NOVITÀ SULLA RIFORMA PENSIONI 2022: COSA SUCCEDE DOPO IL VOTO?
Solo un dato è chiaro sul tema della riforma pensioni 2022-2023 a meno di un mese dalle Elezioni: se entro il 31 dicembre 2022 il nuovo Governo non metterà a punto una nuova riforma sul campo previdenziale, dal giorno successivo entrerà in vigore la legge Fornero tanto contrastata da partitiCentrodestra e M5s) e sindacati. 67 anni l’età di pensionamento, con unico anticipo – ma con taglio dell’assegno – per gli uomini con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi e per le donne con 41 anni e 10 mesi. Da qui il lavoro della Lega, di concerto con le parti sociali, per arrivare subito ad una riforma alternativa che possa fin a subito con la prossima Manovra stoppare la Fornero: la proposta di Quota 41 è in questa direzione, ma ovviamente necessita quantomeno della vittoria del Centrodestra alle Elezioni 2022.
Se ciò non avvenisse, le ipotesi restano comunque diverse: dalla proroga di Quota 102 per un altro anno; la proposta di pensionamento con almeno 64 anni di età e 35 di contributi versati, «purché si sia maturato un assegno pari ad almeno 2,2 volte l’importo dell’assegno sociale», ricorda il focus di Orizzonte Scuola ad un mese dalle Elezioni. Forza Italia punta poi a ridurre le minime a 1000 euro, il Pd invece vuole la flessibilità in uscita con l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani e allargamento platea dei lavori usuranti per l’Ape Sociale. Infine M5s insiste per riforma pensioni con età 63 anni (con solo parte contributiva) e resto da 67 anni, Terzo Polo invece punta al ritorno della Legge Fornero.
DATI INPS SU PENSIONI 2022: LA RIFORMA E…
Intanto però gli ultimi dati INPS riflettono le problematiche di un sistema che, senza ancora una nuova riforma pensioni nei prossimi mesi, rischia gravi ripercussioni anche sul breve periodo. Prima del 2022 i pensionati erano 16 milioni, con una spesa complessiva lorda di quasi 312 miliardi (+1,55% sul 2020): l’importo medio percepito è di 1.620 euro al mese come pensione. Nello scorso mese di luglio invece, riportano i dati dell’Osservatorio sull’erogazione della Pensione di cittadinanza, «i nuclei familiari beneficiari del reddito e della pensione di cittadinanza sono stati 1,17 milioni” (1,05 milioni per il primo sussidio, mentre 117.000 hanno ricevuto la seconda prestazione».
In tutto sono dunque 2,49 milioni di persone coinvolte e un importo medio erogato a livello nazionale di 551 euro (582 euro per ciò che concerne il reddito e 272 euro per la pensione): l’inflazione e la crisi non farà che rendere sempre più ambia la forbice tra chi ha bisogno di maggiori sostegni anche per le pensioni e le casse dello Stato. Non basta la recente perequazione delle pensioni, pur molto utile, a sistemare la questione previdenziale: intanto va ricordato come il decreto ministeriale del 17 novembre 2021 – si legge in una nota dell’Inps – ha stabilito che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 è pari a 1,7% dal 1° gennaio 2022. Serve però molto, molto di più.