LE PAROLE DI BENAGLIA
Roberto Benaglia ricorda che “abbiamo davanti un’estate e un autunno nel quale dobbiamo avere delle risposte sul potere d’acquisto, evitare una nuova recessione, evitare che le bollette mangino gli stipendi delle persone e ci serve un dialogo tra sindacati, parti sociali e governo per realizzare delle risposte concrete.
Noi quindi pensiamo che questo sia l’orizzonte e chiediamo alla politica di mantenere molto i piedi per terra, di non guardare ai giochi di palazzo, di guardare a quello che veramente serve alle persone, ai metalmeccanici e ai lavoratori”. Come riporta Ansa, il Segretario generale della Fim-Cisl evidenzia che “il sindacato è pronto per assumersi le responsabilità e ottenere dal governo risultati che permettano di dare stabilità al lavoro, di dare tenuta all’economia e di dare risposte al tema del potere d’acquisto per lavoratori e pensionati. Abbiamo anche il tema della riforma delle pensioni che entro quest’anno va assolutamente definito e condiviso e quindi abbiamo assolutamente bisogno che la politica non pensi a una crisi e pensi a governare questo Paese, evitando di indebolirlo”.
LA RIFORMA PENSIONI E LA “GENERAZIONE X”
Con la caduta del Governo Draghi sarebbero a forte rischio le nuove riforme attese da qui a fine Legislatura, compresa ovviamente la riforma pensioni: entro fine 2022 serve trovare un nuovo dispositivo altrimenti dal 1 gennaio 2023 è di ritorno la Legge Fornero, ampiamente ostracizzata da quasi tutti i partiti e dai sindacati. Al netto di queste notizie in vista, qualora la crisi di Governo dovesse “ufficializzarsi”, non poche problematiche attendono già ora i lavoratori della generazione X.
Come spiega un focus di “Italia Oggi”, la generazione che vede 8,7 milioni di italiani (nati tra tra il 1965 e 1980) «è destinato a subire in pieno le conseguenze negative delle grandi svolte economico-sociali degli anni ’90: flessibilità del lavoro (con i contratti che diventano meno rigidi in termini di durata) e riforma pensionistica (con il passaggio al calcolo contributivo). E con nessun rimedio, al momento». Secondo l’INPS, se non vengono posti correttivi in breve, il rischio è che al loro compimento dei 65 anni (tra il 2030 e il 2045) «si ritroveranno con appena 30 anni di lavoro utili ai fini della pensione e con 15 anni di buchi contributivi, cioè persi, sprecati e per sempre». Non solo, conclude l’INPS citato da “Italia Oggi”, chi è nato nel 1980 sa già che deve «lavorare tre anni in più per uguagliare l’importo della pensione di quella di un nato nel 1965». (agg. di Niccolò Magnani)
LA DATA CHIAVE PER LE PENSIONI
Il Sole 24 Ore elenca 10 date chiave relative ai provvedimenti importanti per gli italiani che restano “in sospeso” vista la crisi di governo aperta la scorsa settimana. Tra queste date ce n’è una che riguarda anche i temi di riforma delle pensioni.
Leggiamo infatti che “il 31 dicembre scade la possibilità di maturare i requisiti per accedere alla pensione con ‘quota 102’, il meccanismo che consente di uscire dal lavoro con 64 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva (l’uscita, per chi matura i requisiti nel 2022 è possibile anche nel 2023). Dal 2019 al 2021 è stata sperimentata la possibilità di accedere alla pensione con ‘quota 100’: età di almeno 62 anni e anzianità contributiva di almeno 38 anni. Dal 1° gennaio, però, a meno di correttivi, restano come via d’uscita principali, in base alla legge ‘Fornero’, la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e l’anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne)”. Il quotidiano di Confindustria specifica che sulle pensioni conteranno, come negli altri anni, le scelte che verranno fatte con la Legge di bilancio.
L’ACCUSA DI INSIEME PER IL FUTURO
La crisi di governo rischia di avere un forte impatto anche in tema di riforma delle pensioni. Iolanda Di Stasio e Primo Di Nicola, capigruppo alla Camera e al Senato di Insieme per il Futuro, la formazione nata dopo l’uscita di Luigi Di Maio dal Movimento 5 Stelle, in una nota ricordano infatti che “con la crisi di governo voluta dal partito di Conte, gli effetti sul Paese sarebbero devastanti”. I due parlamentari, come riporta ottopagine.it, in un documento segnalano quindi i “19 punti che lascerebbero in eredità agli italiani” i pentastellati con le loro scelte. Al punto 11 si evidenzia: “Nessuna riforma delle pensioni e si torna alla legge Fornero”. Massimo Baldini, docente di Politica Economica a Unimore, sull’edizione modenese del Resto del Carlino segnala invece che “l’aumento dell’inflazione avrà sicuramente effetti negativi molto significativi per i pensionati, però per le pensioni fino a circa 2.000 euro lordi al mese è prevista la rivalutazione integrale al tasso di inflazione effettivo dell’anno precedente. Bisognerà quindi aspettare il gennaio 2023 per ottenere questo incremento”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SONCINI (UIL)
La situazione politica italiana desta preoccupazione tra i sindacati, anche per via dei possibili interventi normativi che sono destinati a rimanere in sospeso, tra cui la riforma delle pensioni. La Provincia di Cremona riporta le parole di Paolo Soncini, Segretario generale Uil Cremona Mantova, secondo cui “l’Italia ha bisogno di un Governo, che sia stabile con cui si possa dialogare e confrontarci nel tempo”, anche perché “bisogna riprendere la strada interrotta perché davanti a noi abbiamo tante emergenze che richiedono delle risposte immediate e concrete. Abbiamo l’emergenza dell’inflazione, sul recupero del potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati, del costo dell’energia, sulla riforma fiscale e sulla riforma del welfare e delle pensioni di cui non si parla più”.
L’ANALISI DI CURCI (CGIL)
La Segretaria generale della Cgil Cremona, Elena Curci, rincara la dose, spiegando che “non è il momento di indebolire il Paese e bloccare le riforme. Stiamo vivendo la crisi più profonda degli ultimi settanta anni e siamo chiamati a misurarci con eventi che condizioneranno il futuro del pianeta”. Dal suo punto di vista, “c’è bisogno di risposte immediate è per questo che i temi che abbiamo posto all’ultimo incontro del 12 luglio 2022 al Governo sono stati: crisi energetica, superamento della precarietà, strumenti fiscali per tutelare i salari e le pensioni dall’aumento dell’inflazione, salario minimo e legge sulla rappresentanza, rinnovo dei contratti, politiche industriali, scuola, sanità, una vera riforma fiscale, riforma delle pensioni superando definitivamente la legge Fornero”.
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