LE PAROLE DI SBARRA
Il 7 dicembre è in programma un incontro tra Esecutivo e sindacati e Luigi Sbarra, intervistato dal Giornale, spiega che “diremo al Governo che la manovra risulta debole e incompleta sul versante espansivo e degli investimenti in molti settori come la sanità, la scuola, la politica industriale ed energetica, la non autosufficienza. Bisogna togliere i vincoli su Opzione Donna, assicurare la piena indicizzazione delle pensioni, consolidare la riduzione del cuneo fiscale, cambiare la norma che estende l’applicabilità dei voucher nel terziario e nel comparto agricolo. Parallelamente vanno avviati i tavoli sulle grandi riforme a partire da previdenza, fisco, salute e sicurezza, sanità e non autosufficienza, mercato del lavoro, formazione e politiche attive”. Il Segretario della Cisl, evidenzia, in particolare, che “chiediamo di ristabilire la piena perequazione per le pensioni da quattro volte il trattamento minimo: non parliamo di assegni d’oro e neanche d’argento, ma di ex operai, insegnanti, impiegati pubblici e privati”.
L’IPOTESI SU OPZIONE DONNA
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, lunedì “dovrebbe essere fatto un primo punto tra maggioranza e governo sulla possibilità di modificare Opzione donna”. Repubblica spiega che la Lega “chiede la proroga dello schema in vigore oggi, per un anno, quindi per tutto il 2023. Spunta anche un’altra ipotesi, sempre dentro alla maggioranza: allungare lo stesso schema per 6-8 mesi”. L’idea, evidenzia il quotidiano di Confindustria, sarebbe quella di “una proroga secca ma per soli sei od otto mesi, in attesa della definizione della riforma complessiva della previdenza”. A favore dell’eliminazione delle condizionalità per l’accesso ad Opzione donna si schiera anche l’Ugl, il cui Segretario generale Paolo Capone, in audizione sulla Legge di bilancio, ha sottolineato che essa “interviene comunque in materia previdenziale sterilizzando l’impatto al 1° gennaio del 2023 della riforma Fornero. L’introduzione di Quota 103 deve essere interpretata come una soluzione ponte verso Quota 41 e l’adozione di altri strumenti di flessibilità in uscita”.
LE CRITICHE DEL LI.SI.PO.
Il Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.), attraverso il suo Segretario generale Antonio De Lieto, critica le misure di riforma delle pensioni introdotte nella Legge di bilancio, evidenziando che “le pensioni più basse saranno aumentate di poche decine di euro, mentre chi si trova in una fascia media perderà circa 1.200 euro l’anno”. “Milioni di pensionati, sono costretti a vivere nella miseria più nera. Pensionati con solo 500 euro al mese o anche meno, tanti portatori di handicap, che hanno come unico reddito, meno di 300 euro di pensione di invalidità e tante altre situazioni che costringono milioni di pensionati, a sacrifici e rinunce quotidiane, sacrifici enormi che inducono tanti a rinunciare persino a curarsi, perché costretti a scegliere se mangiare o curarsi. Anche questo Governo come i precedenti, si guarda bene di parlare di riformare veramente le pensioni, non per renderle ancora più povere, ma per permettere a tutti i pensionati di vivere decentemente”, aggiunge il sindacalista.
L’IMPORTANZA DI SEPARARE ASSISTENZA E PREVIDENZA
In un articolo pubblicato su formiche.net, Giuseppe Pennisi commenta la volontà del Governo di procedere, nell’ambito di un’ampia riforma delle pensioni, alla separazione tra previdenza e assistenza, esponendo alcuni dati contenuti in uno studio della Fondazione Open Polis: “Il Lussemburgo è l’unico Paese europeo in cui la spesa pubblica per le pensioni di vecchiaia è più che raddoppiata in un decennio (+117%), passando da 1,6 miliardi di euro nel 2010 a 3,7 nel 2020. Altri aumenti marcati sono stati registrati in Polonia (81%), Slovenia (76%) e Finlandia (71%). Mentre quote inferiori al 30% sono state riportate in Ungheria (25%) e Croazia (22%). In Italia si è passati da meno di 150 miliardi nel 2010 a circa 195 nel 2020 – un aumento pari al 30,9% in 10 anni. Ciò vuol dire che, tutto sommato, gli aspetti di fondo della “riforma Dini”, nonostante il lungo periodo di transizione previsto, nel 1995 funzionano e stanno comportando un rallentamento della crescita della spesa previdenziale più marcato che nel resto d’Europa. Quindi ad essi occorre restare agganciati, separando assistenza a previdenza”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LOCATELLI E MOLINARI
La ministra delle Disabilità Alessandra Locatelli, come riporta Ansa, ha detto che è doveroso alzare le pensioni di invalidità, “ma dobbiamo garantire anche altri diritti attraverso i livelli essenziali delle prestazioni sociali su tutto il territorio”. Il capogruppo della Lega a Montecitorio Riccardo Molinari, invece, intervistato dalla Stampa ha evidenziato che l’impianto della Legge di bilancio 2023 è “quello giusto” e i margini di correzione “sono stretti, perché le risorse disponibili sono poche e il grosso è stato giustamente messo per contrastare il caro energia, ma c’è sempre qualcosa che può essere migliorato. E quello che non ci può rendere troppo soddisfatti, ad esempio, è il capitolo pensioni“. Vedremo se ci saranno modifiche durante l’iter parlamentare della manovra.
LE OSSERVAZIONI DELL’OCSE
Intanto l’Ocse, come riporta il sito del Sole 24 Ore, nel suo rapporto Pensions at a glance, spiega che “i governi che intendono introdurre o espandere piani pensionistici integrativi, potrebbero concentrarsi sulla creazione di un quadro macroeconomico credibile a lungo termine onde evitare fin dall’inizio circostanze di alta inflazione. Ma la storia ha dimostrato che alcuni paesi non sono in grado di farlo, oppure emergono inaspettati scoppi di inflazione anche dopo molti anni di stabilità. Pertanto, i responsabili politici possono adottare misure per aiutare i fornitori di pensioni a gestire e controllare il rischio di inflazione”. E “un modo per aiutare gli enti pensionistici a proteggersi parzialmente dal rischio di inflazione è che i governi emettano obbligazioni indicizzate all’inflazione, spostando il rischio di inflazione sull’emittente”.
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