LE PAROLE DI SESENA (CGIL)

Cristian Sesena, come riporta reggiosera.it, ricorda come “la guerra sta già provocando effetti pesanti sulla nostra economia: avremo uno stabile aumento dell’inflazione oltre il 6% che brucia quasi una mensilità di salario e di pensione.

I prezzi aumentati di alcuni beni al consumo non rappresentano solo una frustata inflattiva sulle tasche di lavoratori e pensionati. Entro l’autunno intere filiere produttive rischiano di fermarsi con correlato rischio occupazionale. Fermare la guerra significa quindi fermare anche la slavina economica che ci sta travolgendo”. Il Segretario generale della Cgil di Reggio Emilia spiega che in tema di riforma delle pensioni, il suo sindacato propone di alzare quelle erogate e introdurre una “pensione di garanzia” per i giovani che sempre meno lavorano stabilmente. Secondo Sesena, inoltre, “dobbiamo avere il coraggio di una riforma del fisco in direzione di quello che dice la Costituzione, cioè che chi più ha più deve dare. Parlare di ‘patrimoniale’ non può più essere considerato come bestemmiare in chiesa”.



CAZZOLA SULLE PENSIONI COMPLEMENTARI

«Tra i punti  all’ordine del giorno del confronto tra governo e sindacati sulle pensioni viene proposto anche quello della previdenza complementare. Riportare il settore al ruolo per cui era stato previsto nel quadro delle grandi riforme pensionistiche degli anni ’90, potrebbe divenire un contributo effettivo per garantire ai giovani  di oggi un trattamento pensionistico più affidabile (o comunque aggiuntivo) di quella pensione di garanzia di cui si parla con tanta insistenza»: lo spiega il professore ed ex Ministro Giuliano Cazzola nel suo focus sulla riforma pensioni 2022 a “Pensioni per tutti”.



Per l’esperto di politiche del lavoro, quanto rivendicano i sindacati – in attesa di una prossima riforma pensionistica 2022-2023 per sostituire la Quota 102 – è concreto e sostenibile: «rilanciare le adesioni alla previdenza complementare negoziale, da anni sostanzialmente stagnanti». Cazzola contesta però la proposta “non propriamente innovativa” delle stesse sigle sindacali: «si tratterebbe di una sostanziale ripetizione della campagna effettuata nel 2008 quando vennero resi disponibili i futuri accantonamenti del tfr, includendo nei fatti una riforma dell’istituto tutto sommato a vantaggio dell’Erario». Piuttosto, sottolinea ancora l’ex Ministro su “Pensioni per tutti” «L’obiettivo dei fondi pensione e delle altre forme di previdenza complementare è quello di incrementare il più possibile i montanti contributivi per poter erogare migliori trattamenti pensionistici, non quello di prender parte ad investimenti finanziari rischiosi e speculativi». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI ROSSI (CUPLA)

Gian Lauro Rossi, coordinatore nazionale del Comitato unitario dei pensionati del lavoro autonomo (Cupla), evidenzia che “le pensioni sono sempre più povere e molti pensionati non arrivano a fine mese” e ricorda, come riporta sassuolo2000.it, le proposte del Cupla per affrontare questa situazione:

“Sostenere i redditi dei pensionati, con particolare riguardo alle fasce economicamente più deboli; adeguare gradualmente, i trattamenti minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale; riformare il meccanismo di rivalutazione annuale calcolata dall’ISTAT, adottando l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione europea, decisamente più adatto dell’indice per le famiglie di operai ed impiegati; colmare lo svantaggio in fatto di tassazione ai danni dei pensionati allineando le detrazioni da lavoro dipendente e da pensione, oppure introducendo un nuovo bonus Irpef pensionati, che coinvolga, ad esempio, tutti coloro che percepiscono pensioni basse escluse quelle assistenziali che sono esenti”.

MURA SPRONA IL PD

Secondo Romina Mura, “le decisioni che stanno per venire assunte a Strasburgo sul salario minimo devono essere un forte impulso ad agire anche in Italia per adeguare il potere d’acquisto di stipendi e pensioni”.

Questo perché, evidenzia la presidente della commissione Lavoro della Camera secondo quanto riporta Adnkronos, “l’erosione di un’inflazione che alza minacciosamente la testa impone di adottare misure che impediscano a tante famiglie di precipitare nella povertà e a tanti giovani di galleggiare nella precarietà”. L’esponente del Partito democratico sprona quindi i “suoi”, perché “il tema del lavoro e del suo equo compenso per il Pd deve tornare al centro e deve avere risposte concrete e subito. Ci sono riforme che possono maturare nel tempo ma ci sono misure che devono essere prese con urgenza e tra queste ora c’è la difesa del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI

Secondo Domenico Proietti, per una vera riforma delle pensioni bisognerebbe introdurre una flessibilità a partire dai 62 anni, “ma con un’anzianità contributiva inferiore a 40 anni e che sia più in linea con le medie dei lavoratori e delle lavoratrici”, oltre che Quota 41, insieme all’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi, sulla base dell’opera svolta dalla Commissione tecnica all’uopo preposta e presieduta da Cesare Damiano.

Il Segretario confederale della Uil, intervistato da pensionipertutti.it, spiega che “questo primo passo in tema di lavori usuranti dovrà essere seguito da una revisione dei coefficienti di trasformazione per queste categorie affinché la quota contributiva della pensione sia opportunamente valorizzata” e che andrebbe resa stabile l’Ape sociale.

RIFORMA PENSIONI, RENZI CONTRO IL RDC

Intanto, come riporta Adnkronos, Matteo Renzi è tornato a puntare il dito contro il Reddito di cittadinanza. “Vivere con 700 euro al mese, dopo aver lavorato una vita, sono una vergogna. Se pensiamo poi che c’è chi, grazie al reddito di cittadinanza, prende 5-600 euro al mese senza fare niente.

Per questo noi diciamo basta sussidi, le pensioni e gli stipendi devono aumentare, anche se a dirlo sembra una cosa banale”, ha detto il leader di Italia Viva intervenendo a Isoradio. L’ex Premier sembra quindi essere in sintonia con Matteo Salvini, che ha chiesto di destinare parte delle risorse del Rdc alle pensioni più basse. Il leader della Lega, come riporta Ansa, ha anche ricordato che “il 31 dicembre se il Parlamento non farà niente ritornerà la riforma pensioni della Fornero. Noi, invece, vogliamo azzerarla definitivamente e arrivare al pensionamento con 41 anni di contributi”.

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