CAPONE PUNTA SU QUOTA 41
Paolo Capone non ha dubbi: “È il momento di intervenire attraverso una riforma complessiva del sistema previdenziale fondata sul superamento della Legge Fornero”. Il Segretario generale dell’Ugl, intervistato da Verità & Affari, supplemento economico de La Verità, spiega di ritenere “imprescindibile partire da una misura come Quota 41 che favorisce il turnover generazionale e incentiva la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro incoraggiando nuove assunzioni. Vanno, inoltre, resi strutturali l’Ape Sociale e Opzione Donna”. Gianni Toffali su politicamentecorretto.com evidenzia invece che “per quanto concerne la proroga dell’opzione donna Giorgia Meloni si era lasciata sfuggire nel corso di una delle ultime interviste di essere addirittura pro opzione per tutti. Si è detta infatti favorevole alla proroga dell’opzione donna, ma contraria a discriminazioni in campo pensionistico da qui la proposta di optare su qualcosa di analogo per gli uomini. Per la prima volta nella storia dell’umanità, una donna ha detto quel che che i maschi avrebbero voluto sentirsi dire: basta con le discriminazione di genere, ma al contrario!”.
LE PAROLE DI BOMBARDIERI
Aprendo il Congresso della Uil, il Segretario generale Pierpaolo Bombardieri ha evidenziato che c’è “il rischio concreto che nei prossimi anni i 200 miliardi di euro finanziati con nuovo debito durante la pandemia, utilizzati per pagare ristori e sostegni prevalentemente destinati alle imprese e al lavoro autonomo, saranno fatti ripagare, ancora una volta, ai lavoratori dipendenti ai pensionati”. Anche per questo, come riporta Adnkronos, il sindacalista chiede di detassare gli aumenti contrattuali e “la prossima 13ª per tutti i lavoratori e i pensionati”. Bombardieri ha anche ricordato la necessità di varare una riforma delle pensioni con la flessibità a partire dai 63 anni. Intanto Alfred Ebner, Segretario generale dello Spi-Lgr, come riporta buongiornosuedtirol.it, spiega che “sempre più persone sono costrette a tirare la cinghia. A soffrire è ormai anche il ceto medio-basso, spesso escluso dagli aiuti della mano pubblica. In questa fascia troviamo molti anziani che usano la pensione per i beni indispensabili”. Per questo “il sindacato chiede al nuovo Governo l’adeguamento delle pensioni per il 2023”.
LA CIRCOLARE INPS SULLA RIVALUTAZIONE ANTICIPATA
Come ricorda Ansa, l’Inps ha emesso una circolare contenente le istruzioni relative alla rivalutazione anticipata delle pensioni per le mensilità di ottobre, novembre e dicembre. L’aumento sarà “del 2% per la quota fino a 2.097,40, dell’1,80% per quella fino a 2.621,75 euro e dell’1,50% per quella fino a 2.962 euro lordi”. La maggiorazione è prevista anche per la tredicesima e questo anticipo della rivalutazione “non rileva, per l’anno 2022, ai fini del superamento dei limiti reddituali previsti nel medesimo anno per il riconoscimento di tutte le prestazioni collegate al reddito”. Per quanto riguarda le prestazioni assistenziali, “l’aumento perequativo trova applicazione sulle pensioni di inabilità e sull’assegno mensile di assistenza nonché sulla pensione per sordi e sulla pensione per ciechi. La perequazione non trova applicazione sulle indennità di natura assistenziale, nello specifico: indennità di accompagnamento, indennità per ciechi parziali, indennità per ciechi assoluti, indennità di comunicazione, indennità di frequenza e indennità di talassemia”.
I CONTI SULLE PENSIONI
In un articolo pubblicato su Firstonline, Giuliano Cazzola ricorda che “secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, ipotizzando un’inflazione superiore di due punti rispetto al 5,8% previsto nel Def per il 2022, la rivalutazione delle pensioni all’inflazione costerà allo Stato circa 32 miliardi lordi nei prossimi tre anni (5,7 miliardi nel 2023, 11,2 nel 2024, 15,2 nel 2025) che andranno a beneficio degli oltre 16 milioni di pensionati. Anche la Nadef ha rifatto i conti. La crescita annua prevista nel 2022 per la spesa per pensioni e le altre prestazioni sociali viene rivista al rialzo rispetto al Def, rispettivamente al +3,9% e al +0,6% esclusivamente per gli interventi normativi adottati successivamente. È uno scenario, questo, a legislazione vigente, che non prende in considerazione gli eventuali maggiori costi derivanti dalle proposte contenute nei programmi della coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni”. Numeri di cui però tener conto per qualsiasi ipotesi di intervento di riforma delle pensioni.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MARINO
In un articolo pubblicato su ilfriuli.it, Mauro Marino evidenzia che per una riforma delle pensioni “strutturale e giusta è ovvio che non possono bastare 50 giorni (la Fornero docet)”, quindi, il Governo potrà prorogare “di un anno le norme che sono in scadenza alla fine di dicembre (Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 102) e, poi, entro il primo semestre 2023 deve essere discussa, votata e approvata la legge nella sua completezza e totalità. Ma un Governo serio questo lo deve dire subito ai cittadini presentandosi in conferenza stampa e mettendoci la faccia. I lavoratori sono stufi di giochetti, parole dette e non dette in tv o con interviste sui giornali: i governanti devono essere chiari e fare un patto con i cittadini”.
I PASSI PER UNA VERA RIFORMA
L’esperto di previdenza si dice convinto “che gli italiani capirebbero e, dimostrando intelligenza, darebbero fiducia a un nuovo Governo che opera in questo modo. La legge previdenziale dovrà avere un suo iter autonomo e dovrà essere approvata entro l’estate del 2023 per poi dare modo all’Inps di preparare le circolari applicative per entrare nella sua applicabilità effettiva dal 1° gennaio 2024”. Dal suo punto di vista si dovrebbe procedere a una separazione tra previdenza e assistenza, a varare Quota 41, insieme a “un’amplissima flessibilità dai 62 a 70 anni, con lievi penalizzazioni e maggiorazioni perché ogni cittadino deve essere libero di decidere quando ritirarsi dal mondo del lavoro”. “Mettendosi immediatamente ad affrontare il problema con serietà e impegno si potrà avere dall’1 gennaio 2024 una riforma previdenziale equa e duratura che gli italiani aspettano da troppo tempo”, aggiunge Marino.
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