Riforma pensioni 2022: quante ipotesi sul tavolo…
Come si sa in questi giorni il Ministero del lavoro dovrebbe dare dei lineamenti più netti alla riforma delle pensioni 2022 che entrerà in vigore a partire dal settembre 2022. Nel frattempo conosciamo soltanto alcuni particolari di proposte avanzate, come la strutturabilità di Opzione donna, la proposta di una pensione a 41 anni di contributi e la pensione per tutti a 62 anni oltre al riscatto della laurea.
Riforma pensioni 2022: il sistema contributivo è l’unica strada?
L’argomento è caldo e interessa milioni di Italiani che vorrebbero congedarsi dal mondo del lavoro. La tematica della flessibilità in uscita eh però sempre un problema non da poco che risente del deficit dell’INPS, della crisi economica, della mancanza di una visione lungimirante in tema di welfare e di schemi previdenziali.
L’obiettivo comune è in tutti i casi approdare ad una riforma delle pensioni 2022 che garantisca l’uscita anticipata che non penalizzi gli importi pensionistici degli italiani. Attualmente l’unica notizia certa è quella che vede il governo e le parti sociali insistere sul superamento della pensione “maturata a 67 anni di età”. Indubbiamente questo è già un passo avanti. Il segretario confederale CGIL, Roberto Ghiselli, insiste sul fatto che l’unica strada che ha attualmente il governo per portare a casa una riforma pensioni 2022 è quella di insistere sul sistema contributivo che, attualmente, vedi ancora il pugno duro del sindacato.
Riforma pensioni 2022: pensione a 64 anni?
Ipotesi come abbiamo detto sono diverse per quanto riguarda la riforma pensioni 2022, alcuni insistono sul sistema delle quote, quota 100 e quota 102, altri invece prevedono una pensione anticipata con 41 anni di contributi. Ma 41 anni sono comunque tanti. Se valutiamo l’intero corpus di lavoratori infatti, c’è una buona fetta di essi che non ha una contribuzione continuativa: parliamo delle classi ’80 che, più di altre, hanno subito la mancanza di politiche sul lavoro.
C’è inoltre chi insiste sul fatto che l’importo minimo dell’assegno deve superare di 2,8 volte (o anche 1,5 volte) l’assegno sociale che attualmente è di circa €465 mensili. I sindacati insistono sull’eliminazione di questo elemento che penalizza le carriere discontinue e chi invece percepisce stipendi bassi. L’altra soluzione in ottica riforma pensioni 2022 quindi è quella che prevede l’uscita anticipata a 64 anni invece di 62. Questo presuppone era un ricalcolo dell’assegno oppure una decurtazione per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia.