LA “PENALIZZAZIONE” DEI LAVORI DI CURA

Nel corso della Quinta conferenza ministeriale Unece a Roma, è stata presentata, come riporta italiannetwork.it, la Dichiarazione del Joint Forum della Società Civile e della Ricerca Scientifica, da titolo “Una vita soddisfacente a tutte le età: lo sforzo congiunto della società civile e del mondo della ricerca nella definizione delle politiche”, in cui si ricorda una questione importante collegata al tema della riforma delle pensioni.



“Apprezziamo la grande importanza che gli Stati membri attribuiscono allo sviluppo di sistemi di cura accessibili, integrati ed adeguatamente finanziati ed al riconoscimento degli assistenti informali e non retribuiti. Tuttavia, teniamo a sottolineare che vi è un eccessivo affidamento al lavoro di assistenza non remunerato nella maggior parte degli Stati membri che causa disuguaglianze, in particolare per le donne e per coloro che escono dal mondo del lavoro a causa delle responsabilità di cura, circostanza che, a sua volta, contribuisce a pensioni più basse e crea divari di retribuzione e di pensione tra i generi”, si legge. Una sottolineatura sul lavoro di cura che pesa ancora troppo sulle donne.



LA POSIZIONE DI ORLANDO

Andrea Orlando, come riporta Adnkronos, è tornato a parlare di riforma delle pensioni, spiegando che “stiamo riflettendo sulle modalità di uscita dal mondo del lavoro attraverso forme flessibilità, anche di progressiva riduzione dell’orario di lavoro”.

Il ministro del Lavoro, in occasione della conferenza dell’Unece, la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, ha evidenziato che “l’età media è cresciuta nel corso di questi ultimi anni e questo implica la necessità di rivedere la nostra organizzazione sotto diversi profili, dall’organizzazione del lavoro, dei servizi sociali del welfare e quella complessiva della previdenza. Su questi tre punti stiamo lavorando, partendo dal presupposto che gli anziani possono essere una importante risorsa dal punto di vista sociale ed economico, quindi non un problema ma una leva sulla quale far crescere la coesione sociale e la tenuta complessiva delle famiglie”.



LE PAROLE DI FARINA (FNP-CIL)

Durante l’attivo della Cgil di Perugia in preparazione alla manifestazione in programma domani a Roma, il Segretario generale della Fillea-Cgil ha evidenziato l’importanza di “garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”, oltre al “netto contrasto alla precarietà”, e della “pensione anticipata per chi fa lavori usuranti e gravosi”.

Come riporta l’edizione umbra della Nazione, il Segretario generale della Cgil locale Simone Pampanelli ha ricordato che “il bonus di 200 euro una tantum previsto dal Governo è una prima risposta alle richieste sindacali, ma bisogna fare di più aumentando il netto della busta paga e delle pensioni”. Linea simile a quella espressa dal Segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo, il quale, come riporta sassilive.it, ha sottolineato che “i prossimi saranno mesi complicati e serve il massimo dell’unità del paese. La priorità è intervenire sulla pressione fiscale per alleviare il carico di tasse che grava su redditi da lavoro e pensioni e recuperare il potere di acquisto”.

LE PAROLE DI FARINA (FNP-CIL)

Alberto Farina, Segretario generale della Fnp-Cisl Sardegna, ricorda che “l’importo medio della pensione di un lavoratore dipendente è pari a € 1012,30. Rispetto alla media nazionale in Sardegna siamo sotto di € 161,59. Un pensionato da lavoro autonomo percepisce in media € 724,55. Rispetto alla media nazionale la Sardegna è sotto di 134,23 €.

Le pensioni assistenziali valgono mediamente € 460,24, quasi identiche rispetto a quelle nazionali. Nonostante questi importi le nostre pensioni a volte assicurano anche la sopravvivenza a figli e nipoti disoccupati. È facile capire perché qualche anziano rinuncia alle cure mediche. Il sindacalista spiega quindi, intervistato dai giornali locali  “L’Arborense” e “Sulcis-Iglesiente Oggi”, che la richiesta “principale è un po’ più di attenzione  alle nostre proposte (potere d’acquisto delle pensioni, maggiore equità sociale, previdenza complementare, tutela reddito da pensione, in Sardegna un piano socio-assistenziale-sanitario a misura degli anziani e dei territori) e politiche per il lavoro”.

RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DELLA CGIL

Domani si terrà una manifestazione nazionale della Cgil a Roma e la Cgil di Savona, come riporta savonanews.it, ricorda alcune rivendicazioni legate alla mobilitazione. “Vogliamo: sostegni strutturali per i redditi più bassi (200 euro di bonus non bastano);

l’aumento del netto in busta paga e la diminuzione del carico fiscale per lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati; l’aumento del valore e della platea della quattordicesima per pensionate e pensionati; un contributo di solidarietà straordinario sulle grandi ricchezze; servizi pubblici efficienti e a disposizione del cittadino; un aumento dei finanziamenti per sanità, scuola, università e ricerca pubbliche; una legge sulla non autosufficienza; l’istituzione della pensione di garanzia per precari, lavoratori discontinui e il superamento della legge Fornero”.

LE PAROLE DI CUZZILLA (CIDA)

A proposito di rivendicazioni, Il Sole 24 Ore ricorda quelle della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità ribadite dal nuovo Presidente Stefano Cuzzilla: “Fisco, pensioni, sanità, rapporti con i territori, politiche inclusive e rappresentatività in ambito europeo: sono questi i punti cardine su cui lavoreremo. Vogliamo che la nostra dirigenza, pubblica e privata, sia rappresentata nei tavoli su cui si determina il futuro dell’ Italia, a partire dall’ attuazione del Pnrr”. “Le tre crisi, bellica, energetica e pandemica, che oggi frenano la ripresa e impattano su lavoro e consumi, che ci auguriamo di superare presto, offrono una grande opportunità a dirigenti e alte professionalità, spina dorsale del Paese, quella di essere architetti di una ricostruzione etica, morale, civile e culturale dell’ Italia”, ha aggiunto.

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