LE PAROLE DI BERLUSCONI
Silvio Berlusconi, intervistato da Newsmediaset, torna sulla proposta di varare una proposta di riforma delle pensioni per aumentare le minime a 1000 euro al mese: “Dobbiamo aumentare le pensioni per gli anziani. Con la legge di bilancio abbiamo cominciato dando 600 euro per gli over 75. Ora dobbiamo andare avanti anno per anno, affinché alla fine della legislatura la pensione minima arrivi ai promessi mille euro”, ha detto l’ex Premier, secondo cui “occorre anche “provvedere e dare un’opportunità di lavoro ai giovani con la defiscalizzazione e la decontribuzione delle nuove assunzioni affinché il costo per l’impresa arrivi ad essere pari allo stipendio del nuovo assunto”. Di fatto, quindi, il leader di Forza Italia sembra non curarsi delle critiche aperte di Alberto Brambilla, Presidente di Itinerari Previdenziali, proprio su queste due proposte degli azzurri, che ritiene troppo onerose per i conti dell’Inps, che a quel punto dovrebbero essere supportati da fondi pubblici che verrebbero sottratti inevitabilmente ad altre voci o finirebbero per aumentare il già elevato debito pubblico.
LE PAROLE DI MARCEGAGLIA
Intervistata da Repubblica, Emma Marcegaglia ha parlato anche del problema dei salari reali italiani in continuo calo. “Prima del 2008 – ha detto l’ex Presidente di Confindustria – c’era un problema di produttività serio anche nell’industria, ora l’abbiamo soprattutto nei servizi e nella Pa. Ma dobbiamo anche considerare che siamo il terzo Paese Ocse con il più alto cuneo fiscale: al 46,5%. Non può essere, per fare un esempio, che un dirigente prende 100 e all’azienda costa 300. Se continuiamo solo a intervenire sulle pensioni e non riformiamo il lavoro, non risolviamo il problema. Anche perché le varie Quote – 100, 102, 103 – non hanno funzionato come turnover, come leva per il ricambio dei giovani”. Come riporta il sito del Tempo, invece, Elsa Fornero, ospite di In onda, la trasmissione di La7, ha ricordato che la riforma delle pensioni che porta il suo nome “era strutturale ma invece di essere migliorata è stata disfatta” e che “hanno cercato di demolire la riforma, ma è ancora lì”.
LA NOTA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
Come si apprende da primalariviera.it e da saturnonotizie.it, Rifondazione Comunista critica la decisione dei consigli regionali di Liguria e Umbria di aumentare i vitalizi (addirittura del 12% nel primo caso). “Chi ha votato questo ennesimo regalo a chi è già privilegiato, ha dimenticato che da circa trent’anni un orrendo accordo governo/padronato/sindacati ha cancellato la scala mobile, cioè il parziale adeguamento di salari e pensioni all’aumento del costo della vita, che l’inflazione al 12% sta peggiorando le condizioni di vita di gran parte della popolazione, che gli indici di povertà assoluta e relativa riguardano aree e settori sempre più ampi del nostro Paese”, fanno presente i segretari nazionale e regionale ligure Maurizio Acerbo e Sergio Dalmasso. Il Segretario della Cgil di Siena, Fabio Seggiani, come riporta radiosienatv.it, evidenzia invece la necessità di riqualificare “salari e pensioni”, altrimenti “rischiamo con quest’inflazione di aggiungere una nuova terza mensilità persa”.
I NUOVI INTERESSI PER I RITARDI NEI PAGAMENTI INPS
Come ricorda pensionioggi.it, “con il nuovo anno salgono gli interessi legali dovuti per il ritardo nei pagamenti dei contributi all’Inps. Dal 1° gennaio 2023, infatti, il saggio degli interessi legali, fissato all’1,25% dal 1° gennaio 2022, sale al 5%. Lo certifica l’Inps nella Circolare n. 2/2023” che è stata diffusa in questi primi giorni dell’anno “in seguito del Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 13 Dicembre 2022 pubblicato in Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 292 del 15 dicembre 2022)”. Questo vuol dire che nel 2023 saranno “più salate le sanzioni dovute sui contributi previdenziali versati in ritardo da imprese e lavoratori e gli interessi sulle pensioni, prestazioni ed indennità corrisposte dall’Inps ai diretti interessati in ritardo rispetto alla prima data utile di decorrenza”. Come viene ricordato, “l’ultima modifica del tasso si è registrata alla fine del 2021 quando il Ministero dell’Economia fissò, in riferimento all’anno 2022, il tasso di interesse in misura pari all’1,25%”.
RIFORMA PENSIONI, LE DATE CHIAVE DOPO LA MANOVRA
Il Sole 24 Ore ha dedicato ieri alcuni articoli di approfondimento alle misure di riforma delle pensioni contenute nella Legge di bilancio. Come noto, Opzione donna è stata prorogata, ma con dei cambiamenti stringenti sui requisiti di accesso. Resta invece confermato che “tra la maturazione del diritto e la decorrenza della pensione devono trascorrere 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 per quelle che hanno contributi anche o solo come autonome”. Le lavoratrici del comparto scuola e Afam dovranno presentare domanda di cessazione del rapporto di lavoro entro il 28 febbraio. Il quotidiano di Confindustria ricorda anche che l’assegno sociale passa da 469,03 a 503,27 euro lordi mensili, mentre la pensione sociale da 386,54 a 414,76 euro lordi mensili.
GLI ESCLUSI DA QUOTA 103
Per quanto riguarda Quota 103, essa “non si applica al personale militare delle Forze armate, al personale delle Forze di polizia e di polizia penitenziaria, nonché al personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e al personale del Corpo della Guardia di finanza”. Per tali settori è “attesa la speciale disciplina regolatrice”. Rispetto all’Ape sociale, la domanda di certificazione dei requisiti andrà presentata “all’Inps in via telematica entro il 31 marzo prossimo oppure, in deroga, entro il 15 luglio 2023. Resta fermo che le domande presentate oltre tale termine ma non oltre il 30 novembre 2023 saranno prese in considerazione solo se al termine del monitoraggio dovessero risultare delle somme residue”.
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