Anche se gli italiani avevano perso la speranza di ottenere una riforma pensioni 2022, la neo-ministra Marina Calderone, fresca di giuramento ha stupito tutti con il suo grande entusiasmo che l’ha portata a concepire la “Quota flessibile”, cioè una quota che oscilli da quota 100 a quota 102, in modo aritmetico e non rigido come per le altre due precedenti riforme. Quindi sarebbe possibile, secondo la neo-ministra, andare in pensione a 61 oppure a 66 anni di età con l’unico requisito dei 35 anni obbligatori di contributi.



Riforma pensioni 2022: cos’è Quota flessibile

E in effetti la ministra ha cominciato con tutti gli entusiasmi del caso: “in questo momento è importante favorire il confronto per trovare soluzioni condivise”. Buoni propositi insomma, che però saranno accolti da Maurizio Landini soltanto se la ministra darà risposte concrete su bollette, redditi, pensioni, precarietà, sicurezza del lavoro. Premesso che la questione bollette comunque non compete al ministro del lavoro, Landini si aspetta di essere coinvolto in prima di prendere le decisioni e si può presupporre che la sua sia una posizione condivisibile da tutti i sindacati e da tutte le parti sociali.



L’idea della Quota flessibile è tuttavia qualcosa di molto simile alla Opzione uomo che aveva in mente la Premier Giorgia Meloni mista ad altre proposte di Fratelli d’Italia. Ma in realtà è una modalità per rispolverare l’uscita anticipata per i lavoratori tra i 61 e 66 anni. In pratica una quota 100 sotto altre veste.

Riforma pensioni 2022: un prepensionamento a 61 anni, possibile?

La fondazione dei consulenti del lavoro infatti ha elaborato un’uscita anticipata pochi mesi fa per almeno 470.000 lavoratori, ma il ministro del Lavoro Marina Calderone terrà conto anche di altre proposte come quota 41 sponsorizzata dalla Lega Nord.



Infatti la Riforma pensioni della Fornero ha rallentato il ricambio generazionale e quindi la riforma pensioni 2022 serve in un qualche modo a snellire l’età dei dipendenti del pubblico impiego, favorendo i prepensionamenti di alcuni di loro senza che questi possano arrivare a perderci troppo sull’assegno mensile.

Attualmente quasi la metà dei lavoratori del pubblico impiego a 61 e 62 anni: si tratta comunque di 470 mila lavoratori che andrebbero prepensionati e, attraverso nuove assunzioni, andrebbe rinnovato l’intero comparto del pubblico impiego.