Come sappiamo la riforma pensioni 2022 è giunta ad uno stallo poiché il governo ancora non ha maturato la volontà di attuare un tavolo di trattativa. In questi mesi si sono susseguite varie proposte da quella di quota 41 di Matteo Salvini, alla pensione in due quote proposte da Pasquale Tridico fino all’ultima, quella di rendere strutturabile ape sociale anche per i disoccupati e caregiver. Eppure il sito pensionipertutti anticipato la proposta di Cristian Ferrari della CGIL che ha rilasciato un’intervista in cui si riagganciano a questa proposta, per rafforzare il messaggio da inviare al governo.
Riforma pensioni 2022: nessun motivo per rimandare l’estensione di Ape Sociale
Difatti, rendere prorogabile l’ape sociale e estenderla anche ad altre categorie oltre che rendere strutturale opzione donna come aveva detto il Ministro Fornero, significa guardare meglio e più in profondità alle esigenze delle donne che, come sottolineato da Christian Ferrari della CGIL “hanno pagato più di tutti la riforma pensioni Monti-Fornero, per molte si è trattato di accedere al pensionamento addirittura con 7 anni di ritardo punto la proroga di opzione donna non ha alcun costo aggiuntivo per le casse dello stato, perché si tratta di un puro calcolo contributivo”.
Riforma pensioni 2022: l’attuazione di Opzione donna e Ape sociale è un guadagno
Quindi la misura andrebbe confermata perché non c’è nessuna ragione di non farlo, aveva ragione dunque il ministro Orlando quando diceva di poter rendere strutturale opzione donna che, peraltro, si calcola soltanto mediante il calcolo contributivo punto dal momento che la stessa ex Ministro Fornero ha dichiarato che dal 2030 ci sarà integralmente un calcolo contributivo e quindi a quel punto sarà possibile fare una riforma pensioni che guarderai in avanti, che potrà essere resa realmente rivoluzionaria e plasmata sulla base delle ingerenze sociali perché ciascuna categoria avrà un calcolo contributivo.
Rendere strutturabili queste misure e qualsiasi altra misura che utilizzi questo calcolo non costituisce una perdita, semmai un’opzione in più sul tavolo per le parti sociali.
Ferrari inoltre aggiunge che “per quanto riguarda l’ape sociale, noi pensiamo sia arrivato il momento di dare certezze definitive alle casistiche ricomprese in questo Istituto, vale a dire disoccupati, invalidi civili, caregiver e gravosi. Non è possibile continuare a trascinarlo e rinnovarlo di anno in anno”.