L’INVITO DELLA FNP-CISL

Come riporta avellinotoday.it, il Segretario Generale della Fnp-Cisl IrpiniaSannio Raffaele Tangredi fa sapere che la Federazione nazionale pensionati della Cisl IrpiniaSannio invita gli associati che “sono stati collocati in pensione con periodi di disoccupazione riferiti agli ultimi 5 anni di contribuzione antecedente la decorrenza della pensione” a recarsi presso la propria sede di Avellino.



Questo perché una “sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato la parziale illegittimità e disciplina i criteri di determinazione della retribuzione pensionabile per le pensioni liquidate con decorrenza successiva al 30/06/1982, con il sistema di calcolo retributivo e misto, relativamente alla quota di pensione retributiva”. In base alla sentenza, “la richiesta di neutralizzazione” “in argomento va presentata tramite domanda di ricostituzione. Dunque la Fnp-Cisl IrpiniaSannio mette a disposizione per associati e non un apposito sportello per avere assistenza e inoltrare eventuale richiesta all’Inps.



LE RICHIESTE DEGLI AGRICOLTORI SULLA RIFORMA PENSIONI

«Le pensioni minime devono essere portate a 780 euro»: è questa la richiesta formulata nuovamente dalla Cia – Confederazione Italiana Agricoltori – nei confronti del Governo in vista della prossima riforma pensioni 2022-2023.

Dopo il disastro della pandemia ora la crisi dovuta alla guerra in Ucraina e rincaro delle materie prime: secondo Cia Nazionale, tramite le parole del direttore provinciale della Cia Cuneo Igor Varrone, il Governo deve intervenire al più presto. «L’assegno pensionistico minimo di oggi non solo è inadeguato per tutti i parametri previsti dalle norme nazionali ed europee sui livelli di povertà, ma è moralmente e socialmente ingiusto. I pensionati al minimo sono stati dimenticati da tutti i numerosi provvedimenti del Governo durante l’emergenza Covid, nonostante per loro siano aumentati disagi e bisogni materiali», spiega il delegato nella nota unitaria diffusa su “Targatocn.it”. Non solo, occorre anche una riduzione sostanziale sulle pensioni oltre a «estendere e stabilizzare la quattordicesima mensilità, in modo che diventi parte integrante dell’assegno pensionistico» ma anche «superare le incertezze interpretative sull’Ape Sociale per gli agricoltori, riconoscendo il carattere usurante del lavoro svolto e dando loro la possibilità di andare in pensione anticipatamente senza penalizzazioni», conclude la Cia. (agg. di Niccolò Magnani)



LA STIMA DEL CENTRO STUDI DI UNIMPRESA

In un documento del Centro studi di Unimpresa dedicato all’andamento della spesa pubblica viene ricordato che “alla fine del 2022, il totale delle uscite dal bilancio dello Stato, comprese quelle di regioni e province, si attesterà a oltre 1.008 miliardi di euro in aumento di quasi 40 miliardi rispetto allo scorso anno.

In futuro, non si torna indietro: anche nel 2023 e nel 2024, dalle casse pubbliche continueranno a uscire oltre 1.000 miliardi annui, più di 1.032 miliardi nel 2023, più di 1.028 miliardi nel 2024 e più di 1.045 miliardi nel 2025. In futuro, peserà l’aumento delle pensioni: rispetto al prodotto interno lordo, l’incidenza degli assegni Inps sul totale della spesa passerà dal 15,7% del 2022 più del 16% per il triennio 2023-2025; mentre si spenderà meno per gli stipendi dei dipendenti pubblici: dal 10,0% di quest’anno all’8,8% del 2025”. Numeri che vanno a rafforzare l’idea di riforma delle pensioni propugnata dal Governo: sì alla flessibilità, ma se compatibile con l’equilibrio dei conti pubblici.

LA SCADENZA DEL 1° MAGGIO

Come ricorda Avvenire, il 1° maggio è la scadenza per presentare domanda all’Inps per “i lavoratori impegnati in attività particolarmente faticose e pesanti” in modo da “chiedere all’ente la certificazione del proprio diritto, rapportato alle mansioni personali”. Solo dopo che “l’Istituto avrà confermato il possesso dei requisiti di legge e la necessaria copertura finanziaria, gli interessati potranno avanzare regolare domanda di pensione”.

Va ricordato che “occorrono almeno sette anni di lavoro gravoso negli ultimi dieci, in ogni caso a partire da un’età di 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi, ridotti a 32 anni per gli edili, rispettando come minimo una “quota 97,6” per i dipendenti e “98,6” per gli autonomi”. Inoltre, i requisiti devono essere maturati “entro il 31 dicembre 2023”. Vista la festività, la scadenza effettiva sarà il 2 maggio. Chi arriverà in ritardo vedrà slittare anche la decorrenza della pensione, tranne gli appartenenti ai “settori scuola e Afam che hanno la pensione obbligata al 1° settembre e al 1° novembre”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SBARRA

Secondo il Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, come riporta secolo-trentino.com, “è importante che il premier Draghi abbia indicato alle parti sociali l’obiettivo di un patto sociale, una strada auspicata da tempo dalla Cisl, per accelerare gli investimenti pubblici e privati, difendere i salari e le pensioni dalla fiammata inflazionistica, puntare alla qualità e stabilità del lavoro. La sfida è sostenere subito il potere d’acquisto ed i consumi senza far ulteriormente crescere l’inflazione. Non dobbiamo consegnarci ad automatismi demagogici o ad interventi legislativi sul salario che non farebbero che peggiorare la situazione. Bisogna lavorare ad una nuova politica dei redditi che metta al centro le ragioni della crescita e della sua distribuzione”.

RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI SALVINI

Matteo Salvini, intanto, in un’intervista ad affaritaliani.it, lancia la proposta di una nuova rottamazione delle cartelle fiscali. Il leader della Lega ricorda che al momento ci sono “140 milioni di cartelle in attesa di partire, 15 milioni di italiani con almeno una cartella pendente, più di 1.000 miliardi di euro da incassare, che con questa crisi economica, dopo anni si pandemia e mesi di guerra, non verranno mai incassati”. Inoltre, “l’80% delle cartelle sotto i 1.000 euro e solo lo 0,2% delle cartelle è sopra i 100.000 euro. Con una straordinaria e necessaria pace fiscale, dopo gli anni duri del Covid e con la guerra purtroppo alle porte, il governo aiuterebbe milioni di famiglie e imprese, e soprattutto incasserebbe miliardi che potrebbe usare per tagliare tasse e aumentare stipendi e pensioni”.

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