LE PAROLE DI MANTOVANI

Mario Mantovani, Presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, come riporta Labitalia ha ricordato che “fra pochi giorni il governo varerà il Documento di economia e finanza dopo la revisione delle stime di crescita del pil da parte dell’Istat: ci auguriamo che nonostante lo shock provocato dalla guerra in Ucraina, i rincari delle materie prime e la ripresa dell’inflazione, il Def si confermi un progetto di sviluppo e di crescita dell’economia, supportando adeguatamente l’impegno delle forze produttive del Paese”. Anche per questo motivo la Cida insiste nel fare “del Def il primo banco di prova di una reazione ragionata alla crisi: serve sostenere l’industria, andare avanti nella modernizzazione della pubblica amministrazione, intervenire sulle pensioni con la giusta flessibilità in uscita. Una ‘messa a punto’ del Documento di economia e finanza che non può essere effettuata solo fra i dicasteri economici, ma dovrebbe vedere convergere il contributo dei protagonisti della vita economia del Paese”.



CONVEGNO INAPP SU PENSIONI E LAVORO

Secondo l’ultimo convegno dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) il welfare italiano spende da decenni troppi soldi in pensioni trascurando però il mondo del lavoro in quanto tale.

In attesa di una sterzata del Governo sul tavolo della riforma pensioni 2022-2023, i risultati dell’ultimo convegno tenutosi a Roma lo scorso 30 marzo (in convenzione con l’Università Luiss Guido Carli – Sep e con il progetto europeo Mospi, Modernizing Social Protection Systems in Italy) ha messo in guarda sul futuro del welfare in Italia: «secondo gli ultimi dati Eurostat risalenti al 2019, la spesa italiana per prestazioni sociali è superiore alla media europea: 28,3% del Pil contro il 26,9%. Ma solo lo 0,2% del Prodotto interno lordo italiano è dedicato ai sostegni per l’attivazione di chi cerca un lavoro». Secondo il presidente Inapp Sebastiano Fadda, «Prevale un generale orientamento verso i trasferimenti monetari, e per lo più di natura previdenziale. Per molti aspetti – ha poi concluso a margine del convegno citato da “Pensioni Oggi” – l’Italia sembra un paese che resta indietro anche rispetto alla nuova agenda di investimento sociale dettata a livello europeo». (agg. di Niccolò Magnani)



LA CIRCOLARE INPS

Dall’Inps arriva una buona notizia per quanti vogliano utilizzare Quota 100 o Quota 102 tramite il riscatto di periodi contributi. Come spiega Daniele Cirioli su Avvenire, infatti, la circolare n. 38/2022 stabilisce che se i periodi oggetti di riscatto “si collocano entro il 31 dicembre 2021, così permettendo di maturare i requisiti per la pensione anticipata (ossia i 38 di contributi, assieme all’età di 62 anni), il lavoratore può mettersi a riposo anche se la domanda di riscatto (con i relativi versamenti) risultano successivi al 31 dicembre 2021, che è la data limite di operatività di ‘quota 100’. Idem per ‘quota 102’, che dal 1° gennaio ha sostituito ‘quota 100’ e rimarrà operativa fino al 31 dicembre 2022 (in tal caso sono diversi i requisiti: 38 anni di contributi, ma 64 anni d’età)”. Di conseguenza, “il lavoratore che perfezioni i requisiti per la pensione ‘quota 100’ tra gennaio 2019 e dicembre 2021 ovvero per la pensione ‘quota 102”’entro la fine del corrente anno 2022, potrà conseguire la pensione in qualsiasi momento, anche successivo alle predette scadenze”.



FON.TE AMPLIA LA PLATEA DI ISCRITTI

Come riporta Italpress, Fon.Te., il Fondo pensione complementare per i dipendenti da aziende del terziario, “ha ampliato la platea ai liberi professionisti e ai lavoratori autonomi che a partire dal primo aprile possono aderire al Fondo”. Maurizio Grifoni, Presidente di Fon.Te, esprime orgoglio per la possibilità “di offrire i nostri servizi a nuove categorie di lavoratori, rispondendo all’esigenza di ottenere una pensione integrativa che possa incrementare il livello delle prestazioni previdenziali con risultati particolarmente vantaggiosi e soddisfacenti”. Intanto Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil, spiega di ritenere “più che mai opportuno che nella attuazione della legge delega sulla riforma fiscale, attualmente in discussione in Parlamento, si definisca un intervento che ristabilendo la progressività dell’imposizione, prevista dalla Costituzione su tutti i redditi, proceda tagliando le tasse a lavoratori dipendenti e pensionati che sono i soggetti a più alta fedeltà fiscale”.

RIFORMA PENSIONI 2022, CALO DI USCITE TRA I PROFESSORI

Affrontando il tema della riforma pensioni 2022, in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore vengono ricordati i numeri relativi alle domande di pensionamento nel mondo della scuola. “Chissà se è solo per lo ‘scalone’ di quota 102. Oppure per le penalizzazioni che la vecchia quota 100 portava con sé e che rendono sempre più esigua la platea intenzionata ad avvalersene. O ancora per l’attesa di una riforma delle pensioni 2022 all’orizzonte più favorevole. Fatto sta che nel giro di 12 mesi le domande di pensionamento dei prof sono calate quasi di un terzo: sono 24.531 infatti gli insegnanti che usciranno il prossimo 1° settembre”, scrivono Eugenio Bruno e Claudio Tucci, evidenziando che “le regioni dove ci saranno, in percentuale, meno uscite rispetto a 12 mesi fa sono Veneto (-40%), Sardegna (-39%) e Marche (-38%)”.

RIFORMA PENSIONI 2022, TRE FATTORI DIETRO IL FENOMENO

In valore assoluto, invece, “primeggiano Lombardia (-1.874), Sicilia (-1.373) e lo stesso Veneto (-1.141). Secondo gli esperti del tema che riguarda la riforma pensioni, questi numeri scontano almeno tre fattori. Il primo è legato alle modifiche normative. Con quota 102, nei fatti, si esce a 64 anni di età (e 38 anni di contributi) laddove con Quota 100 ne bastavano 62”. “Il secondo fattore è legato alle difficoltà economiche, accentuate dalla pandemia, che consigliano stabilità di stipendio nelle famiglie”. “E poi c’è l’effetto ‘aspettativa’: da settimane il Governo, attraverso il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e sindacati hanno aperto un confronto sulle pensioni, dal quale si attendono possibili novità più vantaggiose rispetto alle regole attuali (e, quindi, nell’attesa si posticipa il ritiro dal lavoro)”.

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