ma la sostanza è che Draghi ha rassegnato le dimissioni e il Presidente Mattarella ha fissato le elezioni politiche per il 25 settembre 2022.



Quindi, dopo 17 mesi, l’ennesimo Governo tecnico ha terminato anticipatamente il suo mandato e per la prima volta nella storia della Repubblica gli italiani saranno chiamati al voto nel mese di settembre.

In pratica mancano meno di due mesi al voto e la campagna elettorale di fatto è già cominciata. Ci sono già state le prime dichiarazioni di Salvini sull’argomento previdenziale che in ogni campagna elettorale ha sempre avuto un posto determinante.



Quest’anno in particolare bisognerà, inoltre, necessariamente intervenire perché i tre provvedimenti attuati dall’esecutivo precedente – vale a dire Opzione Donna, Ape Sociale e la odiosa Quota 102 – sono state approvate per un solo anno e quindi scadranno alla fine del 2022. Se non si interverrà, si tornerà obbligatoriamente alla legge Fornero e un altro anno sarà stato buttato nel cestino. Obiettivamente il tempo per realizzare una riforma complessiva e strutturale non è molto, ma tecnicamente è sufficiente per operare modifiche sostanziali alla legge Fornero.



Se tutto andrà come prevedono i sondaggi, la coalizione di centrodestra otterrà un’ampia maggioranza, potrà comporre la squadra di governo con Ministri, Viceministri e Sottosegretari entro la fine del mese di ottobre e quindi inserire i provvedimenti in tema previdenziale nella Legge di bilancio per essere poi approvati in extremis, magari con lo strumento della fiducia, entro il 31 dicembre 2022. C’è il timore che si debba ricorrere al cosiddetto esercizio provvisorio magari per un mese o due, ma non ritengo che ci si arriverà e in ogni caso non sarebbe un dramma.

Il problema, semmai, è quali saranno queste modifiche in ambito previdenziale perché i vari partiti compresi quelli di centrodestra non hanno le idee troppo chiare su come operare e in queste poche settimane che mancano alle elezioni saranno più impegnanti in incontri, comizi e apparizioni televisive piuttosto che affrontare con serietà e completezza un tema tanto problematico, che affonda come una lama nelle esauste casse dello Stato, che è da sempre sotto osservazione dell’Europa e che tocca profondamente la vita e le scelte future delle persone.

Salvini per esempio, continua a proporre slogan evocando sempre i famosi 41 anni di contributi per tutti, ma non affronta mai l’altro grosso problema quello della flessibilità in uscita che deve essere risolto per dare una possibilità di uscita volontaria a chi non potrà mai raggiungere i rigidi requisiti imposti dalla legge Fornero. 

Fratelli d’Italia per bocca di Walter Rizzetto auspica anche lui 41 anni di contributi per andare in pensione e ipotizza che a Opzione Donna possa essere affiancata anche Opzione Uomini, ma anche in questo caso senza specificare esattamente in che termini.

Per quanto riguarda il centrosinistra, poi, tutto tace, se si escludono le solite generiche affermazioni di Orlando di operare una flessibilità in uscita nel solco del contributivo nonché una conferma di Opzione Donna. 

Nel frattempo il Premier Draghi che rimane al governo per sbrigare gli affari correnti, convoca comunque i sindacati confederali per parlare di lavoro e assicura che in questo mese e mezzo che manca al voto continuerà a preparare il decreto a favore di famiglie e imprese per cercare di dare un po’ di sollievo economico in questa drammatica estate che stanno vivendo gli italiani.

Quello che è certo è che i partiti politici non erano per nulla pronti a queste elezioni in settembre, nemmeno il centrodestra e nessuno di loro aveva preparato per tempo una reale proposta di riforma previdenziale, confidando di votare nel 2023 e quest’anno attuare solo piccole modifiche come è stato fatto nell’anno appena trascorso. 

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