LE PAROLE DI BERSANI
Pierluigi Bersani evidenzia il problema “che si chiama inflazione, e che deriva dall’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, comprese quelle agricole che rischiano di provocare una carestia globale e una crisi del potere d’acquisto qui da noi”.
Per evitare questo rischio, secondo il leader di Articolo 1 occorre “intervenire su salari e pensioni. Che devono essere rivalutati in funzione dell’aumento dei prezzi. Noi stiamo rivalutando i contratti del 2%, mentre l’inflazione cresce del 6%. Non dico di ripristinare la scala mobile. Ma con l’inflazione così alta, noi dobbiamo pensare a un intervento del governo”. Intervistato da fanpage.it, l’ex segretario del Pd critica anche la riforma fiscale, specie nella parte in cui “si dice che i comuni in deficit possono fare un addizionale. Il problema è che nella giungla di detrazioni e flat tax, questa addizionale la pagano solo lavoratori e pensionati”.
IL POST DI CONTE
In un post sulla sua pagina Facebook, Giuseppe Conte si scaglia contro Giorgia Meloni e Matteo Renzi. Il Presidente del Movimento 5 Stelle ricorda infatti che Fratelli d’Italia “ha lanciato una brillante proposta: togliere reddito e pensioni di cittadinanza agli italiani che non riescono a sopravvivere per investire sulle armi, con occhio molto attento alle lobby di settore.
Nella guerra agli ultimi, spicca anche il redivivo Renzi, che non accetta mai di farsi superare, soprattutto negli errori: ha appena annunciato di voler raccogliere le firme per togliere a centinaia di migliaia di famiglie, di giovani precari, anziani e disabili un reddito che gli permette di arrivare a fine mese”. Secondo l’ex Premier, “Meloni e Renzi si intendono benissimo, soprattutto su un punto: forti con i deboli e molto sensibili, invece, verso gli interessi di chi già conta, e tanto. Orgogliosi di dare voce a chi, per questa politica lontana dalla realtà, è solo un rumore di fondo. A chi per loro non conta”.
LA SCOMMESSA DEI PEPP
In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene spiegato che “lo schema di decreto legislativo recante l’attuazione del regolamento (Ue) 2019/1238 sui Pepp (Prodotto pensionistico individuale panaeuropeo), approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 5 maggio e trasmesso all’esame delle Camere, ha destato l’interesse degli operatori per alcune novità di rilievo”.
I Pepp si affiancheranno agli altri strumenti di previdenza complementare già esistenti, con la peculiarità rappresentata dalla “portabilità nei vari Paesi dell’Unione”, cosa che dovrebbe renderli più attrattivi “per i giovani e i lavoratori mobili”. Tuttavia, non potrà essere alimentato con il Tfr. Il quotidiano di Confindustria evidenzia che è “difficile prevedere se i Pepp riusciranno a riscuotere l’effettivo interesse del mercato. Essi potranno comunque costituire un presidio per favorire, sotto il profilo della previdenza integrativa, le esperienze all’estero delle giovani generazioni, anche in termini di crescita del senso di appartenenza e di cittadinanza europea”.
LE PAROLE DI ROMANI
La Cisl si trova solo parzialmente concorde con le raccomandazioni della Commissione europea all’Italia. In una nota, il Segretario confederale Giulio Romani spiega in particolare che “appare assai lontana dalla realtà la valutazione sia rispetto alla crescita, sia rispetto all’inflazione, che sembra non tenere conto che la seconda non sia dovuta ad eccesso di domanda ma a ben altri fattori, mentre la prima, ben al di sotto delle previsioni, è messa sempre più a rischio dall’evoluzione di uno scenario geopolitico che non potrà non avere conseguenze sullo sviluppo”.
Romani ricorda quindi che la Cisl ha chiesto al Governo di valutare uno scostamento di bilancio e “di accelerare le riforme a partire da quella fiscale che deve vedere al centro il tema della riduzione della pressione sul lavoro dipendente e sulle pensioni, ma, oltre a queste, di sostenere in sede europea anche una revisione strutturale del patto di stabilità. Si trasformi la riflessione nata dall’emergenza nell’occasione per costruire stabilmente un’Europa diversa e migliore”.
RIFORMA PENSIONI, L’INIZIATIVA DELLA CGIL
La Cgil ha convocato una “grande assemblea nazionale in forma aperta” che si terrà il 18 giugno a Roma. Nel presentare l’iniziativa, il sindacato di corso Italia ha diffuso un documento in cui vengono toccati anche dei punti relativi alla riforma delle pensioni, a partire dalla necessità di prevedere all’interna della stessa a l’istituzione di una “pensione di garanzia per le carriere precarie e per i percorsi di lavoro discontinui che dia certezza di reddito in prospettiva”.
Per il sindacato guidato da Maurizio Landini bisogna anche “aumentare i controlli ed eliminare le cause degli infortuni e delle morti sul lavoro”, prevedendo tra le altre cose la pensione anticipata per chi fa lavori usuranti e gravosi”, misura peraltro già prevista per alcune categorie professionali.
RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DEL SINDACATO
Riguardo al recente provvedimento contenuto nel Decreto aiuti che istituisce un bonus una tantum da 200 euro per i redditi fino a 35.000 euro, la Cgil spiega che si tratta di “una prima risposta alle richieste sindacali, ma bisogna fare di più aumentando il netto della busta paga e delle pensioni. Abbiamo alcune proposte che vanno in questa direzione: rafforzare il bonus energia allargando la platea; aumentare la decontribuzione sui salari e per i pensionati il valore e la platea dei beneficiari della c.d. quattordicesima; indicizzare le detrazioni per lavoro dipendente e pensionati; riaffermare il sistema di welfare pubblico: sanità, sociale, istruzione, pensioni”. In vista dell’appuntamento del 18 giugno si terranno assemblee sul territorio.
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