La riforma pensioni 2022 potrebbe arrivare finalmente ad un soluzione e mentre tutti si domandano se dovesse prevalere la quota flessibile proposta dal ministro del lavoro Marina Calderone oppure la opzione uomo prostata da Giorgia Meloni, mentre c’è chi scommette su quota 41 o addirittura sul ripristino di quota 102, la novità è che due di queste proposte potrebbero essere rinnovate insieme.
Riforma pensioni 2022: Opzione Uomo o Quota Flessibile?
La riforma pensioni 2022 potrebbe vedere alternativamente o l’approvazione di quota flessibile proposta da Marina Calderone con un incentivazione per coloro che decideranno di rimanere al lavoro, così come prevedeva anche Opzione Uomo proposta da Giorgia Meloni, e tanto invece il rinnovo di Opzione Donna e quindi l’estensione della stessa misura anche per gli uomini. In pratica una misura non esclude l’altra.
La differenza però è che sull’assegno mensile verrebbero decurtata una percentuale che va dal 13% al 30%.
Per quanto riguarda invece quota 41, già ieri Carlo Calenda ha detto che per attuarla servirebbero 40 miliardi di euro e al momento quella mole di denaro serve per salvare la sanità visto che in due anni di elargizioni di fondi per la sanità, ce l’abbiamo ancora in deficit come egli stesso ha ricordato.
Invece quota 102 costerebbe addirittura di più e quindi verrebbe sicuramente bocciata dal momento che il governo ancora fatica a trovare i soldi per il taglio al cuneo fiscale.
Riforma pensioni 2022: i vantaggi di quota flessibile
Quota flessibile invece include tutte le proposte avanzate fino a questo momento, ma ha il vantaggio di far risparmiare allo stato anche molti fondi perché a fronte dell’anticipo pensionistico, la decurtazione sull’assegno mensile va proporzionalmente aumentando. In questo modo lo stato non ci perde troppo.
Tuttavia nessuno di queste proposte è vantaggiosa per il lavoratore in quanto la proposta migliore è sempre stata quella di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps che aveva proposto una pensione anticipata con assegno ridotto mentre la restante parte sarebbe andata a pagare i contributi degli anni che separavano la exit lavorativa al 67 esimo hanno di età previsto dalla riforma pensioni della Fornero.