Da quando il governo Draghi ed il Ministro Andrea Orlando hanno fatto sapere che il Consiglio dei Ministri non reputa secondaria la Riforma pensioni 2022, così da organizzare il nuovo programma di governo, in funzione di una legge che possa dare indicazioni più precise ai 237 mila italiani interessati.

Riforma pensioni 2022: la proposta più equa

Sono infatti questi i lavoratori che attendono una riforma pensioni entro il 2023, ma ce ne sono un’infinità che sono interessati ad una legislazione che sia attenta anche a coloro che non hanno una contribuzione continuativa.
Dunque la domanda che preme più di tutti alle parti sociali ed ai lavoratori che hanno partecipato ai tavoli di lavoro ministeriali, per la formulazione di una riforma pensioni che fosse resa strutturabile, quindi che non necessiti di ulteriori legislazioni annuali, considerate inaccettabili da alcune parti sociali, come recentemente ha dichiarato Orietta Armiliato, è indubbiamente quella relativa alle proposte avanzate fino a questo momento, che potrebbe essere accettata a settembre 2022, quando potrebbe essere inserita una proposta legislativa di riforma pensioni all’interno della Nadef di settembre, per poi essere accettata entro dicembre 2022?



Ricordiamo infatti che c’è chi propone un pensionamento con 41 anni di contributi che, non è così ri formativo In quanto già oggi molti di coloro che fanno ricorso alla uscita dal mercato del lavoro, hanno 41 anni di contributi. Molti di coloro che fanno ricorso all’uscita dal mondo del lavoro all’età di 67 anni, hanno 41 anni di contributi. Ci sono dei lavoratori che sperano invece in un uscita dal mondo del lavoro a 62 oppure 64 anni di età: caso si parla di una contribuzione che può essere di 41 anni ma potrebbe anche essere inferiore. Ed è fondamentalmente quello che sia ospitano tutti i prossimi alla pensione, anche coloro che hanno superato l’età anagrafica di 64 anni.



Riforma pensioni 2022: il Governo quale accetterà?

Ma quale di queste ipotesi potrebbe essere accettata dal governo? Probabilmente ipotesi che avrà la meglio rispetto alle altre sarà quella dei 64 anni di età perché potrebbe mettere d’accordo le aspettative di tutte le parti sociali, nonostante il fatto che ci sia una florida fetta della popolazione di lavoratori che pur avendo l’età anagrafica di 64 anni potrebbe ambire ad un assegno mensile inferiore a quello minimo. Per questa categoria sarà necessario ricorrere a misure di welfare annuali da riconfermare nelle leggi di bilancio.
Sicuramente il governo inserirà anche la possibilità delle pensioni complementari per sopperire all’esigenza di una misura di welfare che consideri le parti sociali di lavoratori che sono stati interessati da discontinuazione contributiva.