RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI QUOTA 104

L’economista Gianni Geroldi, interpellato da Adnkronos/Labitalia spiega che Quota 41 “costa troppo: l’Inps sta facendo dei conti e li fa bene. Meglio se si fissa un paletto di uscita dal lavoro a 63 anni”, il che vorrebbe dire arrivare “alla quota 104, ossia 2 punti in più dell’attuale 102, che permette di andare in pensione a 64 anni con un’anzianità contributiva minima di 38 anni. E allora qualcuno dice proroghiamo quota 102 e amen. Ma, anche in questo caso, bisognerà comunque capire se si manterrà fisso uno dei due parametri, o l’età o i contributi, perché, una volta, le quote potevano essere raggiunte indifferentemente dalle due componenti. Ora, siccome i soldi sono pochi, si mettono degli sbarramenti all’età anagrafica”.



L’ANALISI DI GEROLDI

Secondo il Professore di Economia della previdenza e dei sistemi pensionistici presso l’Università Cattolica di Piacenza, sia Quota 41 che Opzione uomo “toccano solo parzialmente la criticità della flessibilità, mentre non incidono minimamente sulla questione delle pensioni basse, che sembra sparita dal dibattito” e se “le persone se ne vanno presto rischiano di avere pensioni molto basse. Geroldi parla anche del problema dell’indicizzazione degli assegni:“Se come prevede il Def c’è un calo progressivo dell’inflazione al 3,5% il prossimo anno, per poi scendere al livelli fisiologici, è un conto. Ma, oggi, con l’incertezza che c’è, fare queste previsioni diventa molto difficile. Per cui, se l’inflazione faticasse a calare e si dovesse mantenere un po’ più alta o molto più alta di quello che si prevede, anche il tema dell’indicizzazione delle pensioni diventerà molto rilevante”.



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