FORZA ITALIA PRONTA A PRESENTARE LE SUE PROPOSTE
Come riporta Ansa, Fabrizio Sala, ospite a Tagadà, su LA7, ha detto che Forza Italia presenterà domani “una proposta al Ministro Giorgetti anche sul tema pensioni, per riuscire a definire priorità di intervento”. Il deputato azzurro ha aggiunto che “la riforma delle pensioni, in particolare l’aumento delle minime, è sicuramente primaria e realizzabile: discussione nel 2023, inizio nel 2024”. Intanto, come riporta La Stampa, secondo l’Osservatorio Inps sui lavoratori pubblica, “nei prossimi 10 anni oltre un terzo dei dipendenti pubblici attuali andrà in pensione”. Infatti, dei “3,7 milioni di lavoratori con almeno una giornata retribuita nel 2021, circa 1,36 milioni hanno oltre 55 anni, e tra questi 664 mila hanno superato i 60”. Come riporta Radiocor, sempre l’Inps ha fatto sapere che “sono state liquidate circa 785 mila pensioni nel 2019, 880 mila nel 2020 e oltre 900 mila nel 2021”, mentre nei primi nove mesi del 2022 “il numero di pensioni liquidate è pari a 722 mila”.
PROIETTI (UIL): “BENE RIFORMA PENSIONI GOVERNO, MA NON BASTA”
I piani presentati in questi giorni dal Governo Meloni sulla prossima riforma pensioni (sia quella per fine 2022 sia quella soprattutto dal 2023 in poi) piacciono ma sarebbero solo un primo step, secondo i sindacati come la UIL. Il segretario confederale Domenico Proietti a “PensioniPerTutti.it” spiega cosa ancora servirebbe per rivoluzionare appieno il mondo della previdenza: «Quota 41 è un’opportunità, se ben strutturata, che risponde però solo ad una parte della platea dei lavoratori. L’ipotesi di consentire l’uscita anticipata con la sola anzianità contributiva è una delle vie per creare piena flessibilità, ma non può essere sottoposta a vincoli anagrafici, che hanno il solo scopo di contingentare e limitare e assolutamente senza ricalcoli o penalizzazioni».
Secondo il sindacalista UIL, il problema della riforma pensioni è che gli assegni previdenziali sono «sono frutto di contributi versati dai lavoratori, quindi, non sono un costo, ma l’effetto di una promessa, di un contratto sociale, fatta dallo stato ai lavoratori e alle lavoratrici». L’ipotesi dell’incentivo messo a punto dal MEF per rimanere al lavoro nonostante i benefici maturati per la pensioni sono un elemento utile secondo Proietti, ma «solo se inserita nel quadro più ampio. Che parta da una vera riforma delle politiche attive e passi dall’introduzione di meccanismi di turnover pienamente efficienti e che sappiano facilitare il trasferimento delle competenze tra lavoratori più anziani e i giovani». In ultima analisi, secondo il segretario confederale la prossima riforma pensioni strutturale dovrebbe prevedere «una misura complessiva completa e multidimensionale che risponda a tutte le persone partendo da una flessibilità più diffusa per un accesso alla pensione intorno ai 63 anni come in linea con la media europea». (agg. di Niccolò Magnani)
I PIANI DEL GOVERNO SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI
Il Sole 24 Ore riporta quella che sarà la strategia del Governo in tema di riforma delle pensioni dal prossimo anno, dopo aver approvato quindi la Quota 103 per il solo 2023. Il quotidiano di Confindustria evidenzia che in particolare l’obiettivo è di arrivare, come vorrebbe la Lega, alla Quota 41 “secca” entro il 2025-26. “Oltre a Quota 41, dovrebbe essere previsto un nuovo meccanismo di uscite partendo da una soglia anagrafica minima di 62 (o 63) anni. Due le ipotesi sul tavolo: una riduzione del trattamento tarata sul numero di anni di anticipo rispetto al requisito di vecchiaia o il ricalcolo contributivo dell’intero assegno con l’importo che si ridurrebbe maggiormente (anche oltre il 20%) uscendo appunto a 62 o 63 anni. In quest’ultimo caso si materializzerebbe la cosiddetta ‘Opzione uomo’ sulla falsariga dell’attuale modello di ‘Opzione donna’”. C’è anche l’idea di incentivare la permanenza al lavoro di chi ha maturato il diritto alla pensione. Il Governo vorrebbe anche introdurre bonus contributivi per le madri e per i giovani, separare previdenza e assistenza, oltre che alleggerire la tassazione sui fondi pensione.
LANDINI SULLA RIVALUTAZIONE
Oggi e domani a Roma il Fondo Perseo Sirio, dedicato ai lavoratori della Pubblica amministrazione e della sanità, festeggia i dieci anni di attività con una serie di dibattiti che viene così presentata, come riporta Il Riformista, dal Presidente Wladimiro Boccali: “La riforma delle pensioni è anche il rilancio della Previdenza Complementare. È nostra intenzione, con l’organizzazione di questo evento, avviare un dibattito pubblico utile non soltanto alla rete del Fondo e ai nostri iscritti, ma in generale al nostro Paese, impegnato, in questo delicato momento, nel tracciare e costruire un nuovo assetto del Sistema Previdenziale”. Intanto Maurizio Landini, intervistato da Repubblica, tiene a evidenziare che la rivalutazione delle pensioni “non è un regalo di questo governo, ma il frutto di anni di lotte del sindacato”. Il Segretario generale della Cgil evidenzia anche che “abbiamo salari bassi, lavori precari e in futuro pensioni da fame. Stiamo bruciando una generazione”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LANDINI
“Noi abbiamo chiesto al governo di avviare un confronto e avere un tavolo di trattativa” per una riforma complessiva della legge Fornero sulle pensioni. “Non ci accontentiamo di una cosa che non si capisce bene neanche cosa sarebbe”. Questo quanto afferma, come riporta Ansa, Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil, secondo cui “i 41 anni per noi devono essere scollegati dall’età anagrafica. E non abbiamo posto solo questo tema, per i giovani e le donne bisogna costruire un sistema che stia in piedi”. Restando in casa Cgil, il Segretario generale della Fiom, Michele De Palma, ritiene che “sarebbero necessari correttivi di sostegno a chi ha pensioni più povere oltre alla rivalutazione data”.
LA RICHIESTA DI DE PALMA
Dal suo punto di vista, “oggi la rivalutazione delle pensioni ovviamente incide in maniera significativamente positiva per le pensioni più alte, in maniera invece diciamo così non determinante per le più basse. Sarebbe opportuno che il governo intervenga per chi ha le pensioni al minimo, visto che c’è un’inflazione tra l’altro così alta”. Intanto, come ricorda Italia Oggi, entro fine mese, “i soggetti con pensione decorrente entro lo stesso anno 2021 che svolgono attività di lavoro autonomo sono tenuti a comunicare all’Inps ‘i redditi di lavoro autonomo’ ai fini dell’eventuale cumulabilità con la pensione”. Un adempimento che interessa in particolare quanto hanno utilizzato Quota 100 e Quota 102 stante il divieto di cumulo vigente che riguarderà con tutta probabilità anche la nuova Quota allo studio del Governo per il 2023.
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