RIFORMA PENSIONI, L’ANTICIPO DELLA RIVALUTAZIONE
Secondo quanto riporta Repubblica, l’anticipo della rivalutazione delle pensioni che sarà introdotta con il Decreto aiuti-bis “potrebbe riguardare una platea limitata dei pensionati, quelli cioè che hanno ricevuto il bonus da 200 euro e dunque sotto i 35 mila euro di reddito lordo all’anno: sono 13 milioni e 780 mila”. Nell’articolo di Valentina Conte viene ricordato che non esiste un precedente nella storia della Repubblica di una misura di riforma delle pensioni che abbia portato a un anticipo dell’indicizzazione degli assegni che di norma scatta il 1° gennaio “in base a un valore dell’inflazione stabilito da un decreto ministeriale di solito a novembre e poi aggiornato a conguaglio nell’anno successivo, se ci sono scostamenti”.
I DUBBI SUL COSTO DELL’OPERAZIONE
Stando al quotidiano romano, l’indicizzazione anticipata avverrebbe sulla base dell’Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati “dei primi sei mesi di quest’anno e pari al 5,3%. Questo significa che una pensione da 20 mila euro lordi annui – che in base agli ‘scaglioni Prodi’ rivaluta al 100% l’inflazione, cioè la recupera tutta – potrebbe incassare 352 euro lordi (264 euro netti) se l’anticipo vale per quattro mesi. Oppure 528 euro lordi (396 euro netti) se vale per sei mesi. Un’operazione che risulterebbe però molto costosa, di sicuro sopra quanto speso dallo Stato per i 200 euro ai pensionati: 2 miliardi e 740 mila euro”. Quindi bisognerà capire quanti mesi far valere la rivalutazione anticipata e se al 100% per tutti o con una percentuale più bassa al crescere dell’importo base dell’assegno.
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