IL DIVARIO DI GENERE DA CONTRASTARE

L’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali della Cgil Marche ha diffuso i dati relativi alle pensioni erogate nella provincia di Macerata, evidenziando, come riporta centropagina.it, l’esistenza di un divario di genere importante:

“Gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 39,2% del totale, mentre per le donne tale percentuale sale al 75,3%”. Secondo il sindacato, “va sempre più posta attenzione quindi alle condizioni di vita di questa alta rappresentanza di popolazione, un attenzione che deve partire dalla politica e che non può eludere da azioni ed interventi specifici e diretti che prevedano l’alleggerimento di questa condizione”. La Cgil spiega che “questi interventi debbono essere presi ad ogni livello politico, a partire da una legge sulla non autosufficienza, fino alla responsabilizzazione di ogni nostro ente locale affinché intervenga con azioni dirette e concrete ad alleviare queste condizioni. Lo Spi-Cgil, in maniera unitaria, è impegnato in una forte contrattazione sociale e territoriale di confronto con loro, nell’intento di far crescere consapevolezza e con l’intento di trovare soluzioni di volta in volta significative e concrete”.



LE PAROLE DI BARBAGALLO

Al congresso regionale della Uil Pensionati Abruzzo, che ha rieletto come Segretaria generale Germania Temporin, ha partecipato anche Carmelo Barbagallo, Segretario generale nazionale, che, come riporta abruzzolive.it, ha ricordato che “se non redistribuiamo la ricchezza, avremo sempre un problema: la popolazione si incarognisce, e scoppia così la violenza.



Dobbiamo fare in modo che la ripresa economica non vada persa: c’è spazio per tutti per crescere. Senza le lotte, non si ottengono risultati. Per questo, abbiamo riempito le piazze. Senza sindacato non c’è democrazia, senza sindacato plurale non c’è democrazia. Dobbiamo stare in mezzo alla gente, partecipare e far partecipare. Per questo, partecipiamo alle vertenze per i rinnovi dei contratti: con buoni contratti, ci saranno anche buone pensioni. Altrimenti il rischio è che il sistema fallisca. Grazie per quello che avete fatto, grazie per quello che state facendo, grazie per quello che farete per il futuro dell’Italia”.



LE PAROLE DI OLIVETI

Come riporta Il Sole 24 Ore, la Fondazione Enpam, l’ente di previdenza di medici e odontoiatri, ha chiuso il bilancio 2021 evidenziando che dal 2016 “le pensioni ordinarie dei camici bianchi sono aumentate del 135% e per il solo settore della medicina generale, nello stesso periodo l’aumento è stato del 241 per cento.

Sono anni che Enpam segnala che tantissimi medici sarebbero andati in pensione, ‘ma per rimpiazzarli sono stati formati troppi pochi nuovi medici di famiglia e troppo tardi’, sottolinea Alberto Oliveti, Presidente della Fondazione Enpam”. Oliveti evidenzia anche il peso fiscale sui sono soggette le Casse previdenziali: “Invece di essere facilitati, veniamo zavorrati. Tanto per fare un esempio, Inps riceve trasferimenti da parte dello Stato pari a oltre il 30% delle pensioni che paga; nel caso dell’Enpam è invece l’ente a trasferire risorse allo Stato. Nell’ultimo hanno Enpam ha pagato imposte per un importo che corrisponde a quasi il 10% della propria spesa pensionistica”.

RIFORMA PENSIONI 2022, L’ANALISI SULLA SPESA

In una nota dell’Osservatorio Parlamentare di Lavoro&Welfare e dello Studio Labores di Cesare Damiano dedicata al Def 2022 c’è anche un passaggio dedicato ai temi di riforma delle pensioni, a cominciare dalle previsioni sulla spesa pensionistica contenute nel documento approvato da Governo e Parlamento.

“Nel 2025, la spesa in rapporto al Pil è prevista attestarsi su valori pari a circa il 16,1 per cento. Nel decennio seguente, la crescita del rapporto tra spesa per pensioni e Pil raggiunge il picco del 17,4 per cento del 2036, stabilizzandosi fino al 2040, decrescendo al 13,7 entro il 2060 e al 13,3 entro il 2070. Rispetto a tali valori, giova ricordare come le suddette percentuali scontino il fatto di essere stimate al lordo della quota fiscale a carico dei trattamenti pensionistici”, si legge nella nota.

RIFORMA PENSIONI 2022, IL CONTENUTO DEL DEF

Il riferimento è a “risorse che ritornano al bilancio dello Stato sotto forma di imposte sui redditi dei percettori. Un elemento che, ovviamente, dilata il valore percentuale e che distorce i raffronti internazionali con altri Paesi, come la Germania, che, più correttamente, calcolano gli oneri dei trattamenti pensionistici al netto del prelievo fiscale. In ogni caso, dal quadro delle previsioni della spesa pensionistica a legislazione vigente non sembra emergano margini economici e politici per un incisivo intervento di superamento della riforma pensioni della Fornero, solo temporaneamente limitata dal sistema delle quote 100 e 102, né per significative misure in favore dei giovani lavoratori o delle donne. Tanto è vero che nell’ampio novero di provvedimenti collegati alla prossima manovra di bilancio non compare la riforma delle pensioni”.

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