IL DOCUMENTO DELLA CGIL

A Bologna si è tenuta l’assemblea dei delegati della Cgil nel quale è stato presentato il decalogo delle priorità per lo sviluppo del Paese dal titolo “Ascoltate il lavoro”. L’ottavo punto di questo documento è dedicato alla riforma delle pensioni e si legge che occorre “modificare radicalmente il sistema previdenziale superando la riforma Fornero e ricostruendo un sistema previdenziale pubblico, solidaristico ed equo che unifichi le generazioni – pensione contributiva di garanzia – e le diverse condizioni lavorative – gravosi, lavoro di cura e delle donne – e garantisca flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età”. Anche il sindacato guidato da Maurizio Landini, quindi, ribadisce i contenuti della piattaforma unitaria sindacale che già era stata sottoposta ai Governi Draghi e Conte-2. Vedremo se l’esecutivo che nascerà dopo il 25 settembre ne terrà conto nei suoi provvedimenti in materia previdenziale.



LE NOVITÀ SULLE PENSIONI NEL DECRETO AIUTI-BIS

Con l’accordo di maggioranza e il via libera in Parlamento sul Decreto Aiuti-bis vengono introdotte anche diverse novità sul fronte previdenza, in attesa che la prossima riforma pensioni 2022-2023 sia presa in carico dal prossimo Governo che uscirà dal voto del 25 settembre. Sale infatti da 750 euro a 1000 euro il tetto per l’impignorabilità delle pensioni: la parte eccedente tale ammontare, spiega l’emendamento del Governo, «è pignorabile nei limiti attualmente in vigore».



Per tutte le pensioni invece inferiori ai 2.692 euro mensili nei mesi di ottobre-novembre-dicembre (con anche tredicesima) verrà riconosciuto «in via transitoria un incremento di due punti percentuali della rivalutazione a partire dal prossimo gennaio». Non si tratta di un vero e proprio aumento delle pensioni anche perché resta misura valida solo fino a fine 2022: a partire invece da gennaio 2023 scatterà la vera rivalutazione delle pensioni, quello sì un autentico aumento per milioni di pensionati in Italia. (agg. di Niccolò Magnani)

L’AGENDA DELLA CISL

La Cisl ha presentato ieri la sua Agenda per il nuovo Governo, in un documento dal titolo “Ripartire, insieme”, nel quale si affronta anche il tema della riforma delle pensioni. Si legge infatti che “sulla previdenza serve una riforma che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile secondo criteri di equità, inclusione e sostenibilità sociale. Per questo auspichiamo la ripresa di un confronto politico concreto, in vista del quale ribadiamo le nostre proposte: pensione contributiva di garanzia per i giovani; sostegno pubblico all’adesione alla previdenza complementare; maggiore supporto ai lavoratori precoci, a chi svolge lavori gravosi e usuranti e Ape sociale permanente e allargata; possibilità di andare in pensione a partire da 62 anni e anche in presenza di 41 di contributi. Per quanto riguarda le donne, chiediamo sconti contributivi alle madri lavoratrici e rivisitazione dei coefficienti di calcolo”. Per questi interventi vanno usati i “risparmi derivanti dalle ultime misure poste in essere (ad esempio quota 100) e restituendo ai lavoratori parte delle economie generate dalla Legge Fornero”.



LE PAROLE DI GASPARRI

Intervistato da Riformista Tv, Maurizio Gasparri ha evidenziato che Forza Italia, rispetto al Reddito di cittadinanza, mette “al primo posto gli anziani che hanno pensioni minime. Le pensioni minime vanno portate a mille euro. Bisogna partire da chi sta peggio. Ci vuole attenzione alle persone disabili”. In un articolo pubblicato su Repubblica, Beniamino Pagliaro spiega invece che “le diseguaglianze generazionali avrebbero potuto essere un tema centrale della campagna, con la proposta di un patto per ripartire. Sarebbe stata un’idea persino banale, scontata, visti i numeri, e invece continuiamo a parlare di pensioni. Ma i redditi dei giovani sono un problema per chiunque voglia guidare il Paese: tra un po’, i primi a chiedere ai partiti di intervenire saranno i boomer. Le loro pensioni devono essere pagate proprio dai contributi dei millennials, così forse il problema diventerà più chiaro. A proposito di futuro, il giorno migliore per iniziare a cambiare è sempre quello prima di domani”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI

Secondo Domenico Proietti, “nella prossima legislatura, bisogna fare una riforma strutturale della legge Fornero sulle pensioni. Occorre innanzitutto prevedere una flessibilità di accesso alla pensione intorno a 63 anni, riallineando il sistema italiano alla media dei Paesi dell’Ue. Questo può essere fatto efficacemente utilizzando il documento conclusivo della Commissione Istituzionale sui lavori gravosi che, per la prima volta, sancisce in maniera scientifica che non tutti i lavori sono uguali, sia per aspettativa di vita che per tassi infortunistici”. Contemporaneamente, aggiunge il Segretario confederale della Uil in un’intervista a pensionipertutti.it, “bisogna prevedere che 41 anni di contribuzione debbono bastare per andare in pensione, a prescindere dall’età”.

LE MISURE NECESSARIE PER GIOVANI E DONNE

Per il sindacalista, “bisogna poi affrontare il capitolo delle future pensioni dei giovani, che, a causa della precarietà del lavoro degli ultimi anni, rischiano di essere fortemente penalizzati. La Uil propone di prevedere un bonus di contribuzione figurativa che copra la mancanza di contributi causati dalla precarietà dei rapporti di lavoro”. Proietti evidenzia che “bisogna, poi, eliminare tutte le disparità di genere che penalizzano le donne, prevedendo un anno di anticipo di accesso alla pensione per ogni figlio e riconoscendo il lavoro di cura all’interno delle famiglie ai fini della contribuzione previdenziale. Sempre per le donne va resa strutturale opzione donna, che, su base volontaria, è stata utilizzata in questi anni”.

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