Riforma pensioni 2022: le proteste della UIL
Con l’ipotesi di Riforma Pensioni entro settembre 2022, i sindacati continuano a nutrire notevoli speranze di vedere approvate le proprie proposte. Dal sindacato UIL tuttavia, non mancano voci di malcontento: “11 anni di mancata revisione delle pensioni hanno generato degli assegni profondamente indeboliti“.
Riforma pensioni 2022: le tre proposte da attuare
Il nodo relativo alla riforma delle pensioni 2022 tanto attesa dai lavoratori italiani che è stata eliminata dal def, alimentando lo spettro del ritorno della riforma pensioni della Fornero anche per il 2023, probabilmente verrà affrontato nella Nadef (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, ndr) previsto per settembre 2022. C’è ancora da discutere se fissare l’età pensionabile a 62 o 64 anni e se inserire il requisito dei 41 anni di contributi, oltre a decidere come integrare e rendere strutturabile Opzione donna, su proposta del Ministro Orlando. A tal proposito il sindacato propone di inserire nella nota di aggiornamento al Def tre proposte che concernono:
- Una piena indicizzazione delle pensioni con il recupero del montante perso in questi anni;
- L’estensione e il rafforzamento della quattordicesima per le pensioni fino a €1500 lordi mensile che, con l’attuale tassazione, riducono il potere d’acquisto a €759 l’anno.
Le pensioni sotto i €1500 lordi mensili avranno ripercussioni sul resto della vita del pensionato, oltre ad incidere gravemente sul suo stile e qualità di vita.
Riforma pensioni 2022: la detassazione proposta da Proietti
Così il presidente Proietti, propone di abbassare le tasse:
“bisogna ridurre la pressione fiscale attraverso l’equiparazione della No tax area a quella dei lavoratori dipendenti, ingiustamente differenziata con l’ultima riforma IRPEF. Questa misura determinerebbe un incremento delle pensioni a partire da circa €100 al mese fino a €140 per le pensioni di importo pari a €1500 mensili”.
La proposta della UIL sulla riforma pensioni 2022 dunque si concentra sulle aliquote IRPEF su cui è necessario intervenire per un significativo taglio delle tasse per i pensionati e per i lavoratori dipendenti.
Infatti per l’effetto della mancata indicizzazione il pensionato che nel 2011 percepiva €1500, nel 2022 necessiterebbe di €759 in più all’anno, benché la pensione oggi sarebbe di €1651.
Invece per le pensioni che nel 2011 venivano pagate €1200 mensili, quindi inferiori tre volte il minimo di salvaguardia dei blocchi, dopo 11 anni ha visto diminuire il proprio potere d’acquisto di €24 al mese pari a €320 l’anno.