L’ANALISI DI MARINO

Mauro Marino spera che tra i temi di riforma delle pensioni che il nuovo Governo vorrà affrontare ce ne sia anche qualcuno a favore dei giovani, a partire da una riduzione del costo per riscattare la laurea, permettendone inoltre “la detrazione al 50% di quanto versato”. L’esperto previdenziale, in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, evidenzia poi che poiché “i giovani all’inizio della loro carriera lavorativa sovente hanno dei buchi contributivi è necessario intervenire per coprirli con i contributi a carico dello Stato. Dare, inoltre, un fortissimo impulso alla previdenza complementare, detraendone i costi fino al 50% di quanto versato ed inoltre agire sui coefficienti di trasformazione per renderli fissi e non soggetti ogni due anni alla diminuzione per effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita che poi determina un importo previdenziale più basso”. Per Marino occorre però anche che tra i giovani ci sia più consapevolezza dell’importanza di avere una pensione dignitosa. Andando anche in piazza per questo, se necessario.



L’ALLARME DELLA CISL PENSIONATI SULLA RIFORMA PREVIDENZIALE

Dopo le parole del leader Cisl Luigi Sbarra, parla sulla prossima riforma pensioni 2022-2023 anche la segretaria della Cisl Pensionati, Patrizia Volponi, intervistata dalla trasmissione “Italia Città Aperta” su Cusano Italia Tv. In attesa che il Governo Meloni possa essere formato e cominci subito l’iter della Finanziaria, il tema della previdenza resta tutt’altro che in secondo piano. Per Volponi «Su pensioni e relative proposte siamo sul piede di guerra. Il segretario della CISL Luigi Sbarra ha già detto che le pensioni sono uno dei punti centrali delle aspettative dei sindacati per il nuovo governo».



La Cisl Pensionati chiede al prossimo esecutivo di poter andare in pensione con 41 anni di contribuzione, ad almeno 62 di età anagrafica e con un minimo di 20 anni di contribuzione: «Chiediamo poi che ai lavoratori che svolgono lavori usuranti sia consentito di andare in pensione prima, con 30 o 36 anni di contribuzione. Infine, proponiamo l’opzione donna, che consenta di andare in pensione a partire, almeno, dai 59 anni di età, o con 35 anni di contribuzione», spiega la sindacalista alla trasmissione tv. La riforma pensioni strutturale non può poi non rivalutare in maniera equa le prossime pensione – conclude Volponi – mentre «Noi abbiamo presentato un progetto per delle pensioni di garanzia per i giovani che oggi svolgono lavori precari, in modo che possano anche loro avere una pensione dignitosa. Per dignitosa si intende di almeno 1000 (mille) euro al mese». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI SBARRA E LANDINI

Intervenendo ieri a una tavola rotonda organizzata presso la sede nazionale della Cgil, Luigi Sbarra ha detto che “serve una riforma fiscale improntata all’equità, che alleggerisca il carico sui redditi da lavoro e da pensioni e che salvaguardi il principio di progressività. E poi bisogna cambiare la legge Fornero, riformando la previdenza su criteri di sostenibilità sociale, flessibilità in uscita, maggiore inclusività per giovani e donne”.  “Vogliamo una vera riforma fiscale a vantaggio di lavoratori dipendenti e pensionati e non la flat tax; la fine della precarietà; una vera riforma delle pensioni; politiche industriali che investano sulle rinnovabili”, sono invece le parole di Maurizio Landini, Segretario generale della Cgil, in un’intervista al Corriere della Sera. Il Direttore generale della Confiap, Giovanni Centrella, come riporta Adnkronos, evidenzia intanto che “sarebbe il caso che qualcuno inizi a pensare a come fermare la crisi economica che investe il ceto medio”, anche perché “senza un progetto serio per rilanciare la crescita degli stipendi e delle pensioni, senza una forte iniziativa volta a creare nuovi posti lavoro, tutto può accadere”.

LE PRIORITÀ DEL CENTRODESTRA

Sabato si è tenuto ad Arcore un vertice dei leader del centrodestra e, come riporta Ansa, fonti della Lega hanno spiegato che “le priorità del partito di Matteo Salvini sono la difesa degli stipendi, delle pensioni e del lavoro degli italiani, partendo da un Decreto ferma-bollette che, visti i ritardi europei, non può più essere rinviato”. Il centrodestra incassa intanto la critica della senatrice M5s Mariolina Castellone, che, intervistata da fanpage.it, spiega che su tasse e pensioni “fa le stesse promesse che faceva negli anni ’90, e poi negli anni 2000. Ma in realtà la destra al governo è la destra dei tagli alla sanità pubblica, è la destra dei tagli alla scuola pubblica”. Inoltre, l’economista Stefano Micossi, interpellato da formiche.net dà ragione al Presidente di Confindustria: Bonomi ha detto bene, una delle più belle uscite di sempre. Non mi pare il caso di fare interventi per tornare indietro sulla Fornero o che disarticolano il sistema fiscale”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TRIDICO

Come riporta Ansa, intervenendo nel programma di Tv2000 “Pani e pesci”, Pasquale Tridico ha detto: “Margini di manovra sulle pensioni? Il costo delle pensioni sullo Stato aumenterà di 23 miliardi nel 2023 per via della perequazione e dell’inflazione”. Quest’ultima, infatti, “è cresciuta dell’8% e ciò determina un esborso molto importante sulla finanza pubblica per tamponare il costo dell’inflazione. Questo assorbe molte delle risorse. Io non voglio intervenire sulle scelte politiche perché sono politiche e non tecniche. Dico soltanto di tenere presente che questa cosa succederà”. Dunque non ci sarebbero molti margini di manovra per immaginare interventi di riforma delle pensioni particolarmente graditi ai sindacati. Ma anche nel centrodestra potrebbero esserci problemi.

L’ANALISI DI CAZZOLA

Giuliano Cazzola, intervenendo su startmag.it, spiega infatti che “è difficile che il nuovo governo passi la mano di fronte a un piatto che includa il gettone delle pensioni. Ma, anche volendo onorare gli impegni assunti in campagna elettorale, non sarà un’impresa facile. Si parla di una manovra da 40 miliardi, di cui almeno 35 miliardi sono vincolati al rifinanziamento delle misure di sostegno e di aiuti varati dal governo Draghi. Poi si renderà necessario un ulteriore intervento sul caro energia per le famiglie e le imprese. Un’ulteriore variabile imprevista riguarda l’incidenza dell’inflazione anche sulla spesa pubblica, in particolare sulle prestazioni monetarie. Il primo problema riguarda la rivalutazione automatica delle pensioni nei termini già previsti dalle leggi vigenti”.

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