La riforma pensioni 2022 è ancora appesa a un filo e probabilmente lo sarà per molto tempo ancora. Ma la necessità di avere una riforma pensioni non è solo un’esigenza che abbiamo per la chiusura del 2022, ma l’Italia ne ha bisogno per equilibrare l’economia a lungo termine. Perché? La risposta è proprio nella sostenibilità del sistema previdenziale a lungo termine. In parole povere: se si continua così, si arriverà al momento in cui il pagamento delle pensioni sarà a rischio e l’Italia necessiterà di prelievo fiscale forzato o di manovre che andranno a pesare sui redditi più bassi. E’ quanto emerge dall’analisi del Mercer Cfa Institute Pensioni Index che colloca l’Italia al 32° posto su 44.
Riforma pensioni 2022: l’Italia ha un buon sistema ma la sostenibilità a lungo termine è a rischio
A stilare la gradutoria è il Mercer Cfa Institute Pensioni Index, che prende in esame i Paesi che in totale raccolgono circa il 65% della popolazione globale. A pesare nel giudizio sul Paese è la sostenibilità economica delle pensioni, gravata dall’alto indebitamento e dalla percentuale di spesa pubblica destinata alla previdenza sociale. Il sistema pensionistico italiano viene dunque valutato buono nella misura in cui risulta essere trasparente. Anche se la sostenibilità economica a lungo termine è in discussione. il 32° posto dell’italia su 44 paesi che raccolgono il 65% della popolazione globale dunque rappresenta molto e significa che l’Italia sta per diventare un fanalino di coda per quanto concerne il sistema previdenziale.
L’indice valuta i sistemi pensionistici degli stati tenendo conto di tre parametri:
- l’adeguatezza (cioè la non eccessiva discrepanza tra l’assegno e il reddito percepito a fine carriera);
- la sostenibilità (cioè la capacità del sistema di reggere i costi generali);
- l’integrità (cioè la qualità della governance e la trasparenza del sistema).
Il sistema pensionistico italiano è stato così valutato: sull’adeguatezza il punteggio è 72.3 su 100, sull’integrità 74.7 su 100. Il campanello di allarme appare per la sostenibilità del sistema, valutata appena 23.1 su 100, al penultimo posto della graduatoria
L’unico modo per migliorare tutto questo è non soltanto avere un sistema pensionistico sostenibile, ma anche una politica sulle pensioni che sia stabile e che non necessiti dunque di essere ritoccata di anno in anno.
E invece la situazione che abbiamo adesso ci costringe non solo a intervenire ogni anno sulla legge elettorale, ma anche di trovare i fondi per pagarle.
Riforma pensioni 2022: il giudizio dell’Italia
Nel biennio pre pandemia l’Italia impiegava il 15,4% della spesa pubblica per mantenere il sistema pensionistico, una percentuale destinata a salire al 16,2 nel 2050. Il report sottolinea come l’indice del Paese sia migliorato negli ultimi 12 mesi, passando da 53.4 nel 2021 al 55.7 del 2022. Ma come fare per migliorare il sistema pensionistico? Oltre a rendere strutturali alcune misure come Opzione donna e Ape sociale che sono dei baluardi per il welfare pensionistico a cui l’Italia non può rinunciare.
L’indicazione che da il gruppo di studio è molto chiara: è possibile migliorare il sistema pensionistico, aumentando l’importanza dei fondi complementari.
L’aumento della forza lavoro per le persone anziane (data la crescita dell’aspettativa di vita), restringendo l’accesso ai benefit prima della pensione, riducendo l’indebitamento nazionale e la percentuale di spesa pubblica sul Pil destinata al sistema
Per il Mercer Cfa Institute Pensioni Index il sistema pensionistico italiano “presenta alcune caratteristiche positive, ma ha anche grandi rischi e/o difetti che dovrebbero essere risolti. Senza questi miglioramenti, la sua efficacia e/o sostenibilità a lungo termine potrebbe essere messa in discussione”
Riforma pensioni 2022: da chi prendere esempio
Il giudizio finale sull’italia è di un 55.7 in pagella: ciò mette l’Italia nella stessa categoria di Arabia Saudita, Austria, Polonia, Sud Africa, Messico, Cina, Brasile, Giappone, Perù, Taiwan e Corea del Sud. In generale il Paese si classifica alla posizione 32 su 44 sistemi presi in esame. Allargando lo sguardo agli altri Paesi, il giudizio migliore è assegnato a Islanda, Olanda e Danimarca: secondo il Mercer Cfa Institute Pensioni Index questi hanno “un sistema pensionistico di prima classe, che offre ottimi benefici, è sostenibile e presenta un alto livello di integrità”. In fondo alla classifica, invece, si posizionano Indonesia, Argentina, Turchia, Filippine, India e Tailandia: i sistemi di questi Paesi infatti “hanno alcune caratteristiche positive, ma anche grandi debolezze e mancanze che vanno risolte; senza miglioramenti, la loro efficacia e sostenibilità sono in dubbio”. Tra i grandi Paesi europei a ottenere i risultati migliori sono il Regno Unito (73.7, decima posizione) e la Germania (67.9, diciassettesima posizione). La Francia, con un punteggio di 63.2, è invece in ventiduesima posizione, mentre la Spagna è ventiseiesima in graduatoria con uno score di 61.8 punti