LE PAROLE DI TAJANI E BONOMI

Interpellato da affaritaliani.it, Antonio Tajani risponde a Carlo Bonomi spiegando che “la flat tax è già stata introdotta per le partite Iva fino a 65mila euro e sono convinto che, come abbiamo detto in campagna elettorale, la strada giusta sia quella di andare avanti su questa direzione con un graduale incremento della platea dei beneficiari. Sulle pensioni faremo una riforma entro fine anno (dal primo gennaio 2023 senza interventi torna la Legge Fornero, ndr). Ci siederemo al tavolo con tutte le organizzazioni sindacali, rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro – l’importante è che nessuno venga escluso -, e ascolteremo tutte le opinioni per arrivare a una decisione”. Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil, sollecitando alla nuova maggioranza l’apertura di un confronto sulla riforma delle pensioni, ricorda invece che “i prepensionamenti in passato sono stati sempre chiesti dalle aziende. Il sindacato pone oggi la sacrosanta esigenza di riallineare l’età di accesso alla pensione intorno a 62 anni, come avviene nella media dei paesi della Ue”.



I CONTI SULLA RIFORMA PENSIONI DOPO LE CRITICHE DI CONFINDUSTRIA

All’indomani dello “stop” invocato dal Presidente di Confindustria al programma del Centrodestra sulla riforma pensioni e sulle politiche fiscali, su SkyTG24 vengono fatti nuovi “conti in tasca” alle proposte dei partiti in merito al tema centrale della previdenza nazionale. Per evitare il ritorno a pieno regime della riforma Fornero da fine 2022, il Governo Meloni che si appresta a nascere potrebbe vedere la nascita di Quota 41, vero cavallo di battaglia della Lega di Salvini con l’appoggio di gran parte dei sindacati.



Ebbene, stando ai conti dell’INPS il costo della misura dovrebbe giungere a circa 18 miliardi di euro in 3 anni, ovvero 6 miliardi l’anno: secondo invece l’analisi comparata della Cgil la riforma pensioni su Quota 41 potrebbe portare nel 2022 un massimo “ridotto” pari a 1 miliardo e 242 milioni, in grado di diminuire poi negli anni successivi. Come dunque ciò ribadito da Salvini in mattinata, occorre vedere i conti sul tavolo della prossima finanziaria per capire quale effettivo margine di spesa si potrebbe avere nel riformare le pensioni evitando la legge Fornero. (agg. di Niccolò Magnani)



SALVINI REPLICA A BONOMI

Non si è fatta attendere la replica di Matteo Salvini a Carlo Bonomi. “Altro che immaginifiche, noi la Flat tax e la riforma delle pensioni le portiamo a casa, costi quel che costi, saranno nel programma dei primi cento giorni del governo”, sono le parole del leader della Lega riportare da nextquoditiano.it. Ansa ricorda, però, che tra le alternative al ritorno alla Legge Fornero, “l’ipotesi di ‘quota 41’ è un cavallo di battaglia della Lega, sul quale si è speso, a più riprese in campagna elettorale, Matteo Salvini. Secondo il presidente dell’Inps Pasquale Tridico la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età costerebbe 18 miliardi in tre anni, 6 miliardi l’anno. Secondo un’analisi della Cgil quota 41 avrebbe, invece, un costo massimo nel 2022 pari a 1 miliardo e 242 milioni che diminuisce negli anni successivi”. Occorrerebbe, quindi, sapere esattamente a quanto ammonta il costo della misura bandiera del Carroccio sulla previdenza.

L’APPELLO DI CALENDA A MELONI

Secondo Carlo Calenda, “Meloni deve dire con chiarezza che per alzare le pensioni minime, per la flat tax al 15%, per fare tutte le cose promesse non ci sono i soldi e non si faranno e quello che farà sarà un intervento massiccio per il price cap nazionale”. “Se non facciamo questo ci perdiamo l’industria manifatturiera e anche le famiglie, non pagando le bollette, manderanno in crisi i gestori”, aggiunge il leader di Azione secondo quanto riportato da Adnkronos. Maurizio Gasparri, invece, come riporta il sito del Sole 24 Ore, spiega che, “come ha detto Silvio Berlusconi durante tutta la campagna elettorale, le politiche sociali vanno rafforzate, non solo confermate. Partendo dagli anziani ai quali riconoscere le pensioni minime di mille euro al mese per tredici mesi e dai disabili”. Da un sondaggio condotto da SWG per Confesercenti su un campione di imprese dell’artigianato, del turismo e del commercio con 50 dipendenti o meno, infine, emerge che solo il 6% di esse chiede un aumento delle pensioni.

RIFORMA PENSIONI, LE SOLUZIONI PER FAR QUADRARE I CONTI

Come ricorda Il Sole 24 Ore, “l’esigenza di far quadrare i conti” potrebbe comportare per il nuovo Governo l’esigenza di “adottare soluzioni di flessibilità connesse a un ricalcolo della pensione, che poi è quello che già accade con Opzione donna”. E “tre ipotesi di anticipo collegate al calcolo, o alla quota contributiva della pensione, si trovano nel ventunesimo rapporto annuale dell’Inps. Soluzioni che comunque non sono a costo zero perché da un lato comportano una riduzione dell’importo degli assegni (nella logica del contributivo a una minore età corrisponde un importo inferiore in quanto si prevede che sarà erogato per più tempo) e dall’altra determinano un aumento della spesa pensionistica per almeno i prossimi dieci anni”.

LE PAROLE DI SBARRA

Il quotidiano di Confindustria evidenzia anche che, in tema di riforma delle pensioni, “non vanno dimenticati gli strumenti di accompagnamento alla pensione con caratteristiche e costi più o meno ripartiti tra Stato e lavoratori-aziende: contratto di espansione, isopensione, assegno straordinario dei fondi di solidarietà bilaterali, Rita (previdenza integrativa). Modificati ma al contempo potenziati nel corso del tempo nell’ottica di alleggerire il peso sui conti pubblici delle operazioni di esodo dalle imprese”. Come ribadisce Luigi Sbarra in un’intervista al Corriere della Sera, resta però importante “cambiare la Legge Fornero, riformando la previdenza su criteri di sostenibilità sociale, flessibilità in uscita maggiore inclusività per giovani e donne”.

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