Riforma pensioni 2022: “Prima di tutto il salario minimo”

E Pasquale Tridico prende la palla al balzo e dalla sua ricetta per la riforma pensioni 2022: “Salario minimo incentivi al lavoro femminile”. La proposta di Pasquale Tridico si inserisce all’interno di un discorso relativo alla povertà, anche quella derivante da una discontinuità contributiva dovuta al salario troppo basso punto per questo Pasquale Tridico, dopo aver bocciato quota 41 come proposta della lega di Matteo Salvini, prendi la palla al balzo e recepisce le direttive della comunità Europea sul salario minimo varato non appena una settimana fa.



In un’intervista di Previndai Media Player, Tridico afferma che “lavori poveri è troppo discontinui produrranno pensioni povere. Pensioni che, per essere dignitosi e garantire una base di sussistenza, dovranno essere integrate dallo stato e, quindi, dalla fiscalità generale“.

Il presidente dell’INPS guarda avanti anche se la situazione attuale è devastante. Perché in effetti se oggi Bruxelles ci ammonisce dicendo che la nostra spesa pubblica è elevata, un domani il sistema potrebbe non riuscire nemmeno a pagare le pensioni dal momento che la classe lavoratrice di oggi non gode di garanzie: “Prima di questo dovremmo cercare di fare riforme che diano a milioni di persone sotto pagate o pagate in nero un salario minimo legale, contratti con adeguati livelli di tutele e rappresentanza sindacale, incentivi al lavoro femminile e prospettive per i giovani“.



Riforma pensioni 2022: la proposta del Presidente dell’INPS

La proposta di Pasquale Tridico riguardo la riforma pensioni, vuole coniugare la libera scelta di un individuo di anticipare l’età del pensionamento attraverso un calcolo che non penalizza l’assegno in maniera permanente. Ad esempio, sempre riguardo alla riforma pensioni, chi vuole andare in pensione a 63 anni fino ai 67 anni riceverà una determinata quota calcolata sulla base dei propri versamenti, dai 67 anni in poi riceverà la pensione piena. La proposta di Tridico dunque riesce a coniugare sia le precedenti volontà dei sindacati che si sono dispiegate sui tavoli delle trattative del Ministero del Lavoro, dal gennaio al marzo scorso, fino poi a scomparire del tutto dopo la presentazione del documento di economia e finanza palazzo Chigi il 7 aprile 2022.