LE PAROLE DI CAZZOLA

In un articolo pubblicato su formiche.net, Giuliano Cazzola spiega che “per quanti – come il sottoscritto – ritenessero non prioritario e inutile attuare l’ennesima (contro)riforma delle pensioni, il fatto che di previdenza si parli poco potrebbe essere considerato un segnale positivo”. Tuttavia, ammette l’ex deputato, “è difficile che il nuovo governo passi la mano di fronte a un piatto che includa il gettone delle pensioni. Ma l’onorare gli impegni assunti in campagna elettorale, non sarà un’impresa facile”. Tra i punti programmatici in tema di riforma delle pensioni di Fratelli d’Italia, Cazzola evidenzia che “l’abolizione dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’attesa di vita (peraltro introdotto dall’ultimo governo Berlusconi) sarebbe un colpo mortale alla sostenibilità del sistema. Poi viene riaperta la caccia alle c.d. pensioni d’oro. Ed è probabile che qualche misura di questo tenore sia già introdotta nella prossima legge di bilancio per consentire qualche ritocco alle pensioni minime e sociali”.



USURANTI E OPZIONE DONNA: COSA SUCCEDE NELLA PROSSIMA RIFORMA PENSIONI

Gli occhi sono tutti puntati sul fronte previdenza alla possibile riforma pensioni da lanciare entro fine 2022, al più tardi ad inizio 2023, sul rebus Opzione Uomo e Quota 41 (con soglia fissa). Ma nelle prossime settimane i capitoli da osservare saranno anche quelli “già noti” di lavori usuranti per l’Ape social e per l’Opzione Donna da rendere una volta per tutte legge permanente. Un obiettivo primario per il Governo di Centrodestra sarà quello di rendere strutturale la riforma pensioni dedicate alle lavoratrici: uscita dal mondo del lavoro a 58 anni, 59 anni se autonome, e 35 anni di versamenti: il ricalcolo contributivo dell’assegno sarà garantito e l’Opzione Donna in generale non sarà più prorogata di anno in anno ma diverrà legge dello Stato.



Da risolvere anche il nodo dei lavori considerati usuranti e per i quali permane la possibilità di entrare in pensione prima del consueto: garantito il percorso abbreviato d’uscita ma va ridefinita quale sia l’attuale platea di usuranti, con possibilità che il prossimo Governo Meloni possa arrivare ad una parola definitiva dopo aver discusso con le parti sociali che da tempo chiedono un aggiornamento in tal senso. (agg. di Niccolò Magnani)

L’ATTESA PER LA LIQUIDAZIONE DEGLI STATALI

Repubblica ricorda che i dipendenti pubblici che utilizzano Quota 102 o Quota 100 possono dover aspettare cinque anni per avere la loro liquidazione, a meno di non ricorrere a un anticipo (fino a 45.000 euro) da parte di una banca che però comporta il pagamento di un interesse che nei mesi sta crescendo, complice il rialzo dei rendimenti dei Btp. Infatti il tasso agevolato è pari “al rendimento medio dei titoli pubblici (il cosiddetto Rendistato) con durata analoga al finanziamento più lo 0,40% di maggiorazione”. Il quotidiano romano evidenzia che nel caso il nuovo Governo approvasse una misura come Opzione uomo o Quota 41 “è altamente probabile che, come già accade per Quota 100 e 102, i tempi di attesa dell’erogazione del Tfr o Tfs si allunghino, con maggiori possibilità che il dipendente abbia bisogno di un anticipo delle somme. E con un maggiore lavoro proprio per le banche”. Intanto Matteo Salvini in un post scrive: “Al lavoro sui temi economici a partire da pensioni, pace fiscale, caro bollette. Gli italiani vogliono un governo di centrodestra per risposte chiare, concrete e di buonsenso: la Lega c’è”.



I NUMERI CHE PESANO PER IL NUOVO GOVERNO

In un articolo pubblicato su Milano Finanza vengono ricordate le tendenze della spesa pensionistica nei prossimi anni e viene anche evidenziate che “tale andamento risente sia della progressiva uscita delle generazioni del baby boom, sia degli effetti dell’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione della speranza di vita. Anche alla luce delle previsioni aggiornate occorre ora verificare quale sarà la strategia previdenziale del nuovo governo immaginando verosimilmente una prima fase con l’introduzione nella Legge di Bilancio 2023 di misure di contingenza come il rinnovo di Opzione donna e l’Ape sociale che scadono il prossimo dicembre e una soluzione di flessibilità in uscita che compensi il venir meno di Quota 102, sempre a fine 2022, che potrebbe anche essere prorogata visti i tempi ristretti. Potrebbe seguire una una seconda fase di più ampio respiro che consideri temi come la pensione di garanzia contributiva, gli effetti del Pil sul contributivo, la flessibilità in uscita strutturale, fino al rilancio della previdenza complementare”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LANDINI

Secondo Maurizio Landini, in tema di pensioni è necessaria “una riforma complessiva”. Come riporta Ansa, il Segretario generale della Cgil ricorda che “insieme a Cisl e Uil abbiamo presentato una piattaforma sia al Governo Draghi sia al Governo Conte e la ripresentiamo anche al Governo Meloni”. Dal suo punto di vista, “bisogna mettere mano alla cosiddetta ‘riforma Fornero’ perché i giovani oggi, con la precarietà che c’è sul lavoro, non hanno un futuro previdenziale”. Anche per questo tra le proposte dei sindacati c’è “la pensione di garanzia per i giovani”. Landini sottolinea anche che “non ci può essere un’età di uscita unica per tutti, c’è bisogno di riconoscere le differenze di genere, affrontando il problema delle donne che sono state penalizzate”.

LA CRITICA DI FEDERICO (+EUROPA)

Il leader della Cgil viene però criticato da Valerio Federico, componente della segreteria di +Europa: “Landini ci dice di nuovo che va combattuta la precarietà, si tratta di parole a vuoto: per contenerla ma soprattutto perché crescano i salari l’unica strada è quella di investire per accrescere la produttività e nello stesso tempo ridurre i contributi a carico dei nuovi assunti e delle imprese, altro che regalare i bonus d’uscita dal lavoro facendolo pagare ai lavoratori stessi”. Intanto il Direttore generale Inps Sicilia, Sergio Saltalamacchia, evidenzia che “come confermano i numeri pensionistici, purtroppo una quota molto alta di pensioni va ai superstiti: la quota è quasi tripla rispetto alla media nazionale e significa che complessivamente le pensioni in Sicilia sono più vecchie rispetto al resto del territorio”.

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