LE PAROLE DI MARINO
Mauro Marino si augura che il Governo approvi la riforma delle pensioni nella sua integrità e complessità “entro l’anno, in particolare i 41 anni di contributi per tutti, una flessibilità dai 62 a 70 anni, il bonus per le mamme con figli, la pensione di garanzia per i giovani, la resa strutturale di Opzione Donna e Ape Sociale, l’implementazione della previdenza integrativa, il minor costo per il riscatto della laurea, il mantenimento del sistema misto, l’aumento dei coefficienti di trasformazione, l’abolizione delle finestre d’uscita, una ‘minus’ tassazione per i pensionati solo per citare i punti essenziali, ma, se ciò non avverrà nella sua interezza quest’anno, auspico che il nuovo Governo operi nei riguardi dei cittadini in maniera diversa dal passato, dicendo esattamente in ambito previdenziale quello che potrà fare quest’anno e quello che farà il prossimo anno per completare la riforma mettendoci ‘la faccia’”. L’esperto previdenziale, in un articolo su pensionipertutti.it, auspica che si metta fine a “giochetti, cose dette o non dette, mezze parole, ritrattazioni di dichiarazioni dette magari pochi giorni prima”.
LE 4 IPOTESI DI RIFORMA PENSIONI PER ABOLIRE LA LEGGE FORNERO
Il tempo stringe e non è neanche detto che il nuovo Governo riesca a impostare una nuova riforma pensioni prima della fine 2022: al netto di ciò, mentre la lista dei Ministri è ormai quasi del tutto terminata, sono 4 le strade-ipotesi al momento in piedi per poter evitare il ritorno della Legge Fornero dal 1 gennaio 2023. La Lega soprattutto starebbe già lavorando a diverse ipotesi per convincere gli alleati ad intervenire già con la prossima Manovra da costruire in pochissime settimane per evitare l’esercizio di bilancio: ecco dunque, qui di seguito, le 4 opzioni in “pillole” presentate dall’Adnkronos.
– Quota 41: la proposta della Lega, ma con l’introduzione di una soglia minima di età da cui partire che potrebbe limitare i costi ingenti della misura (4 miliardi già dal primo anno senza “soglia anagrafica”)
– Opzione donna “corretta”: pensione a 58 anni (59 per le autonome) e 35 di contribuzione, vincolato però al ricalcolo contributivo dell’assegno con riduzione del 20-25% sull’assegno. Da qui vi sarebbe anche l’idea che piace a Giorgia Meloni dell’Opzione Uomo partendo da 62 anni come soglia minima
– Penalizzazioni e premi: uscita dal mondo del lavoro con 62 anni e 35 anni di contributi e penalizzazioni della quota retributiva sotto limite dei 66 anni (premi invece per chi supera i 66 anni di lavoro)
– Proroga e successiva nuova riforma pensioni: proroga immediata di ‘Opzione donna’ e ‘Ape sociale” per poter lanciare poi nei primi mesi del 2023 la nuova riforma pensionistica, sentite le parti sociali. (agg. di Niccolò Magnani)
L’IPOTESI SU QUOTA 41
Dopo che si è parlato di Opzione uomo, ora spunta l’ipotesi di una Quota 41 con una soglia minima di età. Secondo quanto riporta Repubblica, infatti, “la Lega lunedì si è riunita proprio per discutere questo tema: con Matteo Salvini c’erano Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli, i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari e il responsabile del Dipartimento Lavoro del partito, Claudio Durigon”. C’è da dire che se tale soglia anagrafica fosse posta, per esempio, a 60 anni, poco cambierebbe rispetto all’attuale Quota 102, se non un ulteriore “problema” per le donne nel raggiungere l’anzianità contributiva di 41 anni. C’è anche da dire, come osserva Massimo Franchi sulle pagine del Manifesto, che sia nel caso di Opzione uomo che della Quota 41 con soglia di età, ci troveremmo di fronte a misure di riforma delle pensioni che non modificano “in modo strutturale la riforma Fornero: sarebbe invece l’ormai solito aggiramento temporaneo e soprattutto assai parziale”.
LE PAROLE DI SBARRA
Secondo Luigi Sbarra, in tema di riforma delle pensioni “è assolutamente auspicabile l’apertura di un confronto tra governo e sindacati appena possibile, anche per scongiurare la girandola di proposte che abbiamo ricominciato a leggere sui media”. Il Segretario generale della Cisl evidenzia anche che secondo il suo sindacato “introdurre meccanismi di flessibilità per andare in pensione, tutelare il potere di acquisto delle prestazioni, definire una pensione contributiva di garanzia per chi ha carriere di lavoro deboli come i giovani e le donne, rispondere al tema del lavoro usurante e sostenere maggiormente la pensione complementare rimangono le priorità” e che non si può accettare “l’idea che sulla flessibilità si continui a pensare a nuove e robuste penalizzazioni a carico dei lavoratori con ulteriori riduzioni percentuali dell’assegno, come se non bastassero quelle subite in occasione delle passate riforme che hanno già pesantemente inciso sul valore delle prestazioni”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TAVELLA (SPI-CGIL)
A Salerno i rappresentanti dei pensionati della Cgil e i vertici provinciali e regionali di Federconsumatori hanno incontrato il prefetto Francesco Russo. Il Segretario generale dello Spi-Cgil Campania, Franco Tavella, evidenzia che “abbiamo rincari dei prezzi su tutti i prodotti e siccome in questa regione abbiamo circa un milione di pensionati che vivono con meno di mille euro al mese e, di questi il 40% vive con 600 euro al mese, rispetto a ciò che sta succedendo ci troviamo in una condizione per cui da qui a breve migliaia di pensionati si troveranno nella fascia di povertà assoluta. La condizione economica sta mettendo in condizione di non riuscire a pagare i mutui e si stanno rivolgendo agli usurai. La crisi può diventare un grande affare per la criminalità organizzata”.
LE ISTANZE SUGLI ASSEGNI IN ESSERE
Come riporta lacittadisalerno.it, Antonio Apadula, Segretario generale Filctem Cgil-Salerno, auspica quindi “che il Governo porti avanti una strategia e metta in campo gli strumenti per risolvere questi problemi”. Gonews.it riporta invece le dichiarazioni di Silvano Pini, Segretario dello Spi-Cgil Empolese Valdelsa, che ricorda l’importanza del documento della Cgil “Il lavoro crea futuro” e alcune richieste che il sindacato avanza da tempo in tema previdenziale: “Vogliamo una pensione di garanzia per i periodi di non lavoro dei giovani che finiscono con assunzioni a termine e non riescono a lavorare continuativamente. Vogliamo la rivalutazione della 14esima per le pensioni fino a 1.400 euro lordi”.
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