Come si sa, il governo ha tentato in extremis di aprire il dialogo sulla riforma pensioni, ma ormai le dimissioni erano già segnate e quota 102 finirà a fine anno ed è stata la misura che ha fatto da ponte tra la tanto sperata riforma e la quota 100 che però non piaceva né all’Europa e né a Tridico in quanto costava troppo e avrebbe consentito di raggiungere la possibilità di lasciare il lavoro al raggiungimento dei 64 anni di età con 38 anni di contributi.
Riforma pensioni 2022: il governo potrebbe optare per il contratto di espansione
Ma per evitare di dover tornare alla riforma pensioni della Fornero, in assenza di una nuova riforma pensioni, il governo che potrebbe essere di area di destra, potrebbe voler varare una nuova legge di proroga della quota 102 e rimandare una nuova riforma al 2023? L’ipotesi resta in piedi. Sicuramente adesso l’obiettivo per gli italiani è quello di tentare tutte le strade per salvarsi dall’incertezza politica in fatto di previdenza sociale.
Una strada potrebbe essere quella di recuperare le possibilità legali che sono offerte alle aziende che intendono seguire il percorso delle riconversioni e le ristrutturazioni aziendali attraverso il «contratto di espansione» ed è in grado di sostituire i contratti di solidarietà espansiva in modo da sostenere le aziende che attraversano una crisi economica ed evitare il fenomeno degli esodati. La legge di Bilancio 2022 ha prolungato di altri due anni questa misura, ma solo grazie ad un accordo tra azienda e sindacati, di mandare in pensione su base volontaria i lavoratori fino a 5 anni prima dei normali requisiti. La modifica che la legge di bilancio ha introdotto è quella di aprire anche alle aziende medio-piccole con almeno 50 dipendenti e non 1000 come la precedente versione della misura.
Riforma pensioni 2022: come funziona il contratto di espansione
Il «contratto di espansione» consente di uscire dal lavoro fino a 5 anni prima della pensione fissata a 67 anni di età oppure della pensione anticipata. Se il lavoratore accetta su base volontaria, percepisce una pensione pari a quella maturata al momento dell’uscita.
L’assegno mensile per la exit lavorativa sarà a carico dell’azienda, al netto del valore della Naspi spettante a chi va in prepensionamento. Il contratto di espansione può essere firmato dai dipendenti con meno di 60 mesi dal decorrere della pensione, sia quella di vecchiaia nel caso costoro avessero raggiunto i 20 anni di contributi oppure il requisito dell’importo soglia previsto per i soggetti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. La pensione che poi riceveranno sarà cumulabile con qualsiasi reddito da altra attività lavorativa.
forneroIl calcolo dell’indennità mensile verrà fatto dall’Inps, in base al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Come già detto, l’importo dell’assegno è decurtato della Naspi che sarebbe spettata al lavoratore. La mensilità, tassata ordinariamente, non è reversibile e in caso di decesso ai superstiti spetta la pensione indiretta.