Dopo l’approvazione della manovra di bilancio e l’introduzione di una quota 103 che permetterà di andare in pensione all’età di 62 anni o più e 41 anni di contributi. I beneficiari di questa nuova normativa sono coloro che sono nati nel 1961 e abbiano cominciato a lavorare entro il 1982 e in questo modo eviterebbero quindi lo scaglione della riforma pensioni della Fornero che li costringerebbe a lavorare fino all’età di 67 anni.



Riforma pensioni 2022: alla fine ha vinto Salvini

Quindi quota 103 è una sorta di quota 41 con più benefici per lo stato e meno per il lavoratore.
In un modo o nell’altro ha vinto Matteo Salvini.

Tra le misure introdotte dal governo ci sarà però anche la proroga di Opzione donna e ape sociale che consente le lavoratrici di uscire dal mondo del lavoro una volta raggiunti i 58 o 59 anni con 35 anni di contributi e un calcolo interamente contributivo dell’assegno pensionistico. Si tratta come però abbiamo detto di una misura che è stata scelta soltanto dal 25% delle lavoratrici quantificate in totale in 18.000 donne.



L’ape sociale invece è una sorta di ascensore pensionistico per coloro che svolgono attività molto gravose per la salute e per gli sforzi fisici. Quindi la formula prevede il ritiro nel 2023 per chi raggiungerà 30 o 36 anni di contributi ed un’età anagrafica di 63 anni.

Riforma pensioni 2022: la posizione del sottosegretario Durigon

Per attivare queste tre opzioni in attesa di una riforma delle pensioni che sia integralmente strutturale e che è stata rimandata all’anno prossimo, il governo meloni metterà in campo un miliardo di euro. Stiamo parlando di una spesa veramente limitata se pensiamo al corpo dei lavoratori che ne beneficerà. Si tratta però come abbiamo detto soltanto di 45.000 lavoratori e lavoratrici in totale. Mentre tutti gli altri dovranno attendere la riforma del 2023. Attualmente non c’è ancora margine per effettuare una riforma strutturale vera e propria che è quella a cui puntano tutti perché eviterebbe la proroga di anno in anno della riforma pensioni che, in sostanza è una sorta di legge per la previdenza sociale da inserire nella manovra di bilancio. L’Italia infatti rimanda la riforma pensioni strutturale ormai da decenni.



Il sottosegretario Claudio Durigon ha dichiarato che quota 41 così come era stata ideata da Matteo Salvini sarebbe costata troppo e infatti ai microfoni di Sky TG24 ha precisato che il governo proporrà “una quota ponte, che è una quota 41 che inizia con il paletto degli anni. Questo credo che sia necessario perché una riforma pensionistica strutturale così complessa con tanti sistemi di fuoriuscita credo vada messa a regime con un confronto abbiamo creato questa formula di 41 e 62. Fare le cose di fretta avrebbe portato degli errori”.