LE PAROLE DI BERLUSCONI
Silvio Berlusconi non rinuncia a riproporre una promessa che continua a far dibattere: innalzare le pensioni a 1.000 euro al mese. L’ex Premier, infatti, intervistato da Libero ha detto che “nei primi cento giorni dovremo semplicemente mettere in sicurezza i conti dello Stato per evitare l’esercizio provvisorio. Ma quello che conta è quello che faremo in cinque anni di lavoro.
La nostra priorità è liberare l’Italia dalle tre oppressioni. Quella fiscale, con la flat tax al 23%, quella burocratica, con l’abolizione delle autorizzazioni preventive e quella giudiziaria con il rafforzamento dei diritti del cittadino”. Il leader di Forza Italia ha quindi aggiunto: “Avremo una particolare attenzione per i più deboli e per gli anziani, portando tutte le pensioni a 1.000 euro al mese per 13 mensilità”, evidenziando anche che “ci adopereremo per il futuro dei nostri ragazzi, perché possano avere un lavoro stabile e retribuito in maniera dignitosa”.
LA LEGA INSISTE: “LA RIFORMA PENSIONI DELLA FORNERO SARÀ CANCELLATA”
Ancora di Fornero discute la politica italiana alla vigilia delle Elezioni 2022: la riforma pensioni varata dal Governo Monti e resa legge “strutturale”, tornerà gioco-forza attiva dal 1 gennaio 2023, ovvero con la scadenza delle Quota inaugurate nel 2018 e durate fino a fine 2022. Sebbene sia molto probabile che, al netto di chi vincerà le Elezioni, nessuno riuscirà a cambiare riforma pensionistica prima del 2023, la Lega di Matteo Salvini si propone un punto netto all’interno del programma elettorale: «cancellare la Legge Fornero».
Lo ha ribadito in una nota il responsabile Dipartimento Lavoro della Lega Claudio Durigon e il sottosegretario al Mef Federico Freni: «La Lega ha le idee chiare in materia previdenziale: vogliamo rendere strutturali Quota 41, opzione donna e Ape sociale. Sono tutti sistemi alternativi alla sciagurata riforma Fornero – difesa dal Pd anche se ingiusta e sbagliata – e che potranno essere scelti liberamente dai lavoratori italiani». Secondo gli esponenti della Lega «non ci sarà alcun problema di sostenibilità: grazie a Quota100 è stato eliminato il bacino creato dalla legge Fornero che per molti anni ha impedito alle persone di andare in pensione. Con gli interventi proposti dalla Lega si realizza definitivamente l’obiettivo di cancellare la riforma del governo Monti». (agg. di Niccolò Magnani)
L’ANALISI DI REPUBBLICA SULLE PENSIONI
Valentina Conte, in un articolo pubblicato sul sito di Repubblica, ricorda che dal prossimo 1° gennaio “la Legge Fornero sarà ancora in vigore. Nonostante slogan e proclami di questa campagna elettorale, nessun governo post 25 settembre smonterà l’architrave del nostro sistema previdenziale, di certo non nel 2023.
Troppo alti i costi di interventi strutturali. Troppo elevato il rischio di mandare fuori controllo i conti dello Stato. Soprattutto in un anno – il prossimo – in cui tutte le pensioni in essere dovranno essere rivalutate all’inflazione del 2022, almeno il 7% in più”. Secondo la giornalista, “nessuno riuscirà quindi ad impedire lo scalino tra i 64 anni di Quota 102 richiesti nel 2022 e i 67 anni necessari per l’uscita di vecchiaia da gennaio 2023, già ammorbidito rispetto allo scalone che ci sarebbe stato con i 62 anni di Quota 100 (cinque anni in più). Per almeno tre motivi: non c’è tempo a sufficienza per una nuova riforma (il nuovo governo sarà pienamente operativo a novembre), non esiste una concreta proposta sul tavolo e se pure ci fosse, sarebbe con ogni probabilità insostenibile per i conti pubblici”.
L’IPOTECA DA 25 MLD PER IL NUOVO GOVERNO
In un articolo pubblicato sul sito del Sole 24 Ore viene ricordato che per il nuovo Governo la Legge di bilancio “presenta un’ipoteca sui conti da almeno 25 miliardi, fatta di misure obbligatorie o quasi” e che incidono, quindi, su possibili interventi sulla riforma delle pensioni. In questo senso, il primo problema, ricorda il quotidiano di Confindustria, “è dato dall’inflazione che c’è già stata.
Che impone prima di tutto l’indicizzazione delle pensioni, su cui il decreto Aiuti-bis è intervenuto ma con un anticipo in formato mini, un miliardo di euro in tutto. Una parte di questa spesa aggiuntiva è già scontata dai tendenziali di finanza pubblica, perché il Def di aprile calcolava per quest’anno un’inflazione al consumo nell’ordine del 5,8%. A luglio però l’Istat ha calcolato un tasso del 7,9%, quindi più alto di oltre un terzo rispetto al dato del Def. Con un ritmo del genere, la rivalutazione potrebbe costare fino a 6 miliardi in più del previsto: spesa obbligata, a meno di voler negare per legge l’indicizzazione”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SALVINI E DURIGON
Matteo Salvini, in una lettera aperta, ha spiegato la parola-chiave della campagna elettorale della Lega: Credo. “Non c’è futuro senza credo. Credere è il motore di tutto. Della vita, del lavoro, dello sport, dello studio, perfino dell’amore. Da oggi parte la corsa verso il 25 settembre”, ha annunciato sui social l’ex ministro dell’Interno, che ha così motivato la scelta di far proiettare sulla sede dell’Inps la parola “Credo”: “Perché credo in pensioni dignitose, nella cancellazione della legge Fornero, in Quota 41, nel ricambio generazionale per offrire ai giovani un primo impiego decoroso”. Concetti ribaditi da Claudio Durigon, deputato del Carroccio, in una nota riportata dall’Agenzia stampa Italia.
LA FLAT TAX ANCHE PER I PENSIONATI
“La Lega ha iniziato la propria campagna elettorale illuminando la sede dell’Inps perché crede che gli italiani meritino pensioni dignitose, con l’abolizione della legge Fornero e l’introduzione di Quota 41. Questo perché crede nei giovani e nel loro futuro: è necessario offrire loro un impiego dignitoso tramite il ricambio generazionale”, spiega l’ex sottosegretario all’Economia. Secondo Libero, Salvini “sui social rilancia il progetto per un cambiamento radicale anche degli assegni delle pensioni: ‘Abbiamo approvato la #flattax al 15% per 2 milioni di partite iva: ora la faremo anche per dipendenti e pensionati. Io ci #credo’. Insomma la flat tax quasi certamente andrebbe a dare un’iniezione di liquidità alle tasche dei pensionati che devono fare i conti sempre di più con il caro vita e con la perdita del potere di acquisto.
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