I NUOVI DATI INPS SULLE PENSIONI 2022
Com’è stato chiarito dal Rapporto annuale dell’Inps, l’aumento dell’inflazione, che potrebbe a fine anno assestarsi all’8%, potrebbe comportare un aggravio della spesa pensionistica pari a 24 miliardi di euro.
Di certo non era il dato che aveva in mente Pasquale Tridico quando, presentando il documento, ha parlato di come rafforzare la sostenibilità del sistema previdenziale. Tuttavia, lo scopo della sua proposta sembra cascare a fagiolo per poter dare una mano ai conti previdenziale. Come riporta publicpolicy.it, il Presidente dell’Inps ha spiegato che “una strategia aggiuntiva per rafforzare la sostenibilità” del sistema previdenziale “è quella di programmare la regolarizzazione di nuovi cittadini stranieri per coprire i posti di lavoro non sostituiti a causa dell’invecchiamento della popolazione residente”. Tridico ha aggiunto che “la regolarizzazione del 2020 si è dimostrata efficace, anche se più nel settore del lavoro domestico che nel settore agricolo. Il problema dell’immigrazione straniera e della sua regolarizzazione può e deve essere inquadrato in Italia anche nella prospettiva di tenuta del sistema previdenziale del Paese”.
I NUOVI DATI INPS SULLE PENSIONI 2022
Mentre dal Senato della Repubblica giungeva la “promessa” del Presidente del Consiglio Mario Draghi su questi ultimi mesi di legislatura da affrontare per una nuova riforma pensioni da adottare prima della fine 2022, dall’Inps emergevano dati importanti sugli assegni sociali emessi nei primi sei mesi, proprio su quelle classi definite dal Premier come necessarie di aiuti al più presto.
«Gli assegni sociali sono stati 76.364 nel 2021 e 41.598 nei primi sei mesi del 2022», si legge nell’Osservatorio sul monitoraggio dei flussi di pensionamento presentato questa mattina dal centro studi dell’ìIstituto. La rilevazione fatta al 2 luglio scorso registra, a fronte di 877.724 trattamenti con decorrenza nel 2021 e 390.932 nel primo semestre del 2022, si è visto il risultato di 379.312 pensioni nel 2021 e 179.353 nei primi sei mesi dell’anno in corso. Seguono poi gli assegni tramite gestione dipendenti pubblici, ferme a «165.161 e 50.766 prestazioni, artigiani (94.107 e 43.655), commercianti (82.660 e 38.512), parasubordinati (39.733e 18.784) e coltivatori diretti, coloni e mezzadri (40.387e 18.264)». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI DRAGHI
Nel suo lungo discorso all’aula del Senato, con il quale ha chiesto di ricostruire il patto di fiducia che ha retto il suo Governo in questi mesi, Mario Draghi ha parlato anche di pensioni.
Il presidente del Consiglio, che ha anche ricordato di aver rassegnato le dimissioni, respinte dal capo dello Stato, e di essere quindi giunto alla Camere per senso di responsabilità e anche per via degli appelli giunti dalla società civile, ha detto infatti che “c’è bisogno di una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile ancorato al sistema contributivo”. Un passaggio che dice poco circa l’effettiva misura che dovrebbe sostituire Quota 102 a partire dal 2023, ma che sembra frenare all’ipotesi di una Quota 41 che non prevede il ricalcolo contributivo dell’assegno o analoghe uscite anticipate prive di forme di penalizzazione, a parte probabilmente quelle dedicate ai soggetti più svantaggiati oppure che hanno svolto attività gravose tramite l’Ape sociale.
L’APPELLO DI ANAP E CUPLA
Come riporta sangavinomonreale.it, dalla Presidente dell’Anap-Confartigianato Sardegna Paola Montis arriva un appello “a nome delle migliaia di pensionati per vecchiaia e anzianità” “ai parlamentari del nostro territorio affinché facciano quadrato per difendere il Governo, scongiurando una crisi che sarebbe deleteria per tutti, in particolare per gli anziani che sono già allo stremo”. Un messaggio simile, come riporta vipiu.it, arriva dal Cupla del Veneto, il cui Coordinatore regionale Raffaele Zordanazzo evidenzia come sia “indispensabile, in questo difficile momento, unire tutti gli sforzi delle diverse realtà istituzionali, politiche, sociali e produttive per un’efficace azione di contrasto alle tendenze negative in atto, coinvolgendo sistematicamente anche gli utenti dei servizi e le rappresentanze dei cittadini, tra cui la rilevante categoria dei pensionati, da ritenere una risorsa ed in grado di esprimere varie esperienze di volontariato anche nei settori sanitari e socio-sanitari”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PROIETTI
Domenico Proietti spiega che “come Uil, ma credo di centrare anche il parere di Cigl e Cisl, non rientra nelle nostre intenzioni quella di arrenderci al contesto, certo la situazione, inutile negarlo, non sarà e non è delle più facili, ma come sindacato faremo sempre di tutto per proseguire nel nostro pressing, indipendentemente dal Governo con cui dovremmo confrontarci. Il nostro scopo, come triplice, resta sempre uno: convincere l’esecutivo che una flessibilità in uscita permetterebbe anche quel turnover generazionale tanto importante per i nuovi ingressi nel mercato del lavoro”. Il Segretario confederale della Uil, interpellato da pensionipertutti.it, lancia quindi un messaggio chiaro in tema di riforma delle pensioni.
“LA NOSTRA LOTTA PROSEGUIRÀ”
Secondo il sindacalista, infatti, “i lavoratori più anziani dopo 41 anni di lavoro o con 62 anni d’età meritano di poter avere un’alternativa, è giusto che sia concessa loro la possibilità di accedere alla quiescenza con qualche anno di anticipo rispetto alla rigida Riforma Fornero. E poi inutile dimenticarci che i lavori non sono tutti uguali, vi è chi a 62 anni potrà ancora avere il piacere e la forza di lavorare e chi non può più permettersi di salire su un ponteggio o lavorare in linea o commettere errori in ospedale. Insomma su questi punti cardine la nostra ‘lotta’ proseguirà affinché si avvii col Governo in carica, qualunque esso sia, una proficua discussione che porti ad una vera, equa e condivisa riforma delle pensioni che i lavoratori attendono ormai da troppi anni”.
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