RIFORMA PENSIONI, L’ISTANZA DELL’ANP-CIA

Domani a Bari si terrà l’Assemblea Regionale Elettiva dell’Anp-Cia Puglia. Il Presidente Franco Tinelli, come riporta statoquotidiano.it, spiega che il 43% dei 20mila agricoltori pensionati pugliesi circa il 43% percepisce l’importo minimo della pensione, vale a dire 500 euro al mese. Anche per questo l’Anp-Cia “si batte per garantire pensioni dignitose, guardando anche al futuro, a cominciare dall’equiparare progressivamente i minimi pensionistici al 40% del reddito medio nazionale (650 euro), come previsto dalla Carta Sociale Europea. Oggi il 44 per cento dei pensionati vice in semi povertà, il 10% non riesce neppure a sostenere le spese per mettere insieme pranzo e cena”. L’Anp ritiene anche necessario il ricambio generazionale all’interno delle aziende agricole: “I giovani devono essere il cuore, la mente e le gambe su cui costruire oggi le condizioni del futuro sviluppo della nostra agricoltura attraverso l’innovazione, l’agricoltura di precisione, la multifunzionalità e l’integrazione con i comparti del turismo, dei servizi, del commercio e dell’industria”.



DRAGHI ANNUNCIA INCONTRO CON I SINDACATI. E LE PENSIONI?

Durante la conferenza stampa con la Stampa Estera, il Premier Mario Draghi ha annunciato un imminente incontro con i sindacati per discutere di tutte le problematiche legate all’inflazione, al caro prezzi e alla crisi sulle materie prime, tutte conseguenze della guerra in Ucraina (ma non solo).



Non è stato fatto specifico riferimento alla riforma pensioni ma potrebbe comunque essere quella l’occasione giusta per riproporre al tavolo Governo-sindacati il tema tutt’altro che in secondo piano della previdenza, avvicinandosi la scadenza del Def dove andranno inseriti i cordoni sostanziali sulla spesa delle pensioni per il prossimo anno. «Avremo anche un incontro con i sindacati italiani la settimana prossima» ha detto il Presidente del Consiglio. Ieri la nota unitaria di Cgil-Cisl-Uil chiedeva al Premier Draghi l’impegno immediato per colloqui sulla riforma pensioni: «È assolutamente necessario che il Governo prima della definizione del prossimo Def risponda con chiarezza alle questioni poste da Cgil, Cisl, Uil in merito all`adeguatezza delle future pensioni dei giovani, alla valorizzazione della maternità e del lavoro di cura e delle donne ai fini previdenziali, alla necessaria flessibilità di accesso alla pensione che riallinei l`Italia alla media dei Paesi europei e sul rilancio della previdenza complementare. Consapevoli della grave crisi internazionale è però necessario che il Governo trovi il tempo per dare una risposta a milioni di lavoratrici e lavoratori». (agg. di Niccolò Magnani)



L’INTERVENTO DI TRIDICO

Intervenendo al convegno organizzato dall’Inapp dal titolo “Lavoro, welfare e sicurezza sociale: le nuove sfide”, Pasquale Tridico ha evidenziato come il principale problema del mercato del lavoro sia rappresentato dal livello basso dei salari. Un fattore che poi incide anche sulla previdenza. Infatti, ha spiegato il Presidente dell’Inps secondo quanto riportato da Adnkronos, oggi si parla di una misura di riforma pensioni dedicata ai giovani, la pensione di garanzia, che “è quasi un ossimoro visto che con il sistema scelto nel ’96 la contribuzione dovrebbe essere sufficiente a pagare le future pensioni. E se non lo è è perché i contributi di quelle pensioni sono legati alle retribuzioni che se sono basse creano un problema di contributi insufficienti a pagarti la pensione e ti obbliga a inventarti la pensione di garanzia”. Tridico ha anche ricordato che ci sono circa 3,5 milioni di irregolari su 23 milioni di lavoratori che sostengono 16 milioni di pensionati su una popolazione di 60 milioni di cittadini, “troppo poco per avere una certezza che nel lunghissimo periodo le cose possano andare bene”.

LE PAROLE DI ROTA

Dal 5 al 7 aprile si terrà il Congresso nazionale della Fai-Cisl e il Segretario generale Onofrio Rota, in un’intervista a Italpress, ha spiegato quali sono le richieste più urgenti da rivolgere al mondo politico. Per il leader della Federazione Agricola Alimentare Ambientale Industriale Italiana, occorre, in un momento in cui il lavoro è sempre più debole e discontinuo, che “vengano trovati strumenti e ammortizzatori sociali adeguati per interpretare questo tempo”, facendo riferimento, tra l’altro, ai “vari ammortizzatori di uscita collegati ai temi delle pensioni che devono essere sempre più flessibili e aiutare un ricambio generazionale”. Per l’11 aprile è stato invece indetto, da parte di Federcontribuenti, uno sciopero silenzioso contro i rincari energetici. Come riporta corrieretneo.it, l’associazione evidenzia che “ai rincari di questo trimestre non regge la classe media di questo Paese, figuriamoci le pensioni minime e le buste paghe da mille euro come nemmeno i percettori del reddito di cittadinanza”.

RIFORMA PENSIONI, I RAPPORTI DELL’INAPP

Come riporta il sito del Sole 24 Ore, due rapporti dell’Inapp evidenziano che in Italia “si spende poco per gli investimenti sociali (in capitale umano, in servizi di cura, conciliazione, politiche attive del lavoro) e si propende per i trasferimenti monetari di natura passiva (per lo più pensioni di vecchiaia e superstiti) con un basso livello di condizionalità all’accesso”. Più nello specifico, “la spesa per i servizi e le misure di attivazione per i disoccupati rappresenta solo lo 0,2% del Pil, collocando il nostro Paese alle ultime posizioni, a fronte di un valore medio europeo dello 0,6%”, mentre abbiamo un sistema di welfare “orientato per lo più verso la spesa previdenziale che secondo l’ultimo dato Eurostat disponibile (2019), assorbiva percentuali rilevanti del Pil (oltre il 16%)”.

RIFORMA PENSIONI, L’ALTO LIVELLO DELLA SPESA PREVIDENZIALE

Guardando ai numeri, “l’area di intervento ‘vecchiaia e superstiti’ copre il 58,3% della spesa sociale, seguita da ‘malattia/salute e invalidità’ (28,6%), ‘famiglia/figli’ (3,9%), ‘disoccupazione’ (5,7%) e ‘contrasto alla povertà ed esclusione sociale’ (3,5%). Secondo Sebastiano Fadda, Presidente dell’Inapp, nel nostro Paese “prevale un generale orientamento verso i trasferimenti monetari, e per lo più di natura previdenziale. Per molti aspetti l’Italia sembra un paese che resta indietro anche rispetto alla nuova agenda di investimento sociale dettata a livello europeo. Da questa linea non si discostano le trasformazioni che negli ultimi anni hanno dato luogo a interventi di grande rilievo, a cominciare dal contrasto della povertà”.

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