Il governo Draghi non è riuscito a formulare una riforma pensioni 2022 degna di questo nome punto nonostante i vari tavoli tecnici fatti all’interno del Ministero dell’Economia e delle finanze che, almeno inizialmente, erano volti a ridurre l’età pensionabile fino a 64 o 62 anni, adesso possono dirsi accantonati per sempre.



Infatti l’età pensionabile resterà sempre 67 anni e, a meno che il governo non riesca a trovare una soluzione, vale a dire a ridurre l’età pensionabile in maniera che le finanze pubbliche non ne risentano, cosa praticamente impossibile, nella poco tempo che resta dal 25 settembre 2022 al 31 dicembre 2022 la riforma pensioni potrebbe non essere assolutamente approvata.



Riforma pensioni 2022: quota 41 e quota 104 sono quasi la stessa cosa

Per poter operare immediatamente arresteranno due sole uniche scelte, da una parte quota 41 e dall’altra quota 104. Ebbene precisare che il governo draghi su quota 104 ha fatto una proiezione stabilendo che la maggior parte dei contribuenti avrebbe ottenuto tra i 38 e 39 anni di contributi e 65 e 66 anni di età punto questa tipologia di pensione però avrebbe anticipato solo di un anno e al massimo di un anno e mezzo la exit media lavorativa. Naturalmente non è il caso dei lavoratori precoci che i 38 anni di contributi li avrebbero raggiunti molto prima, ma naturalmente i 65 anni di età erano obbligatori per poter uscire dal mondo del lavoro.



Riforma pensioni 2022: quota 41 e quota 104 mettono a rischio il Reddito di Cittadinanza

Stessa cosa quota 41 che secondo le stime avrebbe diminuito di un anno e 10 mesi per le donne è di 10 mesi per gli uomini. Troppo poco e troppo costosa se venisse effettuata nel 2022. Infatti il costo di quota 41 così come anche quello di 404 è di 18 miliardi di euro.

Questo significa che per l’attuazione di quota 41 i 10,1 miliardi di gettito dovuto all’incremento dell’IVA conseguente all’inflazione, Non basterebbero e bisognerebbe azzerare il reddito di cittadinanza che costa mediamente 11 miliardi l’anno.