Come sappiamo il governo di Giorgia Meloni sta lavorando anche ad una riforma pensioni che la Lega ha promesso ai propri lettori dopo aver portato a casa quota 100 e quota 102.

Riforma pensioni 2022:  cos’è quota 103

In un qualche modo anche l’attività di governo può fungere da campagne elettorale e certi temi, per determinati partiti, sono diventati un vero e proprio baluardo per una campagna politica. Ma qualsiasi manovra la maggioranza volesse attuare, da quota flessibile a quota 41, queste finirebbero comunque per privilegiare poche persone.



Nelle ultime ore ad esempio si è fatta largo l’ipotesi di una quota 103 che è una sorta di quota 41 leggera.

La differenza però è fissata ad un requisito ben preciso cioè ad aver compiuto 62 anni. In realtà non è una spesa esattamente bassa perché costerebbe allo stato 965 milioni di euro e beneficerebbe a partire da aprile 2023, solo 45.000 cittadini italiani. Naturalmente questo significa che tutti gli altri lavoratori dovranno rinunciarvi.



Riforma pensioni 2022: costerà solo 6 miliardi per 45 mila lavoratori

L’INPS infatti ha stimato che tra tutti i pensionati che potrebbero andare in pensione all’età di 61 anni, questi potrebbero costare allo stato:

  • 7,6 miliardi di euro con quota 41,
  • 6 miliardi di euro con quota 103 che comporta 62 anni di età più 41 di contributi
  • e 5 miliardi di euro con un ipotetica quota 104 vale a dire 63 anni di età + 41 di contributi.

Se già raggiungere il grande traguardo di 41 anni di contributi è tantissimo per molti lavoratori italiani che hanno una posizione contributiva caratterizzata da una forte discontinuità, il paletto dell’età fissa la platea ad una quota di beneficiari ancora più ristretta. Parlare infatti di 50.000 persone significa considerare una minima fetta dei lavoratori italiani.



Da un certo punto di vista, volendo anche entrare nelle esigenze del corpus dei lavoratori, sarebbe stato molto più utile una quota flessibile proposta dal ministro calderone oppure la pensione a due velocità proposta dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico che però costerebbero molto di più allo stato rispetto a quanto non costi questa quota 41 leggera, vale a dire la cosiddetta quota 103.