È proprio quando sembrava definitivamente tramontata l’ipotesi di una riforma pensioni 2022, ecco che Giorgia Meloni si sbottona e mostra a tutti la sua idea di prepensionamento a 58 o 59 anni con un assegno deportato del 30%. Aldilà degli slogan, purtroppo il rimedio proposto sembra essere peggiore del male da curare, tanto che, a conti fatti, forse conviene di più restare al lavoro. L’ipotesi si chiamerebbe Opzione uomo e sarebbe in pratica l’estensione delle possibilità concesse alle donne con Opzione donna anche agli uomini. Ma questa proposta crea in realtà degli svantaggi ai lavoratori. Ecco come mai



Riforma pensioni 2022: cosa cambia con l’Opzione uomo di Giorgia Meloni

La proposta di Giorgia Meloni di estendere Opzione DonnaOpzione uomo, garantisce una parità tra i due sessi. In realtà Opzione Donna era nata soprattutto per premiare il ruolo della donna nella gestione della famiglia e quindi come modo per “retribuire” un lavoro che eroga indirettamente un contributo allo Stato. L’estensione di Opzione donna anche agli uomini, questo vantaggio viene eliminato in favore di una concessione paritaria della exit lavorativa a 58 anni per le donne e 59 anni per gli uomini: per le donne si prevede sempre un anno di anticipo. Eppure questa misura non favorisce così tanto il lavoratore . Se sindacato infatti stavano lottando per un pensionamento anticipato a 62 anni di età , al di là del corpo di scena in prodotto da Giorgia Meloni e vale a dire a pensionamento a 58 anni , è lavoratore dovrà purtroppo fronteggiare la possibilità che il proprio assegno venga decurtato dal 13 al 31% e non è poco rispetto ad una vita di lavoro.



Significa in pratica che su 1.200 di pensione il lavoratore potrebbe arrivare a percepire €800 di pensione. Esattamente il 30% in meno che è una forchetta troppo ampia per poter parlare di un vero vantaggio netto. Ne consegue che il costo per la manovra verrebbe trasferito integralmente sul portafoglio individuale del lavoratore.

Riforma pensioni 2022: perché l”Opzione Uomo è anti-sociale

L’altro lato negativo della proposta di Giorgia Meloni è sicuramente inerente al fatto che questa misura consente un pensionamento anticipato, forse anche più di quanto proposto da Pasquale Tridico, però mentre il presidente dell’INPS ipotizzava la deportazione sull’assegno in via temporanea, cioè fino al compimento dei 67 anni, quindi la decurtazione sarebbe servita a pagare i contributi per gli anni in cui si decideva di astenersi dal mondo del lavoro, in realtà la proposta di Giorgia Meloni rende questa decurtazione permanente.



Si tratta di una misura che potrebbe pesare sul lavoratore in maniera spropositata rispetto alla proposta di Pasquale tridico che comunque si configura come una via di mezzo.