LE PAROLE DI SERRACCHIANI

Dopo l’incontro avuto con il Governo, il Segretario generale della Cgil Maurizio Landini, come riporta Ansa, ha detto che sulle pensioni “abbiamo avuto una generica disponibilità a vedere quali spazi ci sono sulla rivalutazione. Siamo di fronte a Quota 103 e al ritorno alle legge Fornero, senza alcuna disponibilità a cambiare quell’impostazione”. Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera del Pd, invece, come riporta Radiocor, ha detto che “su Opzione donna non bastano vaghe rassicurazioni o parziali marce indietro rispetto alle vergognose discriminazioni contenute nella legge di bilancio. Governo e maggioranza devono accogliere i nostri emendamenti che annullano quelle proposte e permettono di mantenere le attuali condizioni. Tutte le donne devono poter continuare a utilizzare questa opzione per andare in pensione a 58 anni senza introdurre assurde discriminanti sull’avere avuto o no figli e, nello stesso tempo, essere invalide o svolgere attività caregiver. Sulle pensioni, fra l’altro, con questa manovra, il Governo sta conducendo una vera e propria offensiva con misure come quella del taglio delle indicizzazioni o non prevedendo nulla per l’adeguamento della quattordicesima all’inflazione”.



TERMINATO L’INCONTRO TRA MELONI E SINDACATI

È terminato a Palazzo Chigi l’incontro sulla Manovra di Bilancio 2023 tra il Premier Giorgia Meloni e i leader dei sindacati nazionali: la Presidente del Consiglio ha fatto sapere in una nota che il Governo si pone in disponibilità nel rivedere alcuni elementi della riforma pensioni contenute in Manovra, in particolare sarà rivista «la norma di Opzione Donna». Secondo il segretario nazionale della Cisl Luigi Sbarra, l’incontro è stato comunque proficuo: «abbiamo evidenziato criticità sulla Manovra, come la rivalutazione delle pensioni, bisogna alzarla anche a 5-6-7 volte il trattamento precedente».



Alla Cisl non convince l’intervento sulla riforma pensioni di Opzione Donna: «chiediamo di confermare gli attuale requisiti. Il Governo ci ha comunicato che sono disponibili a modificare le misure in Manovra e apprezziamo: abbiamo poi chiesto di aprire tavoli specifici su fisco, pensioni, lavoro e altri temi anche oltre la Legge di Bilancio». Sempre la Presidente Meloni fa sapere che sul meccanismo di rivalutazione delle pensioni, «il Governo si riserve ulteriori valutazioni». (agg. di Niccolò Magnani)

L’IPOTESI SU OPZIONE DONNA

Come riporta Il Sole 24 Ore, il Governo è al lavoro su un emendamento alla Legge di bilancio relativo a Opzione donna. “L’ipotesi più gettonata è di lasciare invariate le nuove limitazioni mantenendo a 60 anni la soglia anagrafica, da affiancare al requisito dei 35 anni di versamenti, per sole tre categorie: caregiver; con invalidità civile almeno al 74%; ‘licenziate’ o dipendenti di aziende in crisi. Verrebbero eliminati gli sconti di un anno in presenza di un figlio (con uscita 59 anni) e di due anni con due o più figli (uscita a 58 anni)”, scrive il quotidiano di Confindustria, secondo cui “starebbe invece perdendo quota l’altra possibile soluzione: il ricorso a una proroga secca di 6-8 mesi dell’attuale schema (accesso alla pensione con 58 anni, 59 per le lavoratrici autonome, e 35 di contributi), in attesa della nuova riforma organica della previdenza. La decisione definitiva sarà presa prima della fine della settimana”.



L’ANALISI DI MARÈ

Secondo Mauro Marè, in tema di riforma delle pensioni “possiamo sicuramente adottare un approccio più flessibile e cioè aumentare i margini di scelta dell’età di pensionamento, ma questo può avvenire solo se le prestazioni sono adeguate dal punto di vista attuariale, per mantenere appunto la sostenibilità del vincolo di bilancio del sistema pensionistico, cioè tra attivi, che pagano, e anziani, che ricevono le prestazioni”. L’economista, intervistato da Formiche.net, evidenzia poi che la questione chiave “resta sempre la stessa: vorrà un numero decrescente di giovani pagare un costo crescente di prestazioni pensionistiche e sanitarie per una popolazione che invecchia  e quindi aumenta di numero e per un numero maggiore di anni?”. Per Marè la risposta a questa domanda è negativa, “perché non è possibile sul piano economico. Rischiamo di provocare un conflitto tra generazioni molto dannoso. Possiamo scrivere sulla carta ciò che vogliamo, poi però i giovani e gli attivi potrebbero non accettarlo e non essere disposti a pagare per i loro padri e madri, dato il costo che dovrebbero sopportare”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI PEDRETTI

Ivan Pedretti ha scritto il libro “Perennial” che verrà presentato nei prossimi giorni. Collettiva.it ne ha pubblicato un estratto. Il Segretario generale dello Spi-Cgil ritiene l’attuale sistema previdenziale obsoleto rispetto alle nuove dinamiche del mercato del lavoro, e occorrerebbe cercare di “rendere più stabile, più retribuito e più tutelato il lavoro per le nuove generazioni. È questa la condizione fondamentale perché l’intero sistema regga sul piano finanziario, economico e sociale”. Per ottenere questo obiettivo si potrebbe fissare un salario minimo “come ci chiede d’altronde da tempo l’Europa” e “spetterebbe poi ai sindacati contrattare nei territori o nelle filiere produttive forme di premialità graduali per i lavoratori”.

I CAMBIAMENTI NECESSARI PER LA LEGGE FORNERO

Secondo Pedretti occorre anche liberare la Legge Fornero “dai vincoli che rendono così rigida l’uscita dal lavoro per dare la possibilità, a chi ne ha il desiderio o la necessità, di andare in pensione, anche se ha maturato un reddito inferiore al minimo previsto”. Inoltre, il sindacalista ritiene che bisognerebbe anche “pensare a come tutelare i soggetti più fragili del sistema previdenziale”. Anche perché “in Italia ci sono centinaia di migliaia di lavoratori tra i 35 e i 45 anni rimasti inghiottiti nel precariato: sono le partite Iva, i lavoratori stagionali, quelli sottopagati. Se lo Stato non si occupa di queste persone, e subito, questi lavoratori saranno destinati inevitabilmente a diventare dei pensionati poveri”.

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