RIFORMA PENSIONI, RIF. COMUNISTA SU QUOTA 103
Secondo Rifondazione Comunista, la Legge di bilancio 2023 “è classista e reazionaria come il governo. Siamo di fronte a una manovra odiosa contro lavoratrici e lavoratori, pensionati e poveri”. Per quel che riguarda più in particolare la riforma delle pensioni, “non va sottovalutato il tentativo di presentarsi come destra sociale con misure come il taglio del cuneo fiscale solo per i lavoratori o quota 103 che in realtà rappresenta il tradimento dell’impegno sbandierato durante la campagna elettorale di una soglia di 41 anni di contributi per andare in pensione”. Secondo Rifondazione Comunista, “anche la promessa dell’aumento delle pensioni minime a mille euro si riduce a quasi nulla e a spese di altri pensionati”.
IL PUNTO DI GRONCHI SULLE INDICIZZAZIONI
In un articolo pubblicato su lavoce.info, invece, Sandro Gronchi critica le scelte dell’esecutivo evidenziando che “è contraddittorio che, da un lato, il reddito di cittadinanza sia soppresso perché incoraggia il lavoro nero e l’evasione contributiva, e dall’altro siano annunciati livelli minimi di pensione che (tenuto anche conto delle maggiorazioni sociali, dell’assegno aggiuntivo e della quattordicesima mensilità) determineranno un analogo risultato”. Riguardo l’indicizzazione, l’economista sottolinea che “la perequazione ai prezzi sopravvive a distanza di 27 anni dalla riforma Dini, benché il sistema contributivo italiano non possa meritare il nome che porta fin quando non si dota di un meccanismo di perequazione del tutto diverso. Sarebbe un passo importante per accorciare la distanza che lo separa dai sistemi contributivi nordeuropei”.
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