RIFORMA PENSIONI, I DATI DELLA CGIA DI MESTRE
L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha evidenziato che tra il 2023 e il 2027 andranno in pensione 2,7 milioni di lavoratori, di cui 1,4 milioni tra quelli dipendenti del settore privato “e oltre 670 mila ciascuno il pubblico impiego e il mondo del lavoro autonomo”. Tuttavia, a livello di incidenza della domanda sostitutiva sul totale del fabbisogno occupazionale (stimato in 3,8 milioni di addetti nei prossimi cinque anni) “in ciascuna delle tre posizioni professionali analizzate (dipendenti privati, dipendenti pubblici e indipendenti), il valore più elevato, pari al 91,6 per cento del totale, riguarderà il pubblico impiego”. Una conferma, questa, di dati e ricerche che erano state già svolte negli ultimi anni.
I SETTORI PIÙ INTERESSATI
A livello di “filiere produttive/economiche più interessate dall’esodo degli occupati verso la pensione, in termini assoluti scorgiamo la salute (331.500 addetti), attività immobiliari, noleggio/leasing, vigilanza/investigazione, gli altri servizi pubblici e privati (pulizia, giardinaggio e pubblica amministrazione che non include la sanità, l’assistenza sociale e l’istruzione) (419.800) e, in particolar modo, il commercio e il turismo (484.500)”, aggiunge la Cgia di Mestre, secondo cui a livello regionale “l’incidenza percentuale della domanda sostitutiva sul fabbisogno occupazionale totale interesserà, in particolare, il Veneto (73,4 per cento), il Molise (78,5 per cento), il Piemonte/Valle d’Aosta (82 per cento), l’Abruzzo (82,5 per cento) e la Liguria (85,5 per cento). La regione d’Italia più investita da questo fenomeno sarà la Basilicata (88,3 per cento)”.
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