A CHI SPETTA IL BONUS DA 200 EURO
Il Sole 24 Ore chiarisce alcuni aspetti importanti legati al bonus una tantum da 200 euro che verrà erogato anche ad alcuni pensionati. “A usufruire del bonus saranno i titolari di uno o più trattamenti previdenziali, di assegni sociali, di trattamenti per invalidi civili, ciechi e sordomuti, e di quelli di accompagnamento alla pensione residenti in Italia e sotto il tetto dei 35 mila euro: per il calcolo sarà preso in considerazione qualsiasi tipo di reddito. Con alcune ‘esclusioni’.
A cominciare dalla casa di abitazione, dai trattamenti di fine rapporto dei lavoratori, e dall’assegno unico e dagli assegni familiari. Tra le voci che non concorreranno a far lievitare il reddito considerato ci sono anche gli assegni di guerra e l’indennizzo ai soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati, l’indennità di accompagnamento, l’assegno mensile per l’assistenza personale e continuativa ai pensionati per inabilità, l’indennità prevista per i ciechi parziali e quella di comunicazione per i sordi prelinguali”, si legge sul quotidiano di Confindustria.
CGIL SULLA PROSSIMA RIFORMA PENSIONI: “NON BASTANO I BONUS”
Dopo Cisl e Uil, anche la Cgil rilascia una nota in merito all’incontro con il leader della Lega Matteo Salvini – avvenuto nella mattina del 17 maggio scorso: il tema, oltre alla crisi economica e dell’inflazione, è sempre la riforma pensioni del prossimo anno.
Secondo la vice segretaria generale della CGIL Gianna Fracassi, gli strumenti messi in campo dal Governo Draghi nell’ultimo Decreto Aiuti (su tutti, il bonus 200 euro una tantum per contrastare i rincari della guerra) non sono sufficienti: «al leader della Lega Matteo Salvini abbiamo ribadito le nostre proposte. Sul tema dell’inflazione c’è bisogno di un intervento strutturale. Sicuramente è importante quanto contenuto nel dl Aiuti, ma occorrono ulteriori misure per garantire sostegni strutturali sul versante dei salari e delle pensioni», spiega la rappresentante della Cgil al tavolo con la Lega. Entrando poi nelle pieghe del tema pensioni 2022, Fracassi ribadisce come «abbiamo una piattaforma unitaria sulla quale chiediamo si apra un confronto, ponendo attenzione ai lavori gravosi, ai giovani e alle donne». (agg. di Niccolò Magnani)
IL PUNTO DI DURIGON
Come riporta Radiocor, dopo l’incontro con i rappresentati dei sindacati, Claudio Durigon ha spiegato che in tema di riforma pensioni “l’idea è di andare completamente oltre la legge Fornero, operando una distinzione netta tra trattamenti assistenziali e previdenziali”.
L’esponente della Lega ha anche detto che “quello che proponiamo concretamente sin dalla prossima finanziaria, è l’adozione di ‘Quota 41’, che permetterà di andare in pensione a tutti coloro che hanno almeno 41 anni di contribuzione alle spalle. La proposta vuole introdurre nuovi strumenti sia per i giovani, per garantire loro un futuro pensionistico, sia per le donne, riconoscendo la riduzione di anno di contribuzione per ciascun figlio. Una nuova dimostrazione di attenzione sociale per il futuro del welfare del nostro Paese”. Resta da capire se Quota 41 sarebbe con il ricalcolo contributivo dell’assegno, come in una precedente proposta targata Durigon o meno. Senza dimenticare che le donne senza figli sarebbero escluse da ogni tipo di riconoscimento contributivo.
LE PAROLE DI SBARRA
Ieri si è tenuto un incontro tra Cgil, Cisl e Uil, da una parte, e la Lega, dall’altra, cui ha preso parte anche il Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, il quale ha ricordato che “per noi le priorità rimangono quelle di salvaguardare il potere d’acquisto di salari e pensioni, sostenere i consumi e la domanda interna, ridurre il cuneo fiscale per le imprese che investono ed assumono lavoratori, potenziare gli interventi sulla sicurezza sul lavoro, avviare la trattativa sulla delega fiscale.
Occorre riprendere subito anche il confronto con il governo sul cambiamento del sistema pensionistico per modificare la legge Fornero affrontando i temi relativi ad una pensione contributiva di garanzia per giovani e donne, rilanciare la previdenza complementare, rendere strutturale, allargando, l’Ape sociale e costruire misure di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Bisogna governare l’emergenza con un dialogo costante e strutturato tra il governo e le parti sociali attraverso misure che evitino le fiammate inflazionistiche”.
RIFORMA PENSIONI, LA STAFFETTA GENERAZIONALE
I fondi di solidarietà bilaterale possono prevedere anche prestazioni per gestire la staffetta generazionale. Come spiega Il Sole 24 Ore, questa possibilità non è frutto di una riforma delle pensioni, ma dell’emendamento 12.0.22, già approvato, al decreto legge 21/2022.
La nuova norma stabilisce, modificando il decreto legislativo 148/2015, che “i i fondi bilaterali, compresi quelli che occupano almeno un dipendente, possono avere la finalità di ‘assicurare, in via opzionale, il versamento mensile di contributi previdenziali nel quadro di processi connessi alla staffetta generazionale a favore di lavoratori che raggiungono i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato nei successivi tre anni consentendo l’assunzione di lavoratori di età non superiore a 35 anni, compiuti presso il medesimo datore di lavoro’”.
RIDOEMA PENSIONI, L’UTILIZZO DEI FONDI DI SOLIDARIETÀ
Il quotidiano di Confindustria evidenzia che nella norma non viene indicata la tipologia contrattuale da utilizzare per l’assunzione degli under 35 e anche che “l’emendamento prevede l’esercizio di ‘un’opzione’.
Questo sembrerebbe portare a dire che il normale versamento contributivo già richiesto dal fondo di solidarietà bilaterale alle aziende del settore che risultano iscritte può essere utilizzato dal fondo anche per riconoscere prestazioni per accompagnare al prepensionamento i lavoratori che si trovino entro tre anni dalla vecchiaia o dalla anticipata; e ciò in alternativa alla prestazione integrativa rispetto a quella di legge e alla formazione. D’altronde, la norma non prevede un onere aggiuntivo per questa nuova finalità”.
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