L’IPOTESI DI QUOTA 41 CON SOGLIE DI ETÀ
Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare e approvare la Nota di aggiornamento al Def, aggiungendo al quadro tendenziale già varato dal Governo Draghi quello programmatico con indicazioni relative agli interventi che si intendono attuare a partire dal 2023. Secondo quanto riporta Repubblica, nel documento dovrebbe essere indicato per l’anno prossimo un deficit al 4,5% del Pil, in aumento rispetto al 3,4% che era stato indicato dal precedente Esecutivo e questo “extra deficit apre uno spazio fiscale che permette al Governo di impostare alcune delle promesse elettorali. Ci sarà un intervento sulle pensioni per evitare lo scalone Fornero (l’aumento dell’età d’uscita a 67 anni dai 64 di Quota 102 ora in vigore): con ogni probabilità sarà Quota 41 temperata da un soglia di età tra 61 e 63 anni e un bonus per chi resta al lavoro, mirato ad alcune professioni come quelle sanitarie. Saranno prorogate Ape sociale e Opzione donna, in scadenza il 31 dicembre”.
LE PROPOSTE DELL’USB
L’Usb ha presentato alla ministra del Lavoro Calderone alcune proposte, relative anche alla riforma delle pensioni. “Non ci esercitiamo sulle quote in essere o su quelle future; vogliamo qui rimarcare ancora una volta che il bilancio dell’Inps, il secondo in Italia dopo quello dello Stato, è appesantito in maniera determinante da prestazioni che nulla hanno a che vedere con la previdenza sociale che è il vero core business dell’Istituto. Le entrate contributive del Fondo lavoratori dipendenti sono largamente in grado di assicurare pensioni dignitose a 60 anni di età o 40 di contributi”, spiega l’Usb, secondo cui “le pensioni vengono oggi assoggettate ad una tassazione altissima il cui importo complessivo, se riversato nelle casse dell’Inps, garantirebbe da solo un’efficace copertura delle spese pensionistiche generali”. Inoltre, “secondo la Usb va definito un importo minimo sociale delle pensioni a 1.000 euro mensili da rivalutare sulla scorta della vita lavorativa di ciascuno”.
LE PAROLE DI INNOCENTI
Giancarlo Innocenti, Presidente dell’Anp-Cia di Grosseto non nasconde che “i timori nati durante la campagna elettorale si stanno purtroppo rivelando fondati: i tanti proclami e le promesse fatte prima del voto sono rimasti lettera morta”. Come riporta ilgiunco.net, dal suo punto di vista “nonostante gli slogan circa l’adeguamento delle pensioni minime a 1.000 euro, promesse che noi avevamo già allora definito ingannevoli con l’unico intento di attirare consensi, nelle dichiarazioni programmatiche di insediamento della presidente del Consiglio dei ministri non ne risulta più traccia. Pur concedendo il beneficio della prova preoccupa l’atteggiamento di disconoscimento di norme, soluzioni e intese, costruite nel recente passato, tanto da riportare al punto di partenza anche percorsi positivi avviati”. “In questo quadro a tinte fosche c’è una promessa che è anche una speranza: siamo sin da ora pronti a un confronto aperto con il Governo senza pregiudizi ma anche senza sconti, nell’auspicio di essere smentiti sullo scetticismo attualmente manifestato”, aggiunge Innocenti.
LE PAROLE DI SBARRA
Secondo Luigi Sbarra, “il Governo deve concentrarsi sulle vere emergenze sociali, che mettono a rischio la qualità della vita di milioni di lavoratori, famiglie, pensionati e migliaia di imprese”. Per questo, a a margine del Consiglio Generale della Cisl Asse del Po, come riporta Radiocor, il leader sindacale ha evidenziato ieri che siamo sulla soglia di una nuova recessione. Lo diremo domani alla ministra del Lavoro Calderone nell’incontro che avremo insieme alla altre parti sociali. Bisogna aumentare salari e pensioni, contrastare il caro bollette, mettere sotto controllo prezzi e tariffe, combattere la speculazione, garantire ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori dei settori a rischio, difendere l’occupazione, rinnovare i contratti, fermare la strage nei luoghi di lavoro. Va operato un forte taglio delle tasse per i redditi da lavoro e pensione e va avviato il tavolo sulla riforma delle pensioni prima della fine dell’anno”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MARGIOTTA
Secondo Angelo Raffaele Margiotta, “i contributi pubblici versati dai lavoratori devono essere rivalutati in modo equo. Cosa che non avviene oggi perché sono legati all’andamento del Pil. E che c’entra il Pil con la rivalutazione dei contributi dei lavoratori?”. Per il Segretario generale della Confsal, “tutto il sistema contributivo deve essere reso più equo”. “Si deve mettere mano anche sulla restituzione dei contributi con l’assegno stesso quando i lavoratori vanno in pensione, il frazionamento legato all’aspettativa di vita deve essere più equo e non ‘truccato'”. Interpellato da Adnkronos/Labitalia, il sindacalista commenta anche la misura di riforma delle pensioni nota come Quota 41 ed esprime un giudizio su Opzione donna.
IL COMMENTO A QUOTA 41 E OPZIONE DONNA
Dal suo punto di vista, Quota 41 “non è la soluzione al problema delle pensioni. E poi, se vogliamo fissare una quota per l’uscita dal lavoro, dobbiamo ricordarci che non sono ‘valide’ per tutti, perché ci sono lavori usuranti e gravosi che non permettono ai lavoratori di arrivare a quel numero di anni di lavoro. E quindi se ne deve tenere conto nello stabilire la quota”. Quanto a Opzione donna, per “come è costruita, si fa un ricatto, un’estorsione alle lavoratrici. Si dice loro: vai prima in pensione ma rinuncia alla quota retributiva della pensione. È inaccettabile”. Di fatto “per le lavoratrici è il prezzo da pagare per andare in pensione”, anche perché si tratta di “lavoratrici che sono impossibilitate a lavorare perché altrimenti continuerebbero a farlo piuttosto di subire queste decurtazioni”.
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